Matteo Salvini durante la sua visita in Polonia (foto LaPresse)

L'internazionale sovranista è una boiata pazzesca

Claudio Cerasa

Immigrazione, alleanze, affari. La farsa del sovranismo spiegata con il dramma dell’isolamento politico (e con Baglioni)

Lo capisci quando li vedi alle prese con le alleanze per il Parlamento europeo. Lo capisci quando li vedi alle prese con la gestione dei migranti. Lo capisci quando li vedi alle prese con i dossier di politica industriale. Lo capisci quando metti insieme le sberle ricevute da Francia e Germania su Fincantieri, le parole al vento del ministro dell’Interno sulla vicenda Sea Watch, le pernacchie ricevute sulla legge di Bilancio dagli “amici” Kurz e Orbán, il tentativo disperato di Balconaro e Cialtronaro di trovare in mezzo alla feccia politica d’Europa nuovi alleati per le elezioni.

 

Lo capisci quando allarghi l’inquadratura della tua telecamera e ti rendi conto che l’internazionale sovranista, ovvero quella nociva nube tossica che secondo i sovranisti italiani sarebbe pronta a far cambiare da un momento all’altro il vento in Europa, è la più spassosa e incredibile fake news dell’anno per una ragione semplice che vale la pena mettere a fuoco: la solidarietà promossa dai sovranisti non produce alleanze forti, funzionali e solidali ma innesca al contrario dei meccanismi perversi destinati a condannare progressivamente i paesi sovranisti al semplice e drammatico isolamento politico.

 

Nasce da qui in fondo, dalla consapevolezza di vivere all’interno di un drammatico isolamento politico, il tentativo goffo e spregiudicato di Salvini e Di Maio di stringere alleanze con movimenti antisistema violenti e xenofobi come possono essere i gilet che sfondano a colpi di ruspa le porte dei ministeri, o i partiti di estrema destra polacchi di Kukiz’15, alleati nel proprio paese con partiti neofascisti gemellati a loro volta con Forza nuova, o i neofascisti austriaci dell’Fpö. Nasce dalla stessa consapevolezza anche l’impotenza mostrata dall’Italia rispetto a partite importanti come quelle di Fincantieri, e se non fosse stato un paese isolato l’Italia non sarebbe stata presa a ceffoni da Francia e Germania, che due giorni fa hanno fatto partire una richiesta alla Commissione europea di verificare il rispetto del regolamento Ue sulle concentrazioni industriali accendendo un faro sull’operazione di acquisto da parte di Fincantieri dei famosi Chantiers de l’Atlantique (messaggio implicito: mettere i gioielli europei nelle mani di un’azienda di stato governata da un paese amministrato da Cialtronaro e Balconaro anche no). E nasce infine dalla stessa consapevolezza, dallo stesso sentimento di isolamento, la necessità di trasformare ogni sbarco in un’emergenza – sui 49 migranti di Sea Watch ha vinto l’Europa, ha perso Salvini – non potendo in nessun modo Cialtronaro e Balconaro ammettere una verità difficile: il problema dell’Italia non sono gli sbarchi, in calo da due anni, ma è l’incapacità del governo di trovare gli alleati giusti in Europa per modificare il trattato di Dublino ed evitare così che tutti gli oneri dell’accoglienza dei migranti spettino ai paesi di primo approdo.

 

A sette mesi dalla nascita del primo governo sovranista d’Europa il risultato è che i populisti italiani hanno creato un paese più debole, più fragile, più isolato, più vulnerabile, più soggetto alla speculazione, più vicino a paesi il cui unico interesse è quello di indebolire lo stesso mercato unico dell’Europa da cui dipende buona parte della ricchezza delle imprese italiane, più lontano da paesi come la Francia e la Germania con i quali abbiamo economie maggiormente interconnesse e completamente disinteressato alla possibilità di intervenire ai tavoli dove si sta scrivendo il futuro dell’Eurozona facendo valere la posizione italiana rispetto alla riforma del budget europeo, alla riforma dell’Unione bancaria o alla riforma del Fondo salva stati.

 

 

I sovranisti che toccano qualche palla in Europa sono quelli che hanno scelto di far parte di famiglie politiche non sovraniste: basterebbe ascoltare cosa dice in privato Orbán su Salvini ai colleghi italiani del Partito popolare europeo per capire che l’internazionale sovranista esiste solo nella misura in cui qualche governo di allocchi accetta di essere l’utile idiota di un altro governo sovranista. E di fronte a un paese che, come ha magnificamente detto ieri il direttore artistico di Sanremo Claudio Baglioni parlando delle buffonate del governo italiano sui migranti, trasforma in una farsa ogni partita giocata in Europa, non è difficile capire quali siano le traiettorie utili per contare nel mondo e quali siano quelle se non da idioti quantomeno simili a una boiata pazzesca.

  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.