Il procuratore della Repubblica di Roma Michele Prestipino (LaPresse)

Nuovo pessimo show della magistratura

Redazione

Due pm ricorrono al Tar per la nomina di Prestipino. Festival delle ipocrisie

Ipocrisia portami via. Ricapitoliamo: l’espulsione di Luca Palamara dall’Anm inaugura un ciclo nuovo, talmente nuovo, che due magistrati (Giuseppe Creazzo e Marcello Viola, rispettivamente procuratore capo e procuratore generale di Firenze), delusi dalla promozione di Michele Prestipino al vertice di piazzale Clodio, compiono il gesto estremo e inaudito dell’ennesimo ricorso al Tar. Proprio così, lo scandalo che squaderna il sistema delle correnti e la gestione ordinaria delle nomine agli incarichi direttivi e semidirettivi si risolve nel tentativo di epurazione di un magistrato, con la solita sarabanda mediatica, e nella millesima contesa affidata alla già ingolfata giustizia amministrativa.

 

Del resto, la messa alla gogna è l’esercizio più comodo per lavare ogni colpa senza che nulla cambi ed effettivamente una procura come quella di Roma, che è stata già al centro di varie trame più o meno losche nella partita del post Pignatone, aveva proprio bisogno di mettere in scena il triste spettacolo della nuova guerra tra correnti della magistratura.

 

Verrebbe da piangere ma poi leggi che il procuratore generale della Cassazione, Giovanni Salvi, annuncia “tempi brevissimi” per l’istruttoria disciplinare a carico dei magistrati colpevoli di essere stati “nominati” nelle conversazioni telefoniche di Palamara detto il “Mostro”; e il vicepresidente del Csm David Ermini, in preda alla indignazione, chiarisce che gli organi deputati “stanno esaminando atto per atto, chat per chat, intercettazione per intercettazione”.

 

Sarebbe forse il caso di ricordargli come avvenne la sua nomina al vertice dell’organo di autogoverno? Ma la memoria è corta, l’ipocrisia massima, la trasparenza minima, la voglia di cambiare prossima allo zero. Meglio tornare alle “nomine” che, a seconda dei casi, portano alla promozione o alla gogna. Come al “Grande Fratello” ma senza il confessionale, e neppure un cotillon.

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