Il M5s gioca la carte dei tre forni, ma è solo un bluff

Samuele Maccolini

Primo incontro tra la delegazione grillina e quella del Pd. I dem parlano di ostacoli “non insormontabili”. I 5 Stelle però cercano di alzare la posta lasciando intravedere la possibilità di tornare al voto o di riaprire il dialogo con la Lega

La trattativa è ufficialmente iniziata. Questo pomeriggio si è svolto il primo incontro tra le delegazioni del Partito democratico e il Movimento 5 stelle per trovare un accordo sulla base del quale costruire una nuova maggioranza parlamentare. Poco meno di due ore che sono servite, più che altro, per fare il punto della situazione. Assai probabile che da qui a martedì, quando il presidente Sergio Mattarella avvierà il suo secondo giro di consultazioni, le due forze politiche torneranno a incontrarsi. Anche perché, a detta dei capigruppo del M5s che hanno partecipato alla riunione di oggi, il clima è stato “costruttivo”. Certo, non mancano i problemi.

 

Uscendo dall'incontro il vicesegretario dem Andrea Orlando ha spiegato di aver chiesto al M5s che quella con il Pd “sia l'unica interlocuzione”. Una condizione essenziale per proseguire il dialogo e affrontare le questioni programmatiche. Per ora, però, i grillini restano vaghi. Luigi Di Maio alla domanda dei giornalisti “avete chiuso con la Lega?” non ha dato risposta. Mentre Alessandro Di Battista proprio mentre Pd e Cinque Stelle si incontravano alla Camera, ha pubblicato su Facebook un post di apertura verso la Lega: “Ho visto nuove aperture della Lega al Movimento e mi sembra una buona cosa. Soprattutto perché non mi dispiacerebbe un presidente del Consiglio del Movimento 5 Stelle”.

 

Orlando ha comunque detto ai giornalisti che gli ostacoli non sembrano “insormontabili”, compresa la discussione sul taglio del numero dei parlamentari. “C'è un'ampia convergenza sui punti dell'agenda ambientale e sociale”, ha sottolineato il capogruppo dem alla Camera, Graziano Delrio. E mentre il capogruppo M5s, Francesco d'Uva, chiedeva “garanzie sul taglio dei parlamentari”, il Pd, con una nota firmata da Orlando e dai due capigruppo, rispondeva: “Siamo disponibili a votare la legge ma riteniamo che vada accompagnato da garanzie costituzionali e da regole sul funzionamento parlamentare”. L'accordo non sembra così irraggiungibile e potrebbe essere trovato spostando la discussione sulla riforma costituzionale alla fine della legislatura.

 

 

I grillini, però, sembrano giocare su più tavoli per poter ottenere il più possibile da un eventuale accordo con il Pd. Anche  ventilando l'ipotesi di tornare con la Lega o di andare a votare con il primo ministro uscente Giuseppe Conte come candidato.