Don Giovanni Minzoni, il fascismo e i nuovi slogan socialisti

Camillo Langone

Per la prima volta sono passato da Argenta e subito sono andato davanti alla sua tomba in Duomo. Quanta ironia e intelligenza nelle sue parole

Don Giovanni Minzoni, sacerdote e martire, per la prima volta sono passato da Argenta e subito sono andato davanti alla tua tomba in Duomo. Mi sono anche un po’ informato sulla tua vita prima dell’agguato squadrista. Ho scoperto che durante la prima guerra mondiale fosti un eroico combattente, al punto da meritare una medaglia al valore. Con simili trascorsi, i fascisti non si capacitavano della tua avversione nei loro confronti. Quando ti chiesero di entrare nelle camicie nere rifiutasti con una motivazione formidabile: troppi ex comunisti, dicesti. Forse c’era ironia nelle tue parole, di sicuro c’era intelligenza, quasi preveggenza. Sapevi già che “comunisti, nazisti e fascisti erano tutti collettivisti e si rifacevano tutti a slogan socialisti” (Kenneth Minogue, 2010). Don Minzoni, oggi sono in pochi a dichiararsi esplicitamente comunisti, nazisti o fascisti, eppure nei parlamenti e nelle piazze ci sono quasi solo collettivisti che si rifanno a slogan socialisti. Ma nessuno li chiama socialisti… Oltre che materialmente oppressi siamo, rispetto ai tuoi tempi, tanto intellettualmente deperiti che ai nemici della libertà non sappiamo più nemmeno dare un nome. Pensare che nel Vangelo è scritto due volte (Marco 5,9, Luca 8,30): il loro nome è Legione.

  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).