Il celebre drammaturgo norvegese, dopo un fallimento professionale a Christiania, decide di lasciare la Norvegia per cercare nuove ispirazioni e rigenerare la sua creatività. Ed ecco che sbarca in Italia, dove rinasce grazie a Bernini e Michelangelo
Dopo il doloroso fallimento dell’esperienza di direttore del teatro di Christiania, il grande drammaturgo Henrik Ibsen, tanto amato quanto avversato nella sua patria Norvegia, comprese che era per lui necessario abbandonare il paese scandinavo e sperimentare nuovi ambienti. Per trarne ispirazione, certo, ma soprattutto per riappropriarsi della dimensione creativa e della sua stessa esistenza. La disillusione non riguardava, infatti, soltanto il fallimento artistico e professionale ma l’atteggiamento generale che pervadeva la società norvegese: una frenesia industriale, commerciale ed economica, che portò Ibsen a rilevare, con dolente e sconsolata presa di coscienza che “il mio figlioletto non apparterrà mai a un popolo la cui aspirazione è diventare inglesi invece che esseri umani”.
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