Silvio Berlusconi a Venezia (LaPresse)

Basta disastri, forza futuro. L'Italia del Cav.

Claudio Cerasa

Venezia e l’Ilva, due vittime dello statalismo. Sovranismo ed Europa, due sfide che richiedono un centrodestra liberale. L’euro è sicuro, il proporzionale forse, e su Salvini garantisco io. Balotelli? No al razzismo. Intervista con Berlusconi

La lezione di Venezia e il dramma dell’Ilva. La pericolosità del nazionalismo e i guai dell’Europa. L’ideologia della decrescita e i nuovi virus del giustizialismo. E poi Israele, i processi, il razzismo e anche Mario Balotelli. Abbiamo conversato a lungo ieri con Silvio Berlusconi, ex presidente del Consiglio, parlamentare europeo, numero uno di Forza Italia, e nel corso della nostra chiacchierata abbiamo provato a capire qualcosa di più sul suo rapporto con Salvini, sul futuro del suo partito, sulla ricerca di un erede e sui guai a volte ereditati e altre volte innescati da questo governo.

  

La nostra conversazione con il Cav. parte da Venezia e Berlusconi spiega perché è rimasto colpito dalle scene viste al di qua della laguna: “Sono stato giovedì a Venezia per rendermi conto di persona della situazione. Fa male al cuore vedere tanta bellezza messa a repentaglio, constatare i disagi e le sofferenze degli abitanti e di chi ci lavora, rendersi tangibilmente conto della fragilità di una città unica al mondo. Venezia è davvero un patrimonio dell’umanità e io chiederò ai miei colleghi in Europa e anche negli altri continenti di fare qualcosa per aiutare i veneziani. Il maggiore impegno però riguarda il governo italiano, che deve stanziare subito tutte le risorse necessarie: su questo devo dare atto che l’immediata calendarizzazione della nostra mozione parlamentare è un segnale positivo che ho apprezzato. Su Venezia non ci si può dividere, non si può fare polemica politica: è un gioiello troppo importante che oggi è in pericolo. Per questo è davvero sconcertante che un’opera fondamentale come il Mose – di cui rivendico l’assoluta validità – sia ferma da molti anni. Bisogna trovare non solo le risorse ma anche le procedure per completarlo e metterlo in funzione in tempi brevissimi. Non voglio entrare nel merito delle vicende giudiziarie che si sono susseguite: in nessun caso però esse possono diventare un alibi perché i lavori non finiscano mai, nonostante tutti i soldi spesi, nonostante il disperato bisogno della città di trovare una soluzione. Si sarebbero potuti fare i processi, se del caso, e nel contempo continuare a lavorare, con una gestione diversa. Così avrebbe agito chi avesse a cuore gli interessi dei veneziani, che dal canto loro oggi, ancora una volta, nella disgrazia, stanno dando una prova di compostezza, di senso civico, di amore per la loro città che merita assoluta ammirazione. Per tutti, voglio esprimere il mio apprezzamento al primo cittadino, al sindaco Brugnaro, che sta lavorando bene e senza sosta per salvare la sua città”.

  

La storia del Mose, facciamo notare a Berlusconi, ricorda per molti versi la storia dell’Ilva, e chiediamo all’ex premier che cosa ci dice il disastro di Taranto su questa maggioranza di governo. “Ci dice quello che purtroppo già sapevamo: dal governo più a sinistra della storia della Repubblica non potevamo aspettare altro se non una politica anti industriale, e quindi nemica dello sviluppo, della crescita, dell’occupazione. Credono ancora che i problemi ambientali si risolvano chiudendo le fabbriche. Questo è tipico del dilettantismo e della confusione culturale dei Cinque stelle, che il Pd condivide oppure subisce per attaccamento al potere, per non consentire agli italiani di votare. Ora ne pagheremo tutti il prezzo, i cittadini di Taranto prima degli altri, ma anche gli altri italiani, se davvero lo stato interverrà con soldi pubblici. Nel XXI secolo sentir parlare ancora di nazionalizzazioni è un ritorno al passato incredibile, vergognoso, sconcertante”.

