Le cartolerie sono essenziali? Dopo un mese sì (e non solo quelle)
I negozi di cancelleria sono chiusi, quaderni e penne giacciono invenduti nei supermercati. E le Regioni vanno in ordine sparso
Roma. Più passa il tempo e più è complicato individuare la linea fra l’essenziale e l’inessenziale. Ciò che all’inizio sembrava non essenziale – o tale poteva sembrare – dopo un mese lo diventa. I fumatori possono contare sui tabaccai aperti, le librerie però sono chiuse, le cartolerie anche. “Sono un fumatore e vado dal tabaccaio. Ma se vado dal tabaccaio a farmi del male, non capisco perché non possa andare in libreria”, diceva giorni fa al Foglio Giovanni Francesio, responsabile della narrativa italiana Mondadori. “I libri sono essenziali?”, è il titolo di un articolo di Foreign Affairs che racconta che cosa sta succedendo in Francia con le attività commerciali di prima necessità che possono restare aperte durante il lockdown. Nell’elenco del governo mancano, come in Italia, le librerie. E dire che dozzine di politici francesi hanno lasciato il segno come scrittori.
Foster Huntington per scrivere il suo libro “The burning house: what would you take?” ha fatto diverse interviste in giro per gli Stati Uniti chiedendo alle persone quali fossero per loro gli oggetti essenziali da portare via. Se riproponessimo oggi quella domanda, otterremmo forse risposte diverse da paese a paese. E anche il tempo della domanda fa la sua differenza: a inizio pandemia ci sono dei bisogni, dopo mesi di lockdown quei bisogni sono mutati. I giornali americani all’inizio erano pieni di racconti della corsa ai supermercati per accaparrarsi la carta igienica. In Italia, invece, c’è stato un assalto ai pacchi di pasta.
La domanda di Foreign Affairs sui libri vale anche per le cartolerie. Le scuole sono chiuse ma a casa si studia o quantomeno si dovrebbe. Ma se vuoi comprare un quaderno o una penna o una matita, devi rivolgerti ad Amazon o alle cartolerie che vendono attraverso i loro siti. E per qualcuna di queste, la vendita online è l’unica fonte di sostentamento. Choosing Keeping, preziosa cartoleria londinese, ringrazia con un bigliettino tutti i clienti che stanno continuando a comprare sul suo sito perché “è la nostra unica fonte di guadagno” e “ci permette di far continuare a lavorare tutto il nostro team”. Se invece volete andare sotto casa a comprare un pacco di penne nere dalla vostra cartoleria non lo potete fare, perché è chiusa. Se invece andate al supermercato, c’è il divieto di vendita anche se gli scaffali traboccano di fogli e quaderni. Non solo, i controlli sono pure stringenti. “Oggi la Finanza ha controllato molti supermercati, in tutta Italia, per verificare che non vendessero materiale da cartolibreria. Già era assurdo vietarne la vendita, visto che sono aperti, ma anche la Finanza a ‘stressare’ persone già sotto pressione, si potrebbe evitare?”, diceva ieri su Twitter Guido Crosetto. D’altronde, non è solo questione di desideri individuali ma anche di necessità economiche. “Le nostre 5mila tra cartolerie e cartolibrerie registrano dopo un mese un crollo del 70 per cento del fatturato, alcune addirittura del 100 per cento”, dice il presidente di Federcartolai Confcommercio, Medardo Montaguti. Dietro un libro pubblicato ci sono editori, stampatori, distributori. Lo stesso discorso vale per chi produce e vende articoli di cartoleria. “Bisogna considerare le filiere, non i codici Ateco”, diceva ieri sulla Stampa Alberto Dal Poz, presidente di Federmeccanica e fondatore della Comec, azienda specializzata in componentistica meccanica di precisione in lamiera stampata per l’industria. I codici Ateco sono la traduzione italiana della Nace, la Nomenclatura delle Attività Economiche, creata da Eurostat nel 1970 e aggiustata nel corso degli anni. Costruire un ospedale che servirà fra due anni è essenziale sì o no? Adesso no, ma lo sarà. Il decreto del governo, come raccontato dal Foglio nei giorni scorsi, ha bloccato la costruzione di nuovi ospedali perché ricadono in un preciso codice Ateco, il 41.20.00 sulla costruzione di edifici residenziali e non residenziali.
“Il Governo ascolti i tanti appelli che arrivano dalle famiglie per riaprire le cartolerie o almeno rendere accessibile l’acquisto dei prodotti di cancelleria nei supermercati e gli appelli per riaprire le librerie, su base volontaria, per chi abbia la possibilità di garantire la sicurezza dei dipendenti, anche con ingressi scaglionati e contingentati”, dice la deputata di Iv Giuseppina Occhionero. Per ora tuttavia proseguono i divieti e anche i controlli stringenti. “In questo periodo non siamo tutelati affatto. Stamattina ennesima visita dei carabinieri che mi ricordano di poter vendere solo giornali e non prodotti di cartoleria quando invece tutti i supermercati della zona li vendono”, racconta Carmen Cosentino, titolare di una cartoleria a Dragona, frazione di Roma. Ogni Regione però procede per fatti suoi. In Umbria qualche giorno fa la Regione ha firmato un’ordinanza per dare la possibilità ai supermercati e agli altri negozi rimasti aperti, di poter vendere “articoli di cartoleria e forniture per ufficio”. Ieri è toccata alla Toscana. Edicole e supermercati potranno vendere, oltre ai giornali e ai generi alimentari, anche articoli di cartoleria. Una misura meritoria ma che per Federcartolai non è sufficiente: “Da qualche giorno leggiamo sulla stampa che, in modo caotico e disordinato, alcuni governatori sono intervenuti affinché venisse data la possibilità alla Grande Distribuzione Organizzata di tornare a vendere prodotti di cancelleria. Se da un lato è una richiesta che ci sembra ragionevole per poter permettere a studenti e insegnanti di portare avanti un anno scolastico fortemente compromesso, dall'altro lato non siamo però più disposti a tollerare questa disparità di trattamento. E’ la concorrenza sleale che si sta perpetrando”.
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