Virginia Raggi (foto LaPresse)

Ma la Raggi…

Redazione

E’ il momento di difendere quel garantismo che i Cinque stelle ignorano

Le collusioni e le presunte corruzioni che hanno inquinato la trattativa per la modifica del progetto per il nuovo stadio romano hanno spinto molti a chiedere le dimissioni della giunta di Virginia Raggi. Una giunta che ha già manifestato la sua incapacità di affrontare temi amministrativi cruciali, a cominciare dalla raccolta dei rifiuti della manutenzione viaria. Ma il giudizio spetta ai cittadini romani, che già hanno mostrato sintomi di disaffezione nelle votazioni dei municipi, e non alla magistratura, che deve invece perseguire reati personali. Il giudizio politico deve essere separato da quello giudiziario. Si tratta di un principio di garantismo, ma non solo di questo.

 

La giunta capitolina deve rispondere alla cittadinanza, secondo i meccanismi della democrazia, e alla magistratura per eventuali responsabilità penali e civili. Se si confondono i piani si cancella il ruolo primario della sovranità popolare. Sergio Rizzo su Repubblica parla di “responsabilità oggettiva”, con un ragionamento suggestivo: a Roma si è dimostrata la collusione tra palazzinari ed esponenti del potere amministrativo, quindi la promessa palingenesi legalitaria è fallita e Virginia Raggi deve trarne le conseguenze. Deve pagare politicamente un fallimento politico, questo è indubitabile. Ma nei confronti di chi deve pagare? Dei magistrati dell’accusa e della stampa che li sostiene, o dei suoi elettori? Se per i ruoli cruciali dell’amministrazione capitolina sono state scelte persone che non meritavano fiducia – forse individui imposti dai vertici del Movimento 5 stelle – esiste una responsabilità politica pesante e grave, di cui l’amministrazione deve rispondere ai cittadini. Ma non è un reato.

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