  

La vicenda legata all’Ilva non è però forse anche la dimostrazione di una patologia che riguarda il nostro paese e che è legata al dramma di avere una grande convergenza tra magistratura ideologizzata e ambientalismo anti industriale? “La magistratura ideologizzata è solo una minoranza fra i magistrati – questo voglio sottolinearlo – ma costituisce un cancro che erode la nostra democrazia, perché contraddice i princìpi fondamentali dello stato di diritto, la separazione dei poteri e la terzietà dei giudizi. Nel caso di Taranto però obiettivamente le maggiori colpe sono della politica: abbiamo al governo partiti che teorizzano la decrescita, che non riescono a capire che ambiente, sviluppo, tecnologia sono alleati e non nemici fra loro. Questo ovviamente ha messo in fuga gli investitori stranieri”.

   

Il Cav. parla di futuro, e se si parla di futuro con il Cav. non può non venire in mente di ragionare sul futuro del suo partito. Recentemente Berlusconi ha annunciato la nascita di un movimento politico attraverso il quale, sono sue parole, sarà possibile individuare un successore. Chiediamo allora: ma è così sicuro che ci sia spazio politico per un’Altra Italia? “L’Altra Italia – dice il Cav. – si pone obiettivi decisamente diversi e più ambiziosi rispetto all’individuazione di un mio successore. Lo spazio politico per l’altra Italia sono quegli italiani che non vanno a votare perché delusi dalla politica, ma si definiscono liberali, cattolici, moderati, conservatori. Sa quanti sono? Secondo i sondaggi, 7 milioni. Se si fossero presentati alle elezioni, sarebbero il secondo partito italiano. Sommandoli ai voti di Forza Italia, potremmo teoricamente competere per essere il primo. Ovviamente questo è un paradosso, ma è inconcepibile che un’area così vasta dell’opinione pubblica non abbia rappresentanza politica, anche perché si tratta dell’Italia più sana, più onesta, più seria, più produttiva. Lo scopo dell’Altra Italia è ridare cittadinanza nella vita pubblica a questa parte nel nostro paese, non è certo archiviare Forza Italia, che al contrario stiamo rilanciando, né trovare un successore a Berlusconi, che è vivo e – come vede – in buona forma. Ciò non esclude che da un più vasto coinvolgimento della società civile, degli amministratori locali, delle esperienze civiche possano emergere figure di rilievo che – a fianco di chi già ha responsabilità politiche dirette – assumeranno un ruolo sempre più importante. Uno o una di loro al momento opportuno assumerà la funzione di leader”.

  

Perché, presidente, avrebbe torto Mara Carfagna quando dice che Forza Italia ha in qualche modo ceduto terreno e spazio ai sovranisti? “Mara è da molto tempo uno dei massimi dirigenti di Forza Italia. La stimo e la apprezzo anche perché con le sue capacità, la sua serietà e il suo impegno ha saputo superare ed annientare odiosi stereotipi anti femminili alimentati dalla sinistra contro di lei. La considero una risorsa per il nostro futuro. Quello che non capisco di lei non sono le posizioni critiche – del tutto legittime in un grande partito liberale come il nostro – ma piuttosto il fatto di esprimerle attraverso giornali e agenzie di stampa invece che nei luoghi decisionali di Forza Italia ai quali l’ho tante volte invitata a far parte. Questo ha autorizzato, immagino al di là delle sue intenzioni, i commentatori a noi ostili a parlare addirittura di scissione, a raffigurare una Forza Italia appiattita sulle posizioni sovraniste fino al punto da rendere necessario un altro contenitore politico che rappresenti i moderati. Questa è un’assurda strumentalizzazione e un profondo travisamento della nostra realtà e della nostra storia. Da venticinque anni noi siamo – io personalmente sono – il solo coerente difensore delle idee liberali in economia, in politica internazionale, nelle questioni di giustizia. Siamo parte di una coalizione di centrodestra che abbiamo fatto nascere noi e che rappresenta la maggioranza degli italiani: una coalizione per essere vincente e per poter governare deve vedere a fianco della destra sovranista un centro liberale, cristiano, riformatore che noi rappresentiamo. Siamo alleati ma distinti per idee, cultura, linguaggio. Siamo invece radicalmente alternativi alla sinistra, a qualsiasi sinistra, Renzi compreso. Su questa impostazione mi pare che nessuno in Forza Italia sia in dissenso, per questo mi addolorano le polemiche giornalistiche”.

