A Palazzo Marino arriva il dibattito sul nuovo stadio e i politici straparlano

Le sterili perplessità sull'eventuale via libera alla grande opera

I due progetti per il nuovo stadio di Milano sono dello studio Populous e del consorzio Sportium/Manica


Sul nuovo stadio di Inter e Milan a Milano, e contestuale abbattimento del Meazza di proprietà comunale, siamo sempre stati laici: valutare esigenze costi e benefici. E tra i valutatori, affinché il beneficio riguardi tutta la città, abbiamo sempre considerato anche il Comune (che non può certo rimetterci soldi e che deve pensare alla riqualificazione complessiva dell’area) e il Consiglio comunale, che rappresenta la cittadinanza. Ora finalmente i due progetti selezionati dai club sono stati svelati, e saranno sottoposti alla valutazione dei membri di Palazzo Marino. Anche se non è chiarissimo se e con quale meccanismo si arriverà a un verdetto. E per dirla tutta nemmeno quale impatto reale avrà il verdetto. 

 

Ci sono molte “perplessità” sull’eventuale via libera alla grande opera. Ma leggendo certe dichiarazioni viene da dire che la prima perplessità riguarda certi atteggiamenti, e il meccanismo di formazione di certe idee. Ad esempio Carlo Monguzzi, ambientalista che se fosse più giovane sarebbe Greta, ha dichiarato: “E’ una grande speculazione edilizia. A Milano non servono nuovi appartamenti di lusso (l’edilizia residenziale è però esclusa, ndr), né un nuovo centro commerciale (anche se poi crea posti di lavoro?, ndr) tantomeno un nuovo stadio”. E qui, se a giudicare sulla necessità di costruire uno stadio nuovo non possono essere le società, ma debba essere un professionista dell’ambientalismo politico, che di business del calcio evidentemente non sa nulla, siamo oltre il limite dell’accettabile: siamo al populismo edilizio. 

 

  

Non è per niente un caso se sulle stesse posizione di Monguzzi (e di Milly Moratti, e di altri rossoverdi della vecchia guardia) ci sia infatti Matteo Salvini che, per motivi che non è mai riuscito a spiegare compiutamente, considera l’abbattimento del vecchio stadio come uno stupro alla città. Strane convergenze. Poi ci sono tanti boh-ma-però in attesa con tutte le sfumature del caso. Alcune giuste, alcune che lasciano a bocca aperta. Tipo il capogruppo del Pd in Comune, Filippo Barberis, per il quale, riporta il Corriere, bisogna prestare attenzione a tutti i dettagli, “fino alla garanzia di tariffe popolari nel nuovo impianto”.

  

  

Qualcuno, anche di sinistra, gli spieghi che i nuovi stadi si fanno per aumentare i prezzi e guadagnare di più.

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