Edmondo Bruti Liberati (foto LaPresse)

Bruti Liberati sta con Mattarella: “Sul Csm è ora di cambiare pagina”

Annalisa Chirico

Per l’ex procuratore capo di Milano il peggio è passato: “Ora è tutto nelle mani dei magistrati che devono riscoprire l’orgoglio di un confronto tra posizioni ideali, non tra centri di potere. Se non ne saranno capaci, sarà un problema per il paese intero”

“Il monito del capo dello Stato è coerente con quanto affermato il 21 giugno dello scorso anno: è venuto il momento di voltare pagina”, l’ex procuratore capo di Milano Edmondo Bruti Liberati commenta così le parole del presidente Sergio Mattarella che, nel primo evento che segna la riapertura del Quirinale dopo la fine del confinamento, usa parole durissime sullo scandalo delle correnti del Csm.

 

“La documentazione raccolta dalla procura della Repubblica di Perugia – dice Mattarella – sembra presentare l’immagine di una magistratura china su stessa, preoccupata di costruire consensi a uso interno, finalizzati all’attribuzione di incarichi”. A sentire Bruti Liberati, il peggio è passato: “Ciò che è emerso dall’inchiesta in corso riguarda fatti accaduti diversi mesi fa. Con ciò non s’intende sminuirne la gravità ma va dato atto all’attuale Csm di aver dato seguito al monito del presidente Mattarella. Da allora infatti, grazie a diverse dimissioni, il Consiglio ha saputo rinnovarsi”. Il capo dello Stato ha invocato l’impegno della magistratura a “recuperare la credibilità e la fiducia dei cittadini”. “Talvolta – prosegue Bruti Liberati – assistiamo a condotte improprie ma, come diceva Hamilton, gli uomini non sono angeli, e neanche i magistrati lo sono”.

 

Per Mattarella la degenerazione del sistema correntizio è un male. “Concordo. Le vicende che hanno travolto il Csm sono un monito contro i guasti dei sistemi elettorali maggioritari uninominali, anche all’interno della magistratura. Sarebbe bene tornare a regole elettive di stampo proporzionale dal momento che le attuali, come dimostra il peso acquisito da figure come Luca Palamara, tendono a favorire le concentrazioni di potere. A dire il vero, pure in conclave, in occasione dell’elezione pontificia, si formano diverse tendenze: lì però c’è il Padreterno che vigila sul risultato finale, noi in terra ne siamo sprovvisti”.

 

Riuscirà la magistratura a recuperare la fiducia dei cittadini? “Il voltare pagina è nelle mani dei magistrati che devono riscoprire l’orgoglio di un confronto tra posizioni ideali, non tra centri di potere. Se non ne saranno capaci, sarà un problema per il paese intero”. La nomina di Raffaele Cantone a capo della procura di Perugia ha suscitato dissapori. “Opinioni diverse si sono confrontate in modo trasparente. Nel merito, la reputo una scelta ottima”. Il consigliere Nino Di Matteo, eletto nel gruppo di Piercamillo Davigo, ha criticato la precedente nomina alla presidenza Anac in quanto dotata di una “fortissima connotazione politica”. “Cantone è stato designato a capo dell’Autorità anticorruzione non da un premier o da uno schieramento particolare ma da una maggioranza parlamentare particolarmente qualificata, addirittura superiore a quella richiesta per altre autorità indipendenti”.

 

Il virus della contaminazione con la politica è la stessa accusa che diversi colleghi muovevano a Giovanni Falcone. “In quarantacinque anni di attività io non ho mai trascorso mezza giornata fuori ruolo. Tuttavia, riconosco che diversi magistrati, di destra e di sinistra, eletti in Parlamento hanno fornito un contributo significativo alle iniziative di riforma giudiziaria, e in molti casi sono rimasti in politica. I magistrati fuori ruolo non vanno demonizzati: al ministero della Giustizia servono competenze che nessun’altra categoria è in grado di fornire. I cancellieri hanno compiuto indubbi progressi ma non sono capaci di reggere le strutture del ministero”.

 

Nel suo discorso alla Scuola superiore della magistratura, il capo dello Stato si è rivolto ai futuri togati. “Un’ottima scelta. Tra le attuali proposte di riforma vi è quella di eliminare il cosiddetto ‘concorso di secondo grado’ per accelerare l’ingresso in magistratura, subito dopo la laurea in giurisprudenza. Oggi arrivano troppo tardi alla professione, penalizzando così chi non ha una famiglia che possa sostenerlo per un lasso di tempo così lungo. La formazione iniziale dei nuovi magistrati è fondamentale perché i giovani devono conoscere anche la deontologia”. I togati che straparlano in tv sono un buon esempio? “L’indipendenza non è privilegio ma un servizio alla Repubblica. Servono misura ed equilibrio. Alcune espressioni reiterate del consigliere Di Matteo, per esempio, sono assolutamente anomale. In passato il Consiglio avviava pratiche a tutela dei magistrati nei confronti di politici e presidenti del Consiglio, adesso si arriverà forse alle pratiche a tutela dell’onorabilità del ministro della Giustizia Bonafede”. Brucia la mancata nomina al Dap? “Di questo non parlo. Le nomine apicali sono discrezionali: decide il ministro e nessuno può ficcare il naso”.