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Proibire o liberalizzare, tertium non datur

Redazione

I limiti del monopolio statale sulle droghe proposto da Roberti e Colombo

Legalizzare sì, liberalizzare no. E’ questa la linea di alcuni settori della magistratura sulle droghe leggere. Come se legalizzare non fosse una forma di liberalizzazione e liberalizzare non fosse una forma di legalizzazione. Questa linea è ben rappresentata dall’ex procuratore nazionale antimafia Franco Roberti (ora eurodeputato del Pd) e dall’ex pm del pool di Mani pulite Gherardo Colombo. In due interviste a Repubblica, i due magistrati affermano grosso modo gli stessi concetti: il proibizionismo ha fallito; sostanze nocive come la marijuana, tipo alcol e tabacco, vengono vendute liberamente; la criminalizzazione è criminogena; infine la legalizzazione darebbe un duro colpo agli affari della criminalità organizzata. Legalizzare quindi, ma non liberalizzare. Perché nel primo caso – è il ragionamento – la produzione e la commercializzazione dei cannabinoidi avverrebbero sotto il rigoroso controllo dello stato; mentre nel secondo ci sarebbe una produzione indiscriminata che avvantaggerebbe le mafie. In sintesi: proibizionismo no, monopolio statale sì, liberalizzazione no. Ecco, un ragionamento del genere è davvero incoerente. Intanto perché fa una rappresentazione macchiettistica del concetto di “liberalizzazione”, rappresentato come l’assenza totale di controlli, quando invece è solo una forma efficiente di regolamentazione (i mercati di alcol, tabacco e farmaci non sono forse controllati dallo stato anche se a produrre e commercializzare sono i privati?). E poi non si comprende secondo quale logica il monopolio statale, che tiene prezzi più elevati e offerta più rigida, dovrebbe essere più efficace di un mercato concorrenziale contro le mafie. In fondo, il monopolio è solo una forma più morbida di proibizionismo. In questo senso è più coerente il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, contrario a qualsiasi tipo di legalizzazione. O si ritiene che per contrastare le mafie serva più libertà di offerta: e allora liberalizzazione. Oppure si ritiene il contrario, cioè che lo stato pensa di poter stroncare il traffico di droga imponendo la sua forza monopolistica più essenziale: e allora proibizionismo. La via di mezzo, il monopolio commerciale statale, non ha senso.