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Canna libera no, grazie

Claudio Cerasa

Servono motivazioni scientifiche per occuparsi di questi temi e azioni utili a diminuire la domanda, non una legalizzazione della marijuana

Al direttore - Il senatore Mantero del M5s ha presentato una proposta di legge per legalizzare la produzione e la vendita di marijuana per uso personale. Ma per prendere in considerazione proposte su un tema così dibattuto è necessario provare a dare motivazioni non dico scientifiche ma quanto meno competenti. Mi soffermo così sulle motivazioni che il senatore dà a sostegno del suo ddl: “La marijuana non fa male come invece l’alcol e il tabacco”. Un errore: ogni droga legale e non, fa male, sia l’alcol sia la marijuana. “Oltre il 70 per cento degli italiani sarebbe concorde a legalizzare l’utilizzo di questa sostanza”: un secondo errore, non mi risultano referendum o statistiche ufficiali che abbiano avuto una tale maggioranza a favore della legalizzazione. Sostiene poi che “la legalizzazione dell’autoproduzione e uso personale della cannabis è una priorità che produrrà con una sola mossa ingenti risparmi economici per il nostro paese, infierirà un colpo non indifferente alla criminalità organizzata, ma soprattutto migliorerà la salute pubblica e quindi ancora una volta porterà ad un risparmio per le tasche di tutti i cittadini italiani e non solo per chi ne fa uso”. Non considero una priorità la legalizzazione che riguarda l’offerta di sostanze, ma identifico come priorità ogni azione messa in campo per la riduzione della domanda. La domanda infatti esiste non perché il prodotto è proibito. Non darà poi un colpo alla criminalità organizzata, in quanto la legalizzazione della droga non eliminerebbe il mercato clandestino, perché l’esistenza di un mercato legale della droga comporta delle regole che devono essere scritte. Nessuna legalizzazione può dare luogo a un mercato senza regole. Il mercato legale della droga, spingerebbe gli spacciatori a indirizzare la loro azione nel diffondere la droga a coloro che sono esclusi dal mercato legale, nel diffondere dosi superiori a quelle stabilite per legge, nel diffondere droghe nuove. Si dovrebbe, dunque, fissare legislativamente l’età minima, con ciò stesso si creerebbe una fascia costituita da tutti coloro che sono al di sotto di essa, che diventerebbero clandestini. Faccio poi infine fatica a capire come possa contribuire a migliorare la salute pubblica. Credo che la risposta al flagello droga meriti azioni complementari che affrontino in maniera non isolata e competente, domanda e offerta di sostanze stupefacenti.

Andrea Zirilli

Canna libera no, grazie.

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.