Giuseppe Conte al World Economic Forum 2019 a Davos incontra Angela Merkel (foto LaPresse)

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Salvatore Merlo

Succo d’arancia, sguardo veritativo e il senso delle parole all’orecchio di Merkel: non prendeteci sul serio

In tutto il mondo la paura più diffusa è che i politici non mantengano le promesse. Per quanto riguarda l’Italia, al contrario, la paura più diffusa nel mondo è che i partiti realizzino i loro annunci. E deve aver pensato proprio questo, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Deve aver pensato che lo gnommero, il garbuglio politico e diplomatico nel quale si trova avvolto in Europa, cioè l’isolamento e il sospetto di cui l’Italia è circondata, andasse reciso con un colpo secco: né giustificativo né politico – umano, piuttosto. Palese. Indiscutibile. Insomma con una confessione bisbigliata in quel di Davos all’orecchio di Angela Merkel: dai, non prendeteci troppo sul serio. Che, viene da pensare, era in effetti la cosa più rassicurante che il capo del governo italiano potesse dire a un capo di stato straniero che osserva quel gran caos di sgarzolini twittanti, spedizionieri di squadracce insultanti, tamburelli, tromboni e trombette, portascemenze e portainsolenze, che da noi vanno sotto il nome di politica.

  

Così, come ci ha fatto vedere “Piazza Pulita”, in un video di pochi minuti che vale più di cento retroscena, ecco Conte e Merkel davanti al bancone di un bar, al Forum economico mondiale in Svizzera. Caffè, succo d’arancia, sguardo veritativo, tono sussurrato, e poche parole di Conte, chiare chiare all’orecchio della cancelliera: “I Cinque stelle sono preoccupati perché nei sondaggi sono in calo. Sono molto preoccupati perché Salvini è intorno al 35 o 36 per cento e loro sono calati al 27 o 26 per cento. Quindi si chiedono quali sono i temi che ci possono aiutare in campagna elettorale”.

   

Un immenso e insperato affresco umano e politico in cui il capo del governo italiano straccia il cielo di carta e confessa in un lampo le ragioni vere dell’irrefrenabile bau bau da guitti planetari dei grillini a una signora, la cancelliera Merkel, che probabilmente presumeva – per sua cultura, formazione e intelligenza – che la forma in politica sia anche sostanza. E invece no, le ha detto Conte in questo video rubato che sembra confermare quanto in un mondo di finzioni ogni disfunzione sia un dono prezioso. Ti sbagli, le ha detto il capo del governo italiano. Fidati. In Italia passa una distanza più che avvertibile tra quello che si dice e quello che si fa. Quelli dei Cinque stelle sono ardori da marina borbonica, ammuina, uno spettacolo pirotecnico di marketing disperatissimo. Di Maio duella con Salvini a chi spara il petardo più grosso (e piscia più lontano), ma è solo un rubinetto aperto lasciato a scorrere in un desertico nulla.

  

Chissà se adesso tutto sarà diverso. O tutto almeno apparirà diverso, alla Merkel prima di tutto.

   

Di sicuro dev’essere la prima volta nella storia – almeno documentata, ci pare – in cui l’autodenigrazione, l’autoriduzione a macchietta di un governo, diventa risorsa estrema della politica e della diplomazia, la mossa spiazzante, il modo per sgomberare il campo e riprendere la trattativa, la mediazione, chissà persino la lotta (ma sulle cose vere) da una posizione, non certo di forza, ma almeno forse di realismo.

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  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi erasmiana a Nottingham. Un tirocinio in epoca universitaria al Corriere del Mezzogiorno (redazione di Bari), ho collaborato con Radiotre, Panorama e Raiuno. Lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.