  

Anche lei è convinto che il Partito democratico stia diventando la sesta stella del Movimento 5 stelle? “Dall’Urss alla Corea del nord, nell’album di famiglia del Pd la stella, insieme alla falce e martello, riporta ai simboli del passato più inquietante. Mi auguro siano vaccinati. E poi oggi sarebbe una stella cadente, quella dei comunisti da salotto a fianco dei comunisti da strada del Movimento cinque stelle”.

   

A proposito di nuove geometrie politiche. Nei prossimi mesi il Parlamento dovrà decidere, o quantomeno provare a decidere, quale sistema elettorale adottare per il futuro. Forza Italia è da molto tempo, non da sempre, a favore di un sistema proporzionale. Lo è ancora oggi? “I sistemi elettorali non sono dogmi, sono semplicemente il migliore strumento per tradurre i voti in seggi. Quindi in momenti storici o situazioni politiche diverse possono essere utili sistemi diversi. Io oggi credo che la legge elettorale dovrebbe garantire la governabilità, rinsaldando la coalizione capace di vincere le elezioni e salvaguardando all’interno delle coalizioni la rappresentanza proporzionale”.

    

Lei pensa che il governo Conte sia l’ultimo governo della legislatura? Sappiamo che lo spera, ma conoscendo bene gli ingranaggi della politica possiamo dire che sarà difficile andare a votare prima della scelta del prossimo presidente della Repubblica? “Ho anch’io questo timore. Chi ha dato vita al governo Conte lo ha fatto proprio per impedire alla maggioranza naturale degli italiani, che è il centrodestra, di andare al governo. Perché dovrebbero cambiare idea ora? Non sono uniti da nulla, se non dalla voglia di conservare il potere. Certo, una serie di sconfitte nelle prossime elezioni regionali, a partire dall’Emilia-Romagna e dalla Calabria, sarà per il governo rossogiallo un avviso di sfratto al quale sarà sempre più difficile resistere”.

  

A proposito di prossimo presidente della Repubblica: ci può dire se un profilo alla Mario Draghi sarebbe quello giusto su cui puntare per dare forza all’Italia? “Il profilo di Draghi lo rende adatto a qualunque incarico, ma ritengo inutile e irrispettoso discutere della successione al presidente Mattarella mentre il capo dello stato sarà ancora in carica per più di due anni e sta svolgendo il suo compito con autorevolezza, prestigio ed equilibrio”.

  

“Salvini ha chiarito più volte che l’ipotesi di uscire dall’euro non esiste. Del resto, di questo siamo garanti noi, perché siamo responsabili nei confronti delle imprese e del risparmio degli italiani. Senza queste garanzie il centrodestra non esisterebbe”

Matteo Salvini, da quando si trova all’opposizione, sembra essere più istituzionale di quando si trovava al governo. Eppure ci sono diversi elementi che caratterizzano il programma della Lega che rendono il salvinismo ambiguo. Uno su tutti è quello legato all’euro. Nel 2017, nella mozione congressuale della Lega, Salvini scrisse: “E’ solo conquistando l’egemonia di governo che potremo rimettere in discussione la moneta unica”. Non è grave che la Lega non abbia chiarito se vuole stare nell’euro oppure no? “Lo sarebbe se fosse vero, ma Salvini ha chiarito più volte che l’ipotesi di uscire dall’euro non esiste. Del resto, di questo siamo garanti noi, perché siamo responsabili nei confronti delle imprese e del risparmio degli italiani. Senza queste garanzie il centrodestra non esisterebbe. La posizione della Lega è chiara: il fatto che al suo interno vi sia qualche singolo esponente che dice cose parzialmente diverse non è la posizione ufficiale del partito, che è quella di Matteo Salvini”.

  

L’Europa, lo sappiamo, è il luogo in cui gli angoli degli estremismi possono essere spesso smussati. Lei si augura che la Lega possa finalmente entrare nel Ppe anche a costo di essere in una posizione critica come lo è il suo amico Orbán? “Il tema dell’ingresso della Lega nel Ppe non è all’ordine del giorno. Ovviamente sarei felicissimo che anche i nostri alleati facessero propria la carta dei valori del Ppe: si tratta di un testo che ho riscritto io, su incarico dei popolari europei, in occasione del congresso di Roma. Sono i valori dell’Europa cristiana e liberale nei quali noi convintamente ci riconosciamo. In questa fase storica, però, la collocazione della Lega resta ben distinta da quella del Ppe, che è la grande famiglia dei cristiani e dei liberali. Direi che l’obiettivo è un altro: rompere lo schema consociativo con la sinistra che finora ha guidato le istituzioni europee e realizzare una nuova maggioranza che unisca i popolari, i liberali, i conservatori e la parte responsabile dei sovranisti, di cui la Lega ovviamente è espressione. E’ la precondizione per cambiare davvero l’Europa e farla ripartire. A Bruxelles sto lavorando proprio per questo”.

