(foto LaPresse)

Chi riapre e dove da martedì 14 aprile

Luca Roberto

L'ultimo dpcm ha disposto un allentamento delle misure restrittive per attività come librerie e cartolibrerie. Ma in Lombardia e Piemonte rimarranno chiuse, e un centinaio di librai si è già detto contrario alla riapertura

Oltre a estendere le misure di lockdown al 3 maggio, il dpcm del 10 aprile ha introdotto una serie limitata di deroghe all’apertura di alcune attività commerciali su tutto il territorio nazionale già dalla giornata di domani, 14 aprile. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha spiegato che la maggior parte delle misure restrittive riguarderanno anche le attività produttive, ma a quelle in cui i dispositivi di protezione forniti ai lavoratori e le pratiche di distanziamento sociale riescono a garantire già da adesso sufficienti condizioni di sicurezza, è stato possibile concedere un primo allentamento. 

 

Nel dettaglio, il decreto dà la possibilità di riaprire a librerie, cartolibrerie, studi professionali, negozi dediti alla vendita di abbigliamento per neonati e bambini, oltre a tutta la filiera della silvicoltura e della produzione di carta. Per il commercio al dettaglio viene introdotto l'obbligo di rifornire i locali di prodotti per l'igienizzazione: ad esempio vicino alle casse nei supermercati. Fermo restando che rimangono in vigore le disposizioni introdotte nei precedenti decreti, che affidano l’ordine di riapertura alla logica dei codici Ateco, e per cui si possono chiedere deroghe ai prefetti territorialmente competenti.

 

Un sistema molto differenziato che ha prodotto una certa eterogeneità, con alcune regioni, come il Veneto, in cui è tornato in attività oltre il 60 per cento delle imprese (l’80 per cento nella provincia di Treviso), e altre in cui invece il primo allentamento introdotto dal governo è stato superato da ordinanze regionali. In Lombardia e Piemonte, per esempio, i presidenti di Regione Attilio Fontana e Alberto Cirio hanno esteso l’interpretazione delle misure restrittive anche all’attività di librerie e cartolibrerie: la vendita di libri e articoli di cancelleria sarà possibile soltanto all’interno del circuito della grande distribuzione o sotto consegna a domicilio. Decisione cui nel pomeriggio di oggi si è accodata anche la Regione Campania, in cui, in aggiunta, l'apertura dei negozi di abbigliamento per bambini sarà limitata a due giorni lavorativi, con orario ridotto. Anche la Regione Lazio ufficializzerà nelle prossime ore un’ordinanza in cui posticipa la riapertura di librerie e cartolibrerie al 20 aprile.

  

Il nodo librerie

E’ proprio sul destino dei rivenditori di libri che nelle ultime ore si è consumato uno scontro tutto intestino al mondo dell’editoria. Se l’Ali (Associazione dei librai italiani) aveva salutato con favore la riapertura, definita dal ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini “non un gesto simbolico, ma il riconoscimento che anche il libro è un bene essenziale”, più di 150 librai indipendenti riuniti sotto la piattaforma LED (Librai Editori Distribuzione) hanno espresso il loro dissenso con una lettera aperta pubblicata su Minima et Moralia, e che contiene domande come: con quali procedure si intende salvaguardare la forza lavoro, esposta al contatto con un bene come il libro che può essere veicolo di trasmissione del virus? Con quale logica si continua a vietare alle persone la libertà di movimento se non per motivi di salute e lavorativi o per fare la spesa, e si tengono aperte le librerie? 

 

  

“In Veneto il lockdown è finito”

Sabato, commentando il dpcm firmato il giorno precedente, il presidente della regione Veneto Luca Zaia aveva detto che, stanti quelle nuove disposizioni, in Veneto il lockdown poteva dirsi praticamente finito. Da qui l’annuncio che in una nuova ordinanza la regione avrebbe posto le basi per aprire una “fase due” in anticipo rispetto alle tempistiche nazionali. Oggi però il governatore leghista si è mostrato più prudente, e ha deciso di introdurre un allentamento molto soft che fino al 3 maggio cancella soltanto il limite di svolgere attività fisica entro i 200 metri dalla propria abitazione. “L’emergenza non è finita. Non compete alla Regione riaprire le imprese, così come le scuole. E non è uno scaricabarile. Non possiamo permetterci una nuova accelerazione del virus».

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