Gli articoli del Foglio
Il dibattito sull'egemonia culturale italiana
Il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano ha annunciato di voler apporre una targa in memoria di Antonio Gramsci sulla clinica Quisisana di Roma in quanto lo considera un attore fondamentale dell’ideologia italiana
Mercoledì scorso, sul Corriere della Sera, il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano ha annunciato di voler apporre una targa in memoria di Antonio Gramsci sulla clinica Quisisana di Roma, dov’è morto, dopo la galera fascista. Il motivo è legato al fatto che, secondo lui, il politico e filosofo italiano appartenente al partito comunista e arrestato dal regime fascista sia stato "attore fondamentale dell’ideologia italiana". Secondo Sangiuliano, Gramsci ha corretto il marxismo classico, lo ha aperto al popolo nazione, ha messo in campo una “coscienza contemporanea” e non è dunque un errore considerarlo vicino al pensiero di un intellettuale non progressista come Benedetto Croce. La tesi è suggestiva, così come è suggestiva l’idea di fare del povero Tolkien un mito fondativo della cultura conservatrice di destra.
Il tema sollevato dal ministro ha aperto il dibattito sul significato dell'egemonia italiana ma ha aperto a quello che è un dramma del nostro governo, cioè l’assoluta incapacità di occuparsi di egemonia italiana nel mondo. Qui potete leggere l'articolo del direttore Claudio Cerasa.
Alle parole del direttore ha risposto il diretto interessato, cioè il ministro della Cultura, attraverso una lettera nella quale spiega come alla cultura italiana, oggi, manchi un brand. "Per costruire un'egemonia italiana, fatta di secoli di storia, arte, letteratura, musica, stiamo lavorando alla costruzione di un nuovo immaginario positivo italiano nel mondo. E in prima linea in quest’opera si sta impegnando, con grande capacità e risultati eccellenti, il presidente del Consiglio Giorgia Meloni" ci ha scritto.
Resta però da chiedersi come mai l'idea di attribuire una targa ad Antonio Gramasci sia partita da quei partiti che si richiamano alle ideologie, o all'egemonia culturale, del filosofo e politico. Franco Lo Piparo ha provato a dare qualche risposta a questa domanda.
A maggior ragione perché, come ha spiegato il pensatore e scrittore Marcello Veneziani a Nicola Mirenzi, uno dei più grandi esponenti del pensiero conservatore italiano, Gramsci non rientra in quella che è la categoria definibile nella destra: "Condivido l’idea di riconoscere la grande statura intellettuale di Gramsci, nutrendo rispetto e pietà per la sua vicenda umana. Ma nel filone dell’‘ideologia italiana’ come lo avevo delineato io, Gramsci è fuori posto".
Per approfondire
L'editoriale del direttore