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La realtà non si droga

Redazione

Salvini spezza le reni ai cannabis shop per coprire i veri grandi disastri

Dopo la batosta sul caso Siri, Matteo Salvini ha ordinato di spezzare le reni ai cannabis shop, i negozi che dal 2016 vendono prodotti a base di canapa depotenziata: 778 esercizi con 45 milioni di fatturato che secondo studi internazionali (tra i quali quello di Davide Fortin, economista della Sorbona) muovono un giro d’affari di 400 milioni. Tre erano stati chiusi nelle Marche dal questore di Macerata in quanto sospetti di vendere cannabis illegale; e sulla questione se il basso contenuto di principio psicotropo (Thc) dello 0,5 per cento sia non equiparabile alla droga deve pronunciarsi il 30 maggio la Cassazione dopo che una sentenza precedente aveva dato via libera.

 

E’ difficile accostare i cannabis shop a crimini come l’assassinio a Macerata di Pamela Mastropietro. Così come al dilagare dello spaccio di droghe pesanti a Milano, Verona, Mestre, Roma gestito dalla criminalità organizzata. Secondo lo studio della European economic review “Light cannabis and organized crime: Evidence from (unintended) liberalization in Italy”, la commercializzazione di cannabis light ha portato a una riduzione dei sequestri di marijuana illegale (meno 14 per cento) e dell’hashish (meno 8) con ricavi perduti tra i 90 e 170 milioni l’anno per la criminalità. La crociata salviniana a 16 giorni dalle europee viene smentita dalla realtà, come tutte le armi di distrazione di massa dei gialloverdi che vogliono coprire problemi seri. Se aumenta il disavanzo scatteranno gli aumenti di Iva e accise se non peggio. Negli ultimi quattro mesi gli investimenti sono calati del 2,5 per cento contro aumenti del 18,5 degli ultimi tre anni. Motivo, il crollo di fiducia di imprese e consumatori, i minori incentivi del decreto crescita (0,55 miliardi anziché 3,5) e il nuovo blocco del decreto sblocca cantieri per gli emendamenti di Lega e M5s. Un dato dice tutto: il Target 2, i saldi finanziari in entrata e uscita dall’Italia. In aprile il passivo è salito a 481,5 miliardi, poco sotto il massimo di 492,5 di agosto 2018. Tra questi, titoli pubblici (46 miliardi), obbligazioni e asset privati (24) venduti da stranieri, e beni esteri (47 miliardi) comprati da italiani. In breve: l’Italia rischia il 2011, ma da sola. Dunque, guerra ai cannabis shop.

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