Giuseppe Conte ed Emmanuel Macron (foto LaPresse)

Fate affari, non la guerra

Redazione

Che cosa rischia l’Italia a litigare con Germania e Francia, i suoi maggiori partner commerciali

Nel 2011 era la Germania di Angela Merkel e l’attacco ai Btp. Ora la Francia di Emmanuel Macron. Rispetto a otto anni fa siamo addirittura alla crisi diplomatica; in mezzo, un’Italia tornata alle prese con lo spread, la fuga di capitali e la recessione. Colpa del colonialismo francese? Qualunque persona di buon senso si chiederebbe perché litighiamo con i nostri due maggiori partner commerciali: la Germania (129,6 miliardi di scambi), la Francia (85 miliardi). E se con i tedeschi l’import supera l’export, con i francesi vale ampiamente l’opposto. E lasciamo stare i poteri forti (le aziende e il lavoro italiano vivono di questo), e anche la storia che sennò si rischia il ricordo della “pugnalata alle spalle” italiana del 1940 alla Francia invasa dai nazisti, neppure andata a buon fine.

 

Gli accordi industriali funzionano quando non si mettono di traverso i governi: esempi, la fusione Luxottica-Essilor, l’acquisto di Carte Noire da parte di Lavazza, di Grand Marnier da Campari, di Canson da Fila (e anche Moncler ormai simbolo del lusso italiano). Dall’altra parte, Bnl, Bulgari, Pioneer. Molti ostacoli politici invece per Fincantieri-Chantier de l’Atlantique e Vivendi-Tim. Kpmg conta che tra il 2000 e il 2018 fra Francia e Italia si sono realizzate operazioni per oltre 112 miliardi, per due terzi del totale si tratta di gruppi francesi che hanno fatto acquisti qui. L’Italia si rifà con l’export. Sono francesi gli ad di Unicredit e Generali, è italiano il presidente di Société Générale: nessuno li sospetta di intelligenza con il nemico. Ancora più importante, dopo i famosi sorrisetti di Sarkozy, il governo francese non si è mai allineato in Europa ai falchi anti italiani, e lo stesso è accaduto nella Commissione di Bruxelles, Moscovici in testa, e con i rappresentanti della Banque de France nella Bce. Al contrario dei governi sovranisti “amici” di Salvini. Il Figaro, primo quotidiano francese, titola in prima pagina “entre la France et l’Italie, la grande brouille” chiedendosi perché paesi così interconnessi debbano litigare. La stessa cosa aveva fatto il giornale economico Echoes. La battaglia anti colonialista di salviniani e grillini fa un po’ ridere. Chiamiamole armi di distrazione di massa. Ma le armi è meglio deporle.

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