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La Camera approva il Milleproroghe. Le novità più importanti

Con 329 sì e 220 no, il governo ottiene la sua prima fiducia. Ora il provvedimento dovrà tornare in Senato 

Il decreto Milleproroghe è stato approvato dalla Camera con 329 sì e 220 no. Il governo ha richiesto il voto di fiducia per il provvedimento, per la prima volta dal suo insediamento. Ora il testo di legge dovrà tornare in Senato per la sua definitiva conversione.

  

Il decreto, pubblicato in Gazzetta ufficiale il 25 luglio scorso, contiene delle proroghe per l'entrata in vigore di alcune leggi che si vogliono rivisitare come l'obbligo di vaccinazione, i fondi per le periferie, la messa in sicurezza delle scuole, le intercettazioni per uso giudiziario. 

    

Il decreto Lorenzin prevedeva la vaccinazione obbligatoria per tutti i bambini da 0 a 6 anni che si iscrivono all'asilo nell'anno scolastico 2018/2019, ma con il nuovo testo di legge i suoi effetti sono “slittati” all'anno prossimo, quindi tutti i bambini possono iscriversi senza vaccinarsi ma presentando solo un'autocertificazione. 

    

Un altro punto al centro della discussione che ha suscitato polemiche è il taglio dei fondi destinati alla riqualificazione delle periferie. La proposta avanzata dal Consiglio dei ministri cancellerebbe 1,1 miliardi di euro, ignorando quanto concordato tra Anci e il premier Giuseppe Conte ieri durante un incontro. Secondo le agenzie, per recuperare parte di questi fondi il governo userà un provvedimento diverso dal Milleproroghe dove dare spazio all'intesa raggiunta tra Conte e i sindaci. 

    

Un'altra questione è quella dei rendiconti dei lavori fatti per la messa in sicurezza delle scuole gestita dal Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe), rinviati al 31 dicembre 2019. Il termine di applicazione delle nuove norme sulle intercettazioni, introdotte dal precedente ministro della Giustizia Andrea Orlando, viene invece prorogato al 31 marzo 2019. 

 

Il decreto milleproroghe è una norma che, secondo le necessità, rinvia le date di scadenza di qualsiasi legge. Si tratta di un decreto legge, ovvero una misura provvisoria che ha lo stesso valore di una legge e deve essere approvato entro 60 giorni dalla sua pubblicazione. Il dl deve essere in primo luogo accettato dal Consigli dei ministri, poi viene trasformato in legge attraverso il consenso della Camera e del Senato. Questo iter viene stabilito dall'articolo 77 della Costituzione: “Quando, in casi straordinari di necessità e di urgenza, il Governo adotta, sotto la sua responsabilità, provvedimenti provvisori con forza di legge, deve il giorno stesso presentarli per la conversione alle Camere che, anche se sciolte, sono appositamente convocate e si riuniscono entro cinque giorni. I decreti perdono efficacia sin dall'inizio, se non sono convertiti in legge entro sessanta giorni dalla loro pubblicazione. Le Camere possono tuttavia regolare con legge i rapporti giuridici sorti sulla base dei decreti non convertiti”.

  


Questo articolo fa parte del progetto di alternanza scuola-lavoro che il Foglio ha attivato con l'Istituto Sant'Anna Giulia Falletti di Barolo ed è stato scritto da Laura Feoni e Davide di Carlo

 
 
 
 

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