Lorenzo Fioramonti (foto LaPresse)

L'assist di Fioramonti a Salvini sul crocifisso nelle scuole

Le parole del ministro irritano la chiesa: "Lede la sensibilità degli italiani”, dice l'arcivescovo di Monreale. Ma l'idea di rimuovere il simbolo religioso dalle aule non piace né all'opposizione né al Pd

Il ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti, ha riproposto l’idea di rimuovere il crocifisso dalle aule scolastiche, suscitando così le critiche della chiesa e della politica. "Togliere il crocifisso dalle aule delle nostre scuole darebbe solo manforte a Salvini. L'ex ministro dell'Interno, farebbe una battaglia contro il governo che, oltre ad aumentare le tasse, lede anche la sensibilità di buona parte degli italiani”, ha avvertito Michele Pennisi, arcivescovo di Monreale. "Quella di Fioramonti non mi sembra una proposta molto popolare – ha aggiunto l’arcivescovo – e non credo che l'istruzione possa migliorare togliendo il crocifisso. Per la gente è un simbolo importante". Pennisi ha anche ricordato la sentenza del Consiglio di stato del 2006, quella in cui si ribadiva che il crocifisso, oltre a essere un simbolo religioso, è anche un simbolo della cultura italiana. “È il valore di una sofferenza portata per amore e che non può creare fastidio a nessuno”, ha aggiunto il prelato.

  

 

In effetti, la proposta di Fioramonti – che ha detto di volere rimuovere anche la foto del presidente della Repubblica dalle aule – ha subito stimolato la retorica del leader della Lega, Matteo Salvini. "La nostra cultura, la nostra identità, la nostra storia, in ogni ufficio comunale un crocifisso e guai a chi lo tocca. Soprattutto in una terra come l'Umbria. Ieri sono stato a Cascia e a Norcia e vagli a dire non ci piacciono più Santa Rita e San Benedetto”, ha detto l’ex ministro parlando in un comizio ad Attigliano, in provincia di Terni. "Prima l'idea di tassare merendine e bibite, adesso l'idea di togliere i crocifissi dalle aule: ma questo è un ministro o un comico?”, ha aggiunto Salvini in una diretta Facebook.

  

 

Le critiche a Fioramonti arrivano da tutti gli schieramenti del Parlamento, sia dall’opposizione sia dalla maggioranza rossogialla. Il centrodestra contesta sia l’idea di fondo del ministro – “credo in una scuola laica, ritengo che le scuole debbano essere laiche e permettere a tutte le culture di esprimersi non esporre un simbolo in particolare”, aveva detto il ministro – sia l’opportunità politica. Per la senatrice di Forza Italia Licia Renzulli, “la cosa più grave non è che per un ruolo così delicato sia stata scelta una persona malata di protagonismo, ma che in sol colpo, con la scusa della laicità, il ministro presta il fianco delle istituzioni a chi da anni va all'attacco dei simboli della nostra cultura in nome della tolleranza senza limiti, in omaggio al buonismo che ha già fallito ovunque sia stato sperimentato. Non è solo il 'Nuovo Toninelli', ma, a questo punto, il cavallo di Troia dentro al governo di chi vuol cancellare la nostra cultura e la nostra storia. Il crocifisso non si tocca!”.

 

 

Ma anche nel Pd l’idea di Fioramonti è stata accolta con freddezza. La deputata Debora Serracchiani ha ricordato come il tema del crocifisso non sia prioritario per la scuola italiana e che sollevare la discussione rischia di essere controproducente per la maggioranza al governo: “Non ricominciamo polemiche inutili sul crocifisso e non apriamone di nuove sulla foto di Mattarella. Ci sono troppi problemi da risolvere nella scuola per andare a ingolfarsi in un dibattito di principio che abbiamo già visto". Per Serracchiani "questo governo ha già sul tavolo questioni molto concrete da affrontare. Credo si debba evitare di offrire munizioni all'artiglieria della destra – ha aggiunto la parlamentare – sollevando questioni su cui il buon senso consiglia di non andare a dividere i cittadini".