Jaroslaw Kaczynski (foto LaPresse)

Pensioni e tormenti

Redazione

Meglio comunicare le riforme impopolari dopo le europee. La scelta polacca

Le brutte notizie non vanno date a Natale, il giorno del compleanno, il primo o l’ultimo dell’anno. Insomma, c’è una serie di giorni in cui sarebbe meglio evitare la comunicazione di avvenimenti sgradevoli. Per Jaroslaw Kaczynski, leader del PiS, il partito polacco al governo dal 2015, le brutte notizie non vanno date ai cittadini prima delle elezioni europee e se per il voto mancano ancora quattro mesi, allora i polacchi avranno circa centoventi giorni di buone notizie populiste. Secondo uno scoop che il quotidiano polacco Gazeta Wyborcza ha fatto uscire ieri, Kaczynski, che oggi incontrerà Matteo Salvini a Varsavia, ha detto ai suoi di non annunciare le riforme impopolari che il partito ha nel cassetto prima delle europee di maggio.

 

La strategia del PiS è chiara: non diamo brutte notizie, altrimenti ci punirebbero nelle urne. Queste riforme riguardano il mondo del lavoro e le pensioni. Il PiS, il quale ha già ricevuto un test elettorale importante a ottobre, durante le elezioni regionali in cui si è riconfermato la forza nazionale più forte, sa di poter vincere anche alle europee, quindi le nuove leggi dovranno aspettare. Il teorema è semplice e anche un po’ abusato: tutti i paesi, prima o poi devono mettere le mani sulle pensioni e quando lo fanno si devono scontrare con la rabbia dei cittadini. E’ successo anche a Vladimir Putin, la cui popolarità è caduta in disgrazia proprio dopo aver detto: cari russi dovrete andare in pensione sette anni più tardi e non fa niente se dopo la pensione vi resteranno circa un paio di anni di vita (l’aspettativa di vita in Russia è molto bassa). Comunicare ai cittadini che potranno smettere di lavorare prima e avere anche un aumento è una mossa che ha sempre garantito molto successo in politica, ma prima o poi tutti i governi devono fare i conti con la realtà, rimangiarsi qualche promessa, maneggiare le contestazioni. Ma Kaczynski non vuole rischiare, l’est Europa è già sceso molto in piazza, meglio aspettare altri quattro mesi: prima vinciamo le elezioni, poi vi diremo la verità.

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