Matteo Salvini (foto LaPresse)

Prove di alleanza sovranista per le europee. Si inizia dalla Polonia

David Carretta

Mercoledì Salvini a Varsavia. Tre ipotesi di lavoro (una più facile) per presentare un gruppo unito anti Ue a maggio

Bruxelles. L’incontro di mercoledì a Varsavia tra Matteo Salvini e Jaroslaw Kaczynski potrebbe essere il preludio a una svolta nel tentativo di costruire all’Europarlamento un grande gruppo antieuropeo delle destre sovraniste e populiste. Quello tra il ministro dell’Interno italiano e il leader del partito Legge e Giustizia (PiS) è “un incontro al più alto livello”, ha spiegato sabato il ministro degli Esteri di Varsavia, Jacek Czaputowicz, alla radio polacca Rmf: “E’ un segnale di una relazione speciale”. Czaputowicz ha confermato che i due discuteranno di “questioni legate al Parlamento europeo”. L’ambizione di Salvini di creare un grande gruppo sovranista, che vada da Viktor Orbán a Marine Le Pen, è nota. Il PiS polacco deve invece fare i conti con la Brexit e l’uscita dei Tory britannici, che mettono a rischio il gruppo cui appartengono, i Conservatori e riformisti europei (Ecr). Nei corridoi dell’Europarlamento si vocifera di due scenari possibili: un patto tra Salvini e Kaczynski per far aderire il PiS al gruppo di estrema destra dell’Europa delle nazioni e delle libertà; oppure l'ingresso della Lega nell’Ecr che da alcuni mesi sta cercando di trasformarsi nel gruppo della destra nativista ed euroscettica senza compromettersi con gli estremisti in stile Le Pen. Nel momento in cui Bruxelles contesta a Varsavia la violazione sistematica dello stato di diritto (la Corte di giustizia dell’Ue ha bloccato la riforma della Corte suprema polacca) e costringe Roma a fare marcia indietro sulla manovra di bilancio, i temi di convergenza anti Ue non mancano: chiusura delle frontiere ai migranti (soprattutto se musulmani), promozione di valori tradizionalisti ultracattolici, allergia alle intromissioni dell’Ue. Ma gli esiti dei colloqui di Varsavia sono “incerti”, spiega al Foglio una fonte del PiS: per formare una vera alleanza, e non un semplice cartello tecnico numericamente importante ma politicamente irrilevante, Salvini e Kaczynski dovrebbero fare rinunce importanti.

 


Nei corridoi dell’Europarlamento si vocifera di un patto tra Salvini e Kaczynski per far aderire il PiS al gruppo di estrema destra dell’Europa delle nazioni e delle libertà; oppure dell’ingresso della Lega nell’Ecr, fondato dai Tory anni fa. Ma servono rinunce importanti, ci dice una fonte polacca


 

L’ingresso del PiS nell’Europa delle nazioni e delle libertà è considerato altamente improbabile a causa delle posizioni apertamente pro Russia delle diverse delegazioni che compongono il gruppo cui appartiene oggi la Lega. “Non vogliamo né possiamo diventare agenti di Putin”, dice la fonte del PiS facendo riferimento al presidente russo. Al contrario i lavori di ristrutturazione del gruppo Ecr sono già in corso. L’Ecr era stato fondato nel 2009 su iniziativa dell’allora premier David Cameron che, presa la leadership dei conservatori britannici soffiando sul fuoco dell’euroscetticismo ignaro di dove sarebbe poi approdato, aveva deciso di uscire dal Partito popolare europeo (Ppe). La sua ragion d’essere politica iniziale era il conservatorismo riformatore: una critica al modo di funzionare dell’Ue, ma senza metterne in discussione l’esistenza. I polacchi del PiS nel 2009 erano considerati dai Tory come degli alleati di convenienza, ma con il tempo hanno rafforzato la loro influenza ideologica. Alle elezioni del 2014 sono entrati nell’Ecr altre delegazioni della destra dura o populista (i nazionalisti fiamminghi della N-VA, il Partito popolare danese, i Veri finlandesi, i fuori usciti di Alternativa per la Germania). La Brexit e la partenza dei Tory ha spostato l’Ecr ancor più a destra. Così, in vista dell’uscita del Regno Unito dall’Unione europea prevista per il 29 marzo, il PiS si è mosso per reclutare altre frattaglie dell’estrema destra meno impresentabile dei diversi stati membri. Le ultime prede in ordine di tempo sono stati i Democratici svedesi, gli italiani di Fratelli d’Italia e i francesi di Debout la France. Ma il pesce più grosso è evidentemente la Lega di Salvini che, stando ai sondaggi, alle elezioni di fine maggio potrebbe eleggere all’Europarlamento almeno 25 deputati.

 

Se i leghisti dovessero effettivamente aderire, il gruppo Ecr potrebbe ritrovarsi a fare concorrenza a socialisti e liberali per piazzarsi al secondo posto dietro al Ppe. Una rivoluzione degli attuali equilibri aritmetici appare improbabile, così come una maggioranza a Strasburgo e Bruxelles formata dalla destra moderata e dalla destra sovranista. Secondo le ultime simulazioni, la maggioranza europeista tra Ppe, Pse (socialisti) e Alde (liberali) dovrebbe reggere l’onda d’urto dei populisti di estrema destra ed estrema sinistra. L’ungherese Viktor Orbán e l’austriaco Sebastian Kurz, che incarnano l’anima sovranista del Ppe, hanno detto chiaramente che non hanno interesse a uscire dalla più grande famiglia politica europea e che preferiscono influenzarne la direzione da dentro. Ma un Ecr allargato alla Lega e altri potrebbe comunque arrivare a 100-120 seggi sui 705 della prossima legislatura. Salvini potrebbe tirarsi dietro un’altra delegazione che attualmente è alleata della Lega nel gruppo dell’Europa delle nazioni e delle libertà: la Fpö di Heinz-Christian Strache al governo in Austria. C’è tuttavia un prezzo politico maggiore per l’ingresso della Lega nell’Ecr: Salvini sarebbe costretto a tradire due importanti compagni di strada degli ultimi anni, come la francese Marine Le Pen e l’olandese Geert Wilders. La leader del Rassemblement National francese (l’ex Front National) e quello del Partito della libertà olandese sono considerati “infrequentabili” da altre formazioni populiste come il Partito popolare danese o i Veri finlandesi per le posizioni xenofobe o anti islam, spiega al Foglio una fonte dell’Ecr. Anche i Democratici svedesi, che alle ultime elezioni legislative si sono piazzati al terzo posto e stanno condizionando i negoziati per la formazione del governo, non hanno interesse a compromettere l’opera di pulizia della loro immagine alleandosi con Le Pen e Wilders.

 

Tra Salvini e Kaczynski a Varsavia potrebbe dunque emergere una terza ipotesi: la creazione di un nuovo gruppo ex novo attorno a Lega e PiS. Ma anche in questo caso rischiano di emergere ostacoli maggiori, in grado di compromettere la loro influenza nella prossima legislatura. Le vecchie rivalità nazionali rendono improbabile un’alleanza del PiS o di altri partiti nazionalisti dell’est con formazioni come Alternativa per la Germania o movimenti che rappresentano minoranze etniche. Perché alla fine la sfida di Salvini sta tutta qui: conciliare nazionalismi inconciliabili.