Matteo Renzi (foto LaPresse)

No Matteo, no (o nì?)

Fabio Massa

Dibattito caldo e doloroso alla Pallacorda, il circolo più renziano di Milano. Che però vuole restare nel Pd

Il citofono continua a suonare, al Circolo della Pallacorda. La sala si riempie all’inverosimile per il dibattito “Il giardino dei sentieri che si biforcano”, organizzato dal più renziano dei circoli milanesi del Pd. Ci sono quelli che amano Renzi, ma che non sanno se seguirlo. A parlare il moderatore Maurizio Carrara, a confrontarsi Lia Quartapelle per il Pd ed Eugenio Comincini per Italia Viva. A fare sintesi, Carlo Cerami. Anzi, qualcosa più di una sintesi, considerato che “il partigiano Cerami” deve spiegare, con 7 chili in meno e parecchi rovelli in più anche perché non esce da un Pd che ha criticato in modo assai aspro ponendosi di frequente in consonanza con le idee di Matteo Renzi. Nel circolo più renziano ci si sarebbe aspettato che Comincini arrivasse a fare proseliti. E invece no, la spaccatura c’è e la voglia di capire è reale. Lo dice chiaro Carrara, e lo ripete Lia Quartapelle: “Vediamo se riusciamo a convincerlo a tornare indietro”. Lui ovviamente dice no, e spiega i suoi motivi. I toni sono assai diversi, più duri, di quelli che ha usato all’Umanitaria nel giorno di presentazione di Italia Viva Milano. “Il Pd di Zingaretti ha disatteso le riforme del passato. Il segretario addirittura ha detto che bisognava chiedere scusa agli elettori per gli errori fatti. Sono state scelte fatte apposta per biforcare i sentieri”. Quartapelle rintuzza: “Dividere il campo rispetto alla necessità di contrastare Salvini è una scelta politicamente sbagliata. Il Pd però ha al suo interno un tentativo di ritorno al passato al quale bisogna resistere”. Fin qui, parole prevedibili. Cerami: “La scelta di Renzi non ha sufficienti ragioni ma la mia critica sul Pd è più forte di quella di Quartapelle. Non c’è abbastanza ragione per aver intrapreso un percorso che dividerà gli elettori: bisogna tornare subito indietro. La scommessa è chiara: se Renzi condivide le posizioni di Macron allora avrà avuto ragione a dire che la scissione non è stata sbagliata. Ma per ora è una competizione sugli stessi elettori”. Caldo, finestre chiuse, corrente zero. Correnti (nel Pd) tante e fortissime. Comincini: “Nel governo si è recuperato il manuale Cencelli. Diciamo la verità: quali correnti sono servite negli ultimi anni ad elaborare un pensiero? Il contributo di Franceschini e di AreaDem qual è stato? Hanno solo piazzato persone qui e là”. Franco Mirabelli non sarà contento. Nessuno in sala difende Franceschini. Cerami sorprende: “Il principale concorrente di Renzi è il M5s, che si colloca come movimento moderato, capeggiato da un premier moderato”. E infine invoca il popolo per il Pd: “Ci hanno fatto passare come il partito delle banche, ma io credo che non possa esistere una sinistra che non appartenga ai ceti popolari. Non possiamo definirci riformisti se ci si dimentichiamo delle parti deboli”. Alla fine qualcuno mormora: “Almeno metà passano”. Una conta o un auspicio?