  

La storia della commissione Segre è stata utilizzata anche contro Forza Italia, non ha votato a favore della commissione come la Lega, ma ha avuto il merito di rimettere al centro del dibattito pubblico la necessaria lotta contro ogni forma di estremismo. Lei sarebbe favorevole a rilanciare la proposta fatta anni fa da Pannella e riproposta dal Foglio di far entrare in Europa Israele, per far sì che l’Europa possa essere tutta e senza distinguo dalla parte del popolo ebraico? “Sostengo da sempre quest’idea con tutte le mie forze. Israele è una parte d’Europa perché condivide la nostra civiltà, il nostro sistema di valori, il nostro stile di vita, la nostra libertà, le nostre radici. Israele non è solo il paese dei sopravvissuti all’Olocausto, è un popolo che costituisce una delle anime della nostra civiltà. Quello che intendiamo come Europa e come occidente si basa su due grandi fondamenta, quella giudaico-cristiana e quella greco-romana. Come può il paese degli ebrei non farne parte? Ho sempre espresso queste posizioni. Mi sono sempre battuto da premier in Europa per Israele e contro ogni forma di antisemitismo, che considero la più odiosa e la più stupida delle discriminazioni. Il governo di Israele mi ha concesso il grande onore di parlare alla Knesset e di definirmi il migliore amico di Israele fra i premier italiani, mentre grandi organizzazioni ebraiche internazionali, dal Keren Hayesod a Parigi alla Anti Defamation League a New York, me ne hanno dato atto conferendomi pubblici riconoscimenti per il mio impegno contro l’antisemitismo. Per questo le polemiche dopo il voto in Senato – sul quale forse c’è stato un problema di comunicazione – mi hanno ferito profondamente. Noi non avremmo mai votato contro la senatrice Segre, che al contrario consideriamo un simbolo e un esempio per tutti. Siamo i primi ovviamente a condannare la campagna di odio e di minacce di cui è stata oggetto, tanto è vero che una delegazione di Forza Italia ha partecipato lunedì a Milano al presidio di solidarietà davanti al Memoriale della Shoah”.

  

“Il nazionalismo è stato all’origine delle peggiori tragedie del ’900 e ha distrutto l’Europa: va combattuto in tutti i modi”

Mesi fa, ricordiamo al Cav., Papa Francesco ha utilizzato parole dure sul tema del sovranismo. Ha detto: “Il sovranismo è un atteggiamento di isolamento. Sono preoccupato perché si sentono discorsi che assomigliano a quelli di Hitler nel 1934. ‘Prima noi. Noi… noi…’: sono pensieri che fanno paura. Il sovranismo è chiusura. Un paese deve essere sovrano, ma non chiuso. La sovranità va difesa, ma vanno protetti e promossi anche i rapporti con gli altri paesi, con la Comunità europea. Il sovranismo è un’esagerazione che finisce male sempre: porta alle guerre”. Anche Berlusconi è dello stesso avviso?

  

“Io credo che dobbiamo intenderci sul significato di sovranismo, che è un termine ambiguo. Se significa orgoglio della nostra identità, delle nostre radici, della nostra fede religiosa, del nostro stile di vita, delle nostre libertà, che hanno un valore universale, allora il primo sovranista sono io. Se invece è quel nazionalismo che è stato all’origine delle peggiori tragedie del ’900 e ha distrutto il ruolo dell’Europa nel mondo, della guerra mondiale ‘inutile strage’ secondo le parole di Papa Benedetto XV, allora va combattuto in tutti i modi”.

  

In una importante intervista rilasciata all’Economist, facciamo notare a Berlusconi, Emmanuel Macron ha detto che la Nato è in coma cerebrale, che l’articolo 5 dell’Alleanza atlantica sulla mutua difesa è un ferrovecchio, che l’Europa è un mercato senza una politica sovrana e che gli Stati Uniti hanno mollato la loro storica funzione di guida e di protezione e che i poteri autoritari sono destinati a prevalere se le cose non cambiano in tempi certi. Che cosa andrebbe fatto secondo lei per evitare che la Nato e anche l’Europa continuino a essere in uno stato di coma cerebrale?

