Mauro Mellini, elaborazione grafica del Foglio

IL BI E IL BA

Un sonetto per Mauro Mellini

Guido Vitiello

Tenero Don Quijote, radicale, libellista, sciasciano. A 93 anni se ne va "l'avvocato" che si è opposto al "partito dei magistrati"

Per dirti addio, caro Mauro Mellini, ci vorrebbe un sonetto alla maniera del tuo Belli. Ma l’unico che avrebbe saputo scriverlo è morto da vent’anni: l’Anonimo Romano di “Er compromesso rivoluzzionario”, ossia Maurizio Ferrara (e a proposito, che crudele esprit de l’escalier: mi chiedevi come avesse fatto Ferrara figlio a intuire che la tua coscienza era divisa tra Sciascia e Belli; solo oggi trovo il bandolo della risposta).

 

Io un sonetto romanesco non saprei scriverlo, ma tra quelli che scegliesti per la tua antologia belliana “’Sta povera giustizzia” ce n’è già uno che fa per te: quello sull’avvocato Cola, che pur di non elemosinare e “ffà er fiotto”, ovvero lamentarsi, si vendette tutto “for de l’onore e d’una ssedia sola”. Commentavi, con un’adesione a un passo dall’autoidentificazione, che questo Cola era tra i personaggi più impressionanti del Belli, tale da riscattare tutta la genìa dei suoi colleghi dediti al compromesso; e del resto ti piaceva dire che per ogni Di Pietro c’è un Lucibello. L’elemosina, poi.

 

Un ometto strambo nella Roma occupata dai nazisti ti fece capire, come in una parabola, che l’esercizio della difesa nell’Italia dominata dal partito dei magistrati si riduce spesso a implorare che l’assistito sia sparato al petto anziché alla schiena dal plotone (e chissà se hai fatto in tempo a sapere che quella parola, plotone, è appena rispuntata nelle cronache giudiziarie).

 

All’avvocato Cola erano rimasti solo il suo onore e la sua sedia, e “senza pane, senz’acqua e ssenza foco / ce serrò l’occhi e ce morì d’inedia”. Tu il pane ce l’avevi, e soprattutto un companatico che ti ha tenuto in vita quasi cent’anni: l’esprit del libellista settecentesco, l’umorismo sardonico e sotterraneo del laico nella Roma papalina, e quel tenero donchisciottismo che ti consentiva la dirittura senza le pose dell’intransigenza. Ricordi? Ti piaceva ridere di quei preti che “non credono manco nel pancotto”. E tu al pancotto ci credevi – “magari con un po’ d’olio sopra”.

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