Una riunione del Csm

Il Csm, occasione per le opposizioni

Redazione

Proporre idee per la riforma e fermare la degenerazione correntizia

Sono in programma da ieri gli incontri del ministro Alfonso Bonafede con i rappresentanti delle opposizioni per definire il testo della riforma del Csm che il governo si è impegnato a presentare per porre rimedio alla degenerazione correntizia dell’organo di governo della magistratura. Non è stato ancora presentato alcun articolato al Consiglio dei ministri, e questo fornisce alle opposizioni la possibilità di intervenire seriamente sulla riforma, o almeno di provarci.

 

Il punto più critico, e l’unico che punta a ridurre l’influenza delle correnti, riguarda il meccanismo elettivo della parte togata del Csm. Bonafede propone un sistema maggioritario a due turni di collegio, che però rischia di mantenere o addirittura potenziare il controllo correntizio, perché una volta che col primo turno si verifica il consenso dei diversi candidati, e quindi delle diverse correnti, si apre lo spazio per una pattuizione basata sullo scambio, che solo le correnti nazionali possono gestire.

 

Se si scelgono i collegi uninominali, sarebbe meglio che funzionassero a turno unico: chi prende più voti viene eletto, e in caso di parità si può stabilire qualche criterio oggettivo, come l’anzianità di servizio o l’età anagrafica. Il vantaggio sarebbe nella maggiore difficoltà a pilotare i voti alla ricerca di maggioranze senza conoscere i rapporti di forza presenti in ogni collegio. Inoltre potrebbe anche essere eletto qualche magistrato più stimato dai colleghi della sua zona per le capacità e l’impegno e non per la connotazione correntizia.

 

Le altre misure proposte, che tendono a separare carriera giudiziaria e impegno politico, sono un po’ confuse e dovrebbero essere semplificate, mentre non si vede perché i rappresentanti non togati, che esprimono la presenza politica nell’organo di governo (non di autogoverno) della magistratura non possono aver esercitato funzioni parlamentari o governative, fermo restando che debbono avere una comprovata competenza giuridica, come se la politica fosse una macchia anche per rappresentanti politici.

 

C’è molto da discutere, da perfezionare e da cambiare, e siccome si tratta della riforma di un organo costituzionale è del tutto fisiologica la partecipazione delle opposizioni alle decisioni. C’è solo da sperare che siano all’altezza del problema e delle sue difficoltà.

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