Marco Pannella durante l'Israele Day nel 2002 (foto LaPresse)

La battaglia di Marco Pannella per portare Israele in Europa

Allargare le frontiere europee fino a comprendere lo stato ebraico è “l’unica possibilità di andare a una rivoluzione democratica in tutto il medio oriente", diceva il leader dei Radicali

L'attentato alla sinagoga di Halle nel giorno sacro dello Yom Kippur è il sintomo di una vecchia malattia che torna ad ammorbare l'Europa. In Germania, Francia e Regno Unito sono in aumento gli atti violenti legati all'antisemitismo. Secondo il presidente Emmanuel Macron, l'odio verso la comunità ebraica ha raggiunto il livello più preoccupante dal Dopoguerra a oggi. Ma l'Europa non è il continente da cui gli ebrei si devono difendere, bensì il continente che può aiutare gli ebrei a difendere la propria identità. Il direttore Claudio Cerasa ha lanciato un appello per trasformare Israele nella frontiera dell'Europa (si può aderire mandando una mail a [email protected]), per dimostrare che oggi difendere i simboli dell'ebraismo significa difendere i simboli del mondo libero. 

 

 

Allargare fino a Israele i confini dell'Unione europea non è un'idea che nasce dal nulla. Marco Pannella ha portato avanti questa battaglia per oltre vent'anni. “I confini di Israele possono essere i confini degli Stati Uniti d’Europa (e del Mediterraneo). I cittadini d’Israele possono essere i cittadini degli Stati Uniti d’Europa, della Comunità Europea”, iniziava così l’articolo pubblicato nel 1988 da Marco Pannella sul Jerusalem Post. Il leader dei Radicali aveva comprato degli spazi su alcuni quotidiani israeliani per diffondere il suo manifesto in occasione del primo Consiglio federale del Partito radicale transnazionale a Gerusalemme. Nel 2006, l'appello è stato rinnovato: “Israele nell’Ue è naturale ricongiungimento, premessa dell’auspicabile ricongiungimento europeo, mediterraneo: con Turchia, con Giordania, Palestina e Libano democratici, fino al Maghreb, al Marocco…”. 

 

 

Durante la seconda Intifada, Pannella volò a Gerusalemme. Nel visitare un caffè subito dopo un attentato suicida che si era portato via dodici giovani ebrei, il radicale si allacciò la bandiera israeliana al petto e disse: “Israele è una marca di frontiera dell’Europa”. Poi propose di far entrare lo stato ebraico nell’Unione europea, “l’unica possibilità di andare a una rivoluzione democratica in tutto il medio oriente. Israele può forse rappresentare lo 0,2 per cento dell’intera superficie del medio oriente, ma gli stati arabi guardano a Israele come a una specie di melanoma mentre in realtà ciò che temono è la sua democrazia”. Secondo Pannella, “Israele è l’avamposto della democrazia in medio oriente” e per questo gli stati arabi che lo circondano lo vogliono “eliminare chirurgicamente perché ne hanno paura come di un tumore democratico”.

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