  

“E’ un tema molto complesso: io credo che l’Alleanza atlantica debba continuare a essere con l’Unione europea l’asse portante della politica estera italiana. Rappresenta quei valori della civiltà occidentale che oggi più che mai devono essere pacificamente affermati e difesi. Tuttavia la Nato deve aggiornare i suoi obiettivi alle mutate condizioni: la sfida non viene più dalla Russia comunista e dal Patto di Varsavia ma piuttosto dall’espansionismo militare ed economico cinese, dall’integralismo islamico, dalle migrazioni incontrollate. L’art. 5 non è un ferrovecchio, ma forse non basta più. E l’Europa deve fare la sua parte dandosi una politica estera e di difesa comune, anche di fronte al diverso modo degli Usa di intendere il loro ruolo nel mondo”.

  

“La prescrizione? Ci batteremo con tutte le nostre forze contro questa follia, indegna della civiltà giuridica dell’Italia”

Non si può però parlare di affidabilità dell’Europa senza prima parlare dell’affidabilità dell’Italia. E quando si parla di affidabilità ovviamente non si può non parlare di giustizia. Il primo gennaio del 2020, ricordiamo al Cav., grazie a una legge approvata dalla maggioranza precedente, compresa la Lega, l’Italia sperimenterà un abominio giuridico: la fine della prescrizione. Forza Italia cercherà in qualche modo di creare una maggioranza alternativa in Parlamento per capire se il Pd ha intenzione o no di accettare questo abominio?

  

“Ci batteremo con tutte le nostre forze contro questa follia, indegna della civiltà giuridica dell’Italia. L’idea che un cittadino possa essere tenuto sotto processo per un tempo indefinito, a discrezione dei giudici, si trova solo nei peggiori incubi di Kafka. Penso che la Lega abbia votato questa norma solo perché costretta dal M5s, e che non la condivida. Quanto al Pd, dovrebbero essere contrari, ma in materia di giustizia abbiamo visto di tutto… purtroppo questo è il governo delle cinque sinistre, non quattro come si dice di solito. Oltre a Pd, Cinque stelle, Leu e Italia viva ne fanno parte le correnti di sinistra dell’Associazione magistrati, i fanatici ideologi del peggiore giustizialismo alla Piercamillo Davigo”.

  

Giorni fa, il magistrato Nino Di Matteo, facciamo notare al Cav., ha sostenuto che “Dell’Utri è stato condannato come intermediario di un patto che ha visto protagonista anche l’allora imprenditore Berlusconi”. Se fosse qui di fronte a lei, cosa direbbe a Nino Di Matteo? “Mi rifiuterei di rivolgere la parola a chi può fare affermazioni così vergognose, lesive del mio onore, della verità storica, del buon senso. Aggiungo per inciso che Dell’Utri è stato condannato avendo come unica colpa quella di essere mio amico”.

  

La nostra conversazione con Berlusconi si conclude qui ma prima di congedarci offriamo al Cav. un assist calcistico che riguarda un ex calciatore del Milan: Mario Balotelli. Il Cav. ha visto come molti le polemiche legate agli episodi di razzismo su Balotelli. Chiediamo allora all’ex presidente del Milan e attuale presidente del Monza che impressione le ha fatto quell’episodio. E’ d’accordo anche lei con chi dice che stiamo diventando un paese sempre più razzista?

  

“Chi fischia un giocatore avversario per il colore della sua pelle non solo è un pessimo tifoso ma si comporta in modo indegno. Una volta quando presiedevo il Milan feci interrompere una partita, ritirando la squadra di fronte alle aggressioni verbali del pubblico contro i nostri giocatori di colore. Non confonderei però il comportamento vergognoso di alcune persone spregevoli con la maggioranza degli italiani, e dei tifosi italiani, che sono persone per bene e non hanno nulla a che fare con questi tristi episodi. L’Italia per fortuna non è un paese razzista, anche se il comportamento irresponsabile dei governi della sinistra, in materia di immigrazione e sicurezza, ha creato il terreno ideale perché questa malapianta possa attecchire anche da noi”.

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.