Antonin Artaud

Magia nera digitale

Edoardo Camurri

Sregolare i sensi per combattere la Macchina algoritmica. Stare dritti, essere fichi. Come Artaud e Pannella

Nel corso di questi articoli, 2666 ha iniziato a circoscrivere il fatto che viviamo nel tempo dei maghi e che quello che sta capitando si pone al di sotto dell’orbita di una gigantesca opera di magia nera. Lo osservava, disarmato e arreso, sciamanico e insonne, uno dei più grandi artisti del Novecento, Antonin Artaud, in ogni sillaba che pronunciava o scriveva, dentro e fuori quel manicomio in cui un consesso di gorilla psichiatri lo aveva recluso per rinsavirlo dalla sua lucidità: “Al di fuori dei piccoli affatturamenti degli stregoni di campagna, vi sono le grandi passate di affatturamenti globali ai quali tutta la coscienza in allarme partecipa periodicamente. E’ così che in occasione di una guerra, di una rivoluzione, di uno sconvolgimento sociale ancora in germe, (aggiungiamo noi: di una pandemia), la coscienza unanime è interrogata e s’interroga, ed esprime anche il suo giudizio. (…) E’ così che quelle rare buone volontà lucide che hanno dovuto dibattersi sulla terra vedono se stesse, in certe ore del giorno o della notte, sprofondate a occhi aperti in certi autentici stati d’incubo, circondate dalla formidabile suzione, dalla formidabile oppressione tentacolare di una specie di magia civica che si vedrà presto apparire scopertamente nei costumi”.

 

Lo ripetiamo, questa magia nera, ora, è apparsa apertamente nei costumi: il virus sta accelerando le tendenze fondamentali dei nostri tempi; queste tendenze si incarnano nella presa di potere della Macchina algoritmica e di tutto ciò che questo significa: passaggio dalla capacità di profilare, quindi di prevedere e infine di controllare i comportamenti e i pensieri fino alla sostituzione degli esseri umani con un fantoccio digitale su cui operare, attraverso la somministrazione di ansia e paura e disinformazione, un voodoo tecnologico.

 

A proposito di tutto questo, il 2 maggio era il compleanno di Marco Pannella e l’occasione ci ha fatto rileggere un’intervista che diede a Pier Paolo Pasolini: era il 1974, Pasolini riflette sulla società consumistica (pallida anticipazione del capitalismo estrattivo e algoritmico), e Pannella spiega: l’uomo non è libero se oggi, davanti alla televisione, davanti alla creazione coatta dei bisogni, non sregola i sensi; il nuovo fascismo sembra avere scoperto che il punto più qualificante della vita di un individuo è il sistema nervoso centrale e la sua nuova tortura non è più fatta di olio di ricino, di manganellate, ma di censura e disinformazione.

 

Marco Pannella amava ripetere un verso di Rimbaud, “Il ragionevole sregolamento di tutti i sensi”, e in queste parole si può sintetizzare il suo manifesto politico. Sregolare i sensi per combattere la Macchina algoritmica. Rendersi irriconoscibili; accendere e riconquistare l’immaginazione su cui opera la magia nera. Proteggere e soprattutto rilanciare, espandere, manifestare il proprio sistema nervoso centrale che il nuovo fascismo tenta di conquistare e occupare, attraverso un’opera di condizionamento ben descritta da uno degli ultimi filosofi occidentali a finire in prigione per le proprie idee: il profeta dell’Lsd, lo psicologo di Harvard Timothy Leary. Leary aveva ben chiaro come si programmasse un cervello e come il potere lavorasse in questa direzione per rafforzare se stesso. Molti suoi scritti dalla prigione federale di San Diego e di Folsom sviluppano questi temi e ragionano sul ruolo attivo giocato dai media e dalle nuove tecnologie digitali nel creare quella rete nera di affatturamento cerebrale di cui parlava Artaud; mostrava, per esempio, come i media tendessero a riprogrammare il cervello proponendo polarità semplici nelle quali incastrare il pensiero e le possibilità etiche e morali dei cittadini, secondo la logica di limitare a un’alternativa le possibilità, altrimenti infinite, delle connessioni cerebrali; trasformando cioè ciascuno di noi in un animale da laboratorio in gabbia capace di muoversi soltanto in un campo strutturato nella divisione tra amico e nemico che, a lungo andare, ci fa diventare l’opposto, in un continuo ping pong autoreferenziale. Lo ricordava Marco Pannella: ogni accusa è autobiografica. Lo ripete Leary: attenzione ai vostri nemici, perché diventerete come loro. L’alternativa proposta da Leary era, anