Virginia Raggi (foto LaPresse)

I grillini contro la Raggi sullo stadio della Roma: “L'avevamo detto”

Gianluca De Rosa

Parlano Grancio e Sanvitto. Espulsi o esiliati “ma avevamo ragione noi”

Roma. “Esca dal Movimento cinque stelle, non ha mai dato nessun contributo al grande lavoro svolto dal nostro gruppo consiliare. Assenteista in Aula e in commissione, spesso aggressiva. E’ tutto meno quello che dovrebbe rappresentare un consigliere del M5s”. Con queste parole lo scorso marzo Paolo Ferrara, capogruppo grillino in Campidoglio apostrofava Cristina Grancio, la grillina dissidente espulsa dal gruppo capitolino del Movimento perché contraria al nuovo progetto dello stadio della Roma. Oggi, per la regola del contrappasso, lui è indagato in merito alle vicende di corruzione intorno allo stadio, e costretto ad autosospendersi dal quello stesso gruppo da cui Grancio fu cacciata. Lei con amara soddisfazione dice: “Avevo ragione, ma non mi aspettavo si arrivasse fino a questo punto. Sentivo intorno a me un clima di violenza psicologica esorbitante rispetto a quello che chiedevo durante le commissioni e le riunioni di maggioranza, un accanimento ingiustificato che non comprendevo. Oggi forse l’ho capito. E’ una soddisfazione amara, soprattutto per la città”. E subito dopo Grancio tira un fendente anche ai vertici grillini, attaccando Alfonso Bonafede e Riccardo Fraccaro, ex ‘badanti’ della sindaca e oggi ministri: “Lanzalone arrivò con loro”. Infine, l’affondo alla Raggi: “Quando venne chiesto all’avvocatura capitolina il parere sulla possibilità di revocare in autotutela la delibera di Marino, prima dell’accordo sul nuovo progetto, la sindaca decise di secretarlo e questo mi insospettì perché ci sono 48 consiglieri che hanno il diritto e il dovere di votare in piena coscienza”.

 

L’ex grillina non è l’unica a vedere in questa indagine una sorta di rivalsa. Insieme a lei ci sono tutti quei gruppi e gruppetti che hanno continuato a contestare lo stadio anche dopo l’approvazione del nuovo progetto. Non solo Paolo Berdini che disse “Si tratta della più grande opera speculativa di Europa”, ma anche il vecchio tavolo dell’Urbanistica dei 5 stelle romani che fa riferimento all’architetto Francesco Sanvitto che proprio tre giorni fa aveva inviato ben 21 osservazioni al dipartimento programmazione e attuazione urbanistica del comune. Anche Stefano Fassina, deputato di Leu e consigliere comunale di Sinistra per Roma si leva qualche sassolino dalla scarpa: “Per noi, si è colpevoli soltanto dopo condanna definitiva. Tuttavia, le indagini in corso vertono sui nodi che abbiamo individuato da subito: la seconda versione del progetto nasceva viziata sia sul piano delle procedure urbanistiche adottate si a sul piano dell’interesse della città, ancora una volta sacrificato a interessi particolari finanziari e immobiliari”.

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