Fausto Coppi sullo Stelvio nel 1953 (foto LaPresse)

Distanze generazionali

Adriano Sofri

Alla presentazione del libro “Alfabeto Fausto Coppi” di Gino Cervi e Giovanni Battistuzzi spunta un tavolo destinato al grande ciclista. Nessun omaggio affettuoso degli ospiti. E' stato un malinteso dell’organizzazione

A volte la distanza fra le generazioni si rivela in modo travolgente. Ho trascorso qualche giorno alla gremita fiera romana di Più libri più liberi, parlando e ascoltando parlare di libri diversi. Compreso l’“Alfabeto Fausto Coppi”, 99 storie e una canzone di Gino Cervi e Giovanni Battistuzzi, coi disegni di Riccardo Guasco, affabile monumento letterario dedicato al campione più grande a cent’anni dalla nascita. C’erano i tavoli destinati ai presentatori e i cartelli coi loro nomi belli maiuscoli, gli autori, Angelo Melone della Repubblica in qualità di conoscitore e amatore, io in qualità di vecchio ricordatore. E c’era il cartello con su stampato: “F.COPPI”. Avevo pensato a un omaggio affettuoso dei miei ospiti. Poi mi hanno spiegato che era stato un malinteso dell’organizzazione. Ho immaginato dei ragazzi solerti e ignari che compilavano il cartello: felice errore. FAUSTO COPPI è vivo, e pedaliamo, piano, insieme a lui.