Matteo Salvini (foto Imagoeconomica)

L'Ue si è scocciata della guerra di Salvini sui migranti. Il caso Sophia

Paola Peduzzi

La missione è stata fatta a sostegno dell’Italia e con il presupposto di una solidarietà che il governo ha negato. I risultati e le accuse

Milano. Per il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, la missione navale Sophia “ha come ragione di vita che tutti gli immigrati soccorsi vengano fatti sbarcare solo in Italia. Accordo geniale, sottoscritto dal governo Renzi non so in cambio di cosa. O cambiano le regole o finisce la missione”. La missione militare Sophia, che ha la sede operativa a Roma e porta il nome di una bambina nata su una nave salvata dal naufragio (tecnicamente la missione si chiama Eunavfor Med), è stata istituita nel maggio del 2015 e lanciata dall’Unione europea il mese successivo per individuare e contrastare imbarcazioni utilizzate (o sospettate di essere utilizzate) da contrabbandieri e trafficanti di migranti.

 

Dopo Mare nostrum (2013) e Triton (che è del 2014, dal 2018 si chiama Themis e ha il mandato di controllare le frontiere), sono stati stanziati quasi 12 milioni di euro all’anno per Sophia con l’obiettivo di ridurre la perdita di vite umane e gestire l’instabilità delle rotte migratorie nel Mediterraneo (era il 2015, l’anno del picco della crisi sull’immigrazione). Se l’interventismo umanitario avesse ancora un posto nel nostro dibattito pubblico, si chiamerebbe Sophia: la missione ha fermato e consegnato all’Italia 151 presunti trafficanti di uomini, ha sequestrato 551 imbarcazioni, ha addestrato la Guardia costiera libica, ha salvato 45 mila migranti (come prevede il diritto internazionale del mare, non gli accordi europei). La missione prevede che lo sbarco avvenga in un porto italiano, ma per quanto riguarda le procedure di accoglienza l’Ue ha introdotto – su insistenza del governo Renzi – il principio di solidarietà, con quella redistribuzione di migranti nei paesi dell’Ue alla quale l’attuale governo gialloverde italiano si è opposto.

 

Le unità coinvolte sono, oltre all’ammiraglia italiana della missione, tedesche, e spagnole (in passato ci sono state anche unità belghe, slovacche, francesi e inglesi). Nel luglio dello scorso anno Salvini ha annunciato unilateralmente che non avrebbe più consentito gli sbarchi e così è iniziato il tormentone: l’Italia esce da Sophia/se l’Italia non vuole Sophia chiudiamo la missione (logica conseguenza rispetto all’ispirazione della missione, che ha a che fare con il sostegno all’Italia non con la sua penalizzazione). I paesi europei coinvolti nell’operazione sono disposti a sospenderla se le regole non vengono rispettate e se, come ha detto l’Alto rappresentante per la politica estera, Federica Mogherini, “l’Italia, che ha il comando e il quartier generale dell’operazione” non la vuole più (per questo intervento la Mogherini è diventata l’obiettivo della polemica di Salvini contro il governo Renzi e contro la sinistra “che è riuscita a farsi rappresentare da qualcuno che un quarto d’ora dopo si è dimenticato di essere italiano”. Si può facilmente controllare qual è stato ieri il tono, e il gusto, utilizzato dai sostenitori di Salvini sui social nel riferirsi alla Mogherini).

 

Il negoziato per il cambiamento delle regole d’ingaggio, durato sei mesi, è fallito, il governo di Roma unilateralmente ha deciso di non consentire gli sbarchi, si è arrivati, alla fine del 2018, a una proroga tecnica della missione fino al marzo di quest’anno: non si sa che cosa accadrà dopo. La Germania, che dovrebbe sostituire per ragioni logistiche la nave messa a disposizione per la missione – di classe Berlin – ha annunciato che non provvederà alla sostituzione fino a che non saranno confermate le regole di ingaggio. Il ministro Salvini ha detto sostanzialmente che per l’Italia non cambia granché perché tanto la missione non avvantaggia l’Italia e anzi la costringe a gestire sbarchi che la politica dei porti chiusi (che poi sono chiusi in modo selettivo, e di fatto aperti) permette di evitare. Nel 2019, per la prima volta, ha sottolineato il ministro, ci sono state più espulsioni che arrivi via mare: gli sbarchi sono stati 155 a fronte di 221 rimpatri effettuati e di 368 respingimenti alla frontiera.

 

Se l’Italia cambia unilateralmente la gestione degli sbarchi, l’accordo su Sophia svanisce, e con esso la missione. Il governo sta trasformando la richiesta tedesca di rispetto delle regole in una testimonianza dell’egoismo europeo, seguendo uno schema ormai consolidato, che si nutre di sentimenti antitedeschi, antifrancesi e antieuropei. Da Parigi fanno sapere di non voler entrare in una competizione su “chi è più stupido”, ma se questo governo ha un’abilità speciale nel boicottare accordi europei e internazionali nel proprio interesse – con il Migration compact è accaduta la stessa cosa – è anche facile notare che una crisi sull’immigrazione, pretestuosa come questa, non reale, conviene, in vista delle europee, soltanto a Salvini.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi