Giuseppe Conte suona la campanella a Piazza Affari (foto Imagoeconomica)

Per chi suona la campanella. Diario (non ufficiale) della visita di Conte a Piazza Affari

Mariarosaria Marchesano

Il premier ha voluto inaugurare il tour milanese con una tappa alla sede della Borsa. Manovre di riavvicinamento al mondo degli investitori dopo mesi di freddezza

Milano. A letto con il nemico. Il premier Giuseppe Conte ha aperto la sua giornata a Milano con una visita di buon mattino a Piazza Affari dove ha suonato la campanella – rituale che, a differenza di Wall Street dove inaugura tutti i giorni le negoziazioni, in Italia è riservato alle occasioni speciali o per dare il benvenuto alle nuove società in Borsa. Una visita fortemente simbolica per un capo di governo (anche Matteo Renzi e prima ancora, Mario Monti, lo avevano fatto ma nessuno dei due aveva suonato la campanella). Del resto ci voleva un gesto forte e rappresentativo (all'evento non erano ammessi giornalisti, ma solo cameramen e fotografi) per sancire una svolta nei rapporti finora piuttosto freddi tra il governo giallo-verde e Borsa italiana. Non era mai capitato, infatti, che componenti di un esecutivo, com'è accaduto con quello che Conte presiede, si mostrassero tanto ostili nei confronti dei mercati finanziari, bollati come luoghi dove hanno sede i “poteri forti” e dove “i signori dello spread” orchestrano complotti contro l'Italia. Ed è stato proprio il suono di queste parole, insieme con quello delle esternazioni incontrollate sui conti pubblici, a fare da sottofondo al volo dello spread nel periodo di massimo scontro tra Palazzo Chigi e Unione europea sulla legge finanziaria, cioè tra agosto e metà dicembre.

 

Le perdite che i mercati finanziari hanno subito in quella fase sono state solo in parte recuperate, tra la fine del 2018 e l'inizio di quest'anno, dopo l'accordo raggiunto con Bruxelles sulla manovra economica e la riduzione del differenziale tra btp e bund tedeschi (intorno a 240 punti base). Come attesta la Fondazione Hume nella sua ormai periodica ricognizione su quanto è diminuita la ricchezza degli italiani dopo il voto del 4 marzo, le perdite virtuali di Borsa, obbligazioni e titoli di Stato subite esclusivamente da operatori italiani ammontano a 76,2 miliardi di euro. A questi bisogna aggiungere 37,1 miliardi persi da Banca d’Italia e investitori esteri detentori di titoli di stato italiani. Nel caso specifico del mercato borsistico, poi, il calcolo delle perdite si amplifica se come data di partenza si assume non il 4 marzo come ha fatto la Fondazione Hume, ma il 4 maggio, cioè la settimana prima dell'insediamento del governo giallo-verde. Infatti da quella data, in cui il mercato azionario era ai massimi, l'indice Ftse Mib è sceso del 19 per cento bruciando circa 114 miliardi in termini di minore capitalizzazione.

 

Pur tenendo conto del fatto che la discesa del listino è stata influenzata anche da altri trend internazionali, è chiaro che a Piazza Affari la ferita è ancora aperta e si capisce bene perché il premier Conte abbia sentito la necessità di lanciare segnali di riappacificazione. Il fatto che la prima tappa del tour milanese sia stata la visita a Palazzo Mezzanotte sembra tutt'altro che causale a giudicare dal discorso che il capo del governo ha fatto sull'importanza della Borsa come infrastruttura utile al paese. “Non possiamo che augurarci di avere sempre una forte capacità di attrarre capitali, cosa che non è assicurata da altri canali”, ha detto lanciando un vero e proprio endorsement al listino milanese.

 

“Benvenute le attività svolte in Borsa e i controlli, anche se a volte percepiti come severi", ha aggiunto dimenticando, forse, due cose, che l'autorità che vigila sui mercati finanziari, la Consob, è tutt'oggi senza presidente e che il governo da lui presieduto ha abolito l'Ace, incentivo fiscale introdotto dal governo Monti nel 2011 proprio per rafforzare il capitale sociale delle imprese attraverso la quotazione. Ma è chiaro che, a parte queste e altre contraddizioni che si potrebbero mettere in luce, la visita al “tempio” della finanza è il segnale di un disgelo, di un cambio di approccio, che l'amministratore delegato di Borsa, Raffaele Jerusalmi ha colto al volo. “Durante il nostro incontro – ha spiegato Jerusalmi - abbiamo avuto modo di confrontarci sul ruolo fondamentale che Borsa Italiana svolge come motore di sviluppo dell’economia del nostro Paese, grazie alle sue attività di supporto alla crescita delle imprese italiane e alla sua funzione di porta di ingresso per gli investitori internazionali”.

 

Non ha perso l'occasione per commentare il new deal tra governo e Piazza Affari Giulio Centemero, capogruppo della Lega alla Commissione Finanze della Camera, e “padre” dell'emendamento alla legge di stabilità che ha modificato la normativa sui Pir provocando un mezzo caos nell'industria del risparmio gestito che, ora, attende i decreti attuativi per ripartire con i piani d'investimento, strettamente connessi con i listini di Borsa. Centemero ha ricordato il peso che hanno le piccole e medie imprese nel sistema borsistico e la necessità di incentivare l'approdo sul mercato azionario di altre realtà in cerca di capitali per crescere. Peccato che i mercati proprio non possano soffrire l'instabilità normativa e che per gli investitori esteri suoni come un'anomalia quella di utilizzare il risparmio dei cittadini come strumento di politica economica.

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