San Francesco un ca**o

Achille Lauro a Sanremo. Il ricorso estatico e cialtronistico alla figura di Francesco nella nostra cultura artistica o pop è però un po' inflazionato

Maurizio Crippa

Domani sul Foglio trovate due magnifici commenti d’autore su Sanremo, e può bastare. Di mio, senza esibizione alcuna di snobismo, come tutti gli anni il Festival non lo seguo e non so niente. Non so nemmeno, ma proprio meno di zero, chi sia, cosa e come canti Achille Lauro. Sono rimasto all’armatore, giuro. Ho solo letto, ieri, che ha fatto questo coup de théâtre, fingendo di spogliarsi nudo sul palco, inteso come la cattedrale delle canzonette. A giudicare dai commenti l’effetto è riuscito. Bene.

  


Foto LaPresse


 

La cosa che mi ha incuriosito è quanto il cantante ha detto, o scritto sui suoi account, per spiegare il senso della performance (quando devi spiegare il senso di una performance è come quando ti tocca spiegare le barzellette: butta male). Comunque il senso è che ha voluto evocare – citare, o parodiare, non è chiaro – Francesco d’Assisi, che si spogliò delle sue vesti ricche nella chiesa della città. Perché, secondo Lauro, “la celebre scena attribuita a Giotto in una delle storie di San Francesco della basilica superiore” è “il momento più rivoluzionario della sua storia in cui il Santo si è spogliato dei propri abiti e di ogni bene materiale per votare la sua vita alla religione e alla solidarietà”. Ho solo questo da notare, con letizia tutta francescana. Il ricorso estatico e cialtronistico alla figura di Francesco nella nostra cultura artistica o pop, da Rossellini alla Cavani a Claudio “dolce sentire” Baglioni a Francesco Totti, con le stimmate nei piedi, è addirittura inflazionato. Se Lauro vuol votarsi alla religione e alla povertà, libero di farlo. Altrimenti si fotta, sulla strada di Assisi sono già scivolati in tanti.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"