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Gli ebrei parlano troppo dell'Olocausto e sono padroni dell'economia, dice un sondaggio tedesco

Un'indagine del World Jewish Congress mostra che in Germania più di un quarto degli intervistati ha pregiudizi antisemiti. "Siamo a un punto di crisi", dice il presidente del WJC

L'antisemitismo è ancora vivo in Germania e i dati – oltre alle notizie di cronaca più recenti – descrivono una realtà che riporta il paese indietro di oltre 80 anni. Il mese di ottobre è stato un susseguirsi di attacchi quotidiani alla minoranza ebraica – una donna ebrea presa a sassate a Massing, un uomo che cerca di entrare in sinagoga armato di coltello urlando “Allahu Akbar” nel distretto berlinese di Mitte – che sono sfociati nell'attentato alla sinagoga di Halle nel giorno sacro di Yom Kippur: due morti, e se l'attentatore fosse riuscito a entrare nel luogo di culto gremito di fedeli sarebbe stata una strage. Ma oltre agli atti violenti imputabili ai gruppi di estrema destra, come nel caso di Halle, o di islamici radicalizzati l'antisemitismo in Germania è diffuso anche tra altre fasce della popolazione, come dimostra un sondaggio del World Jewish Congress (WJC). Il 27 per cento dei 1.300 tedeschi che hanno preso parte all'indagine concordano con una serie di dichiarazioni antisemite e alcuni stereotipi sul popolo ebraico. 

   

  

Il 41 per cento degli intervistati ha dichiarato di essere d'accordo con l'affermazione: "Gli ebrei parlano troppo dell'olocausto". La stessa percentuale ritiene che "gli ebrei siano più fedeli a Israele che alla Germania". E' ancora vivo il pregiudizio di chi pensa che gli ebrei siano più ricchi e facoltosi rispetto al resto della popolazione: oltre il 20 per cento degli intervistati concorda sul fatto che gli ebrei hanno “troppo potere sull'economia”, sui mercati finanziari internazionali e sui media. Mentre il 22 per cento ritiene che “le persone odiano gli ebrei a causa del loro modo di comportarsi”. 

  

  

I pregiudizi, rivela il sondaggio, non appartengono solamente alle classi sociali più limitate economicamente e culturalmente; al contrario, in Germania anche l'élite è succube di un riflesso condizionato che spinge verso l'antisemitismo. Secondo il WJC il 18 per cento degli intervistati con un titolo universitario e con un reddito di almeno 100mila euro all'anno concordano con opinioni antisemite. Sempre all'interno delle fasce più alte della popolazione, oltre un quarto degli intervistati ritiene che gli ebrei abbiano troppo potere sulla politica mondiale e sull'economia. 

  

  

La Germania vive un paradosso: aumentano i pregiudizi verso la minoranza ebraica, ma allo stesso tempo cresce la volontà di combattere l'antisemitismo. Secondo questa logica, due terzi dell'élite dichiara che firmerebbe una petizione contro l'antisemitismo, mentre un terzo di tutti gli intervistati parteciperebbe a una manifestazione contro l'antisemitismo. Che l'odio verso gli ebrei sia tornato a insediare la quotidianità dei tedeschi è una percezione condivisa fra buona parte degli intervistati. La larga maggioranza dei rispondenti giudica che siano sempre più diffusi atteggiamenti ostili nei confronti degli ebrei, mentre il 65 per cento pensa che questo aumento sia causato dal successo dei partiti di estrema destra. Si tratta di un dato ancora più significativo se si tiene in considerazione che su questi dati non ha influito la risonanza mediatica dell'attentato di Halle, visto che il sondaggio è stato commissionato due mesi prima.

 

 

Commentando questi dati, il presidente del WJC, Ronald S. Lauder, ha detto che l'antisemitismo in Germania ha raggiunto un “punto di crisi”. “Abbiamo già visto cosa succede quando le persone volgono lo sguardo dall'altra parte o non prendono posizione”, ha riferito Lauder alla Süddeutsche Zeitung. Senza diffondere allarmismo, la questione è da tenere sotto traccia. Secondo i dati diffusi a metà maggio dal ministro dell'Interno Horst Seehofer, lo scorso anno gli attacchi violenti contro gli ebrei sono raddoppiati. E la Germania non è l'unico paese a risentire di una nuova andata di odio razziale: in Francia – secondo i dati diffusi dal ministero dell'Interno e riferiti al 2019 – l'aumento degli attacchi contro la minoranza ebraica è stata del 74 per cento in un anno. Nel Regno Unito il Community Security Trust ha registrato un numero record di atti violenti legati all’antisemitismo: 1.652 episodi nel 2018, il dato più alto mai registrato dal 1984. A dimostrazione che quello dell'antisemitismo è un problema sempre più europeo.

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