Parigi e Berlino unite contro i populisti
Merkel e Macron siglano un nuovo accordo di cooperazione. La Germania intanto abbandona la missione Sophia
Il trattato firmato martedì tra Francia e Germania ad Aquisgrana è la risposta ai nazionalisti che minacciano l’integrazione europea. La cancelliera tedesca Merkel ha detto che questa firma è un “segno di unità contro i populisti”, compreso il governo italiano contrario a tutto ciò che è rappresentato dal trattato: il multilateralismo, l’europeismo, la collaborazione transnazionale. Roma è diventata la capitale europea del populismo, ma il motore franco-tedesco ha deciso di non accettare in modo troppo passivo i continui attacchi. L’annuncio della Germania di uscire dalla missione Sophia per controllare il flusso di migranti ne è la prova: questa missione è stata creata – fu un gran risultato – a sostegno dell’Italia: quando a luglio il governo gialloverde ha annunciato unilateralmente che non avrebbe consentito più sbarchi, gli altri paesi hanno minacciato di lasciare la missione Sophia. L’Italia ha fatto marcia indietro, ma il negoziato non ha fatto passi avanti, e a dicembre Salvini ha detto: usciamo da Sophia. Gli altri ministeri italiani non erano d’accordo, si è prorogata la missione per altri tre mesi, ma è stata una scelta tecnica, per tutti in Europa Sophia è politicamente defunta – ed era un sostegno all’Italia.
Con la Francia il conflitto è in una fase più avanzata: il vicepremier Di Maio ha chiarito che le accuse contro il franco Cfa, che hanno causato una crisi diplomatica con la Francia, non “sono un attacco al popolo francese ma alla politica estera del governo di Parigi”. Il bersaglio delle critiche è sempre Macron, che era già stato indicato da Di Maio come il “nemico numero uno dell’Italia”. Le responsabilità francesi sull’immigrazione sono solo un pretesto, il premier Conte ribadisce che la relazione è solida, ma Salvini rilancia: nessuna lezione da Macron.
Un tempo l’Italia si sarebbe congratulata per il trattato di Aquisgrana, ne avrebbe rivendicato il valore simbolico, avrebbe anche fatto il possibile per giocare un ruolo rilevante nelle dinamiche franco-tedesche. Ora la prospettiva è ribaltata, e il governo gialloverde è il punto di riferimento di tutti quei paesi che vedono il motore liberale Parigi-Berlino come una minaccia. Ogni mediazione o moderazione è passata presto in secondo piano: contano le sparate mediatiche dei vicepremier, i loro flirt nazionalisti con i gilet gialli di qui e con i Kaczynski e gli Orbán di là. La credibilità italiana ne esce a pezzi, come anche il suo interesse nazionale, ironia tragica di questa stagione gialloverde.
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