Jake Gyllenhaal i9n una scena di Source Code, film del 2011 di Duncan Jones

Tutte le "bombe disinnescate" del governo. Lega e M5s diventano "responsabili"?

Enrico Cicchetti

Marcia indietro su vaccini, Bilancio europeo e Ilva. Dalle parole roboanti, l'esecutivo passa a posizioni più sensate. E lo spread scende sotto quota 250

Come nella più classica scena da action movie la bomba è lì, armata, con il timer che corre alla rovescia. A tagliare il filo giusto non è però l'eroe di turno, ma lo stesso "bombarolo". Dopo avere innescato una serie di crisi pronte a scoppiare, il governo Conte ci ripensa. E fa marcia indietro su vaccini, Bilancio Ue e Ilva. Le minacce incendiarie dell'esecutivo dei mesi scorsi sembrano tutte risolversi in un nulla di fatto.

  

Vaccini

L'emendamento Lega-M5s al dl Milleproroghe, che avrebbe rinviato di un anno l'obbligo di vaccinazione presente nel decreto Lorenzin – e che così avrebbe permesso l'ingresso a scuola anche ai bambini non immunizzati –,  è saltato. Due relatori del M5s, Vittoria Baldino e Giuseppe Bompane, hanno presentato oggi alla Camera un altro emendamento che sopprime il comma 3 dell'articolo 6 del Milleproroghe. In sostanza, quelle righe che avrebbero cancellato il divieto di iscrizione ad asili e materne per i bambini non vaccinati, facendo passare la deroga di un anno al dl Lorenzin. Anche se, come ricorda la Stampa, che per prima riprende la notizia, con la circolare a doppia firma Salute-Istruzione, per entrare in classe basterebbe la semplice autocertificazione da parte delle famiglie. Così oggi, in diverse città, sono iniziati i controlli a campione dei carabinieri che chiedono i documenti presentati dalle famiglie, a caccia – titolano con poca fantasia i giornali – dei "furbetti delle autocertificazioni".

   

L'emendamento al Milleproroghe, lo scrivevamo già ieri, sembrava del resto già avviato su un binario morto, visto che la legge andrà in aula solo il 10 settembre e non sarà approvata prima di fine mese, quando ormai in tutta Italia i bimbi saranno entrati in classe. Le vere novità però sono attese dalla legge incardinata in commissione Sanità del Senato, che prevede l'"obbligo flessibile", una modulazione dell'obbligatorietà dei singoli vaccini regione per regione, in base alle coperture e ai dati epidemiologici. Anche se l'Anagrafe vaccinale prevista dal decreto Lorenzin – indispensabile per i controlli incrociati sulle avvenute vaccinazioni – è operativa in meno della metà delle regioni.

 

"Si tratta di una clamorosa retromarcia e di una straordinaria vittoria della buona politica, della scienza e del buon senso", sentenzia il capogruppo del Pd in commissione Affari sociali, Vito De Filippo. Che ricorda come ieri, durante le audizioni alla Camera, i medici, i pediatri e gli esperti dell'Istituto superiore di Sanità avevano contestato nel merito le ragioni di una scelta che metteva a rischio la salute dei bambini.

     

 

Bilancio Ue

Basti ricordare il contesto: il caso della nave Diciotti con un centinaio di migranti trattenuti a bordo per giorni, in un estenuante braccio di ferro tra Roma e Bruxelles. L’Italia non pagherà i 20 miliardi (in realtà circa 14, di cui buona parte torna indietro ai paesi membri in finanziamenti europei, ndr) di contributi del bilancio annuale se l'Ue non ci aiuta con i migranti, tuonava allora un bellicoso Di Maio. Tanto tuonò che alla fine non piovve. Lunedì scorso, il Tesoro italiano ha versato la sua quota al budget europeo. Con puntualità svizzera, si direbbe, se non addirittura in anticipo sulla scadenza del primo giorno lavorativo utile del mese, visto che la transazione risalirebbe a venerdì 31 agosto. Dopo le minacce del vicepremier, il commissario europeo al Bilancio, Gunther Oettinger, – ma anche il nostro ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi – aveva avvertito l’Italia che il versamento è un obbligo legale e che l’eventuale violazione avrebbe comportato il pagamento con interessi.

  

C'era anche la minaccia di porre il veto all’approvazione del Bilancio. Carlo Altomonte, docente alla Bocconi e ricercatore Ispi, ha spiegato al Foglio che "sabotare questa proposta della Commissione sarebbe per noi un assoluto controsenso". Il perché è semplice: “E’ un bilancio che per l’Italia sarebbe estremamente favorevole”, con un incremento del 50 per cento del fondo per università e ricerca, il "rafforzamento delle infrastrutture digitali, settore che è una delle priorità di questo governo". Poi, ancora più interessante per i sovranisti, Bruxelles garantiva l'aumento di quasi due volte e mezzo della spesa Ue per la protezione dei confini e per la gestione dei flussi migratori: da 12 a 30 miliardi. Infine, i finanziamenti per le politiche di coesione, che sono appena state riorientate geograficamente: “Il blocco di Visegrad perderebbe circa il 25 per cento delle risorse che si è visto destinare nel precedente periodo di programmazione, e a guadagnarci sarebbero i paesi del Mediterraneo più colpiti negli ultimi anni da crisi e immigrazione”. Che dalle parti di Palazzo Chigi si siano convinti?

  

 

Ilva

"Abbiamo perso quattro mesi: bisogna recuperare il tempo sprecato dal governo", sbotta il segretario generale della Fim, Marco Bentivogli, entrando al ministero dello Sviluppo economico per l'incontro ristretto sull'Ilva tra i segretari generali dei sindacati metalmeccanici, i rappresentanti di Arcelor-Mittal e del governo. "Abbiamo chiesto chiarezza sulla valutazione di legittimità: il governo dice che se c'è l'accordo non annulla la gara, così un po' scarica le sue responsabilità sulle parti sociali. Non è molto responsabile per chi governa il paese". In effetti, però, anche sul fronte tarantino, dopo il lungo tira e molla dei mesi scorsi, la miccia del M5s sembra essersi spenta. "Sono fiducioso", ha detto Di Maio al termine del vertice a Palazzo Chigi sulla manovra: "Se il tavolo arriva a un risultato migliorativo rispetto a quello che aveva ottenuto il governo precedente, e non ci vuole molto, allora la gara non si può annullare". Tradotto: l'accordo si farà. Circola in queste ore al Mise una possibile bozza d'intesa che prevederebbe 10.300 assunzioni a tempo indeterminato. Fonti vicine a Mittal, così come i sindacati, parlano di "aria positiva".

 

 

Che il governo del cambiamento, giochi di specchi e propaganda a parte, abbia iniziato a intraprendere la strada della responsabilità? Ci eravamo acquattati, ventre a terra e orecchie tappate, in attesa delle esplosioni. Ora pare che le polveri siano bagnate. Resta solo un ricciolo di fumo. "Chiusura, annullamento, delitto perfetto e tutte le altre roboanti dichiarazioni di Luigi Di Maio erano, come previsto, fumo negli occhi per chiudere, buono buono, con Mittal, addebitando ad altri le responsabilità del voltafaccia. Ottimo", twitta l'ex ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda. Magari ottimo no, ma meglio: ché almeno lo spread scivola sotto quota 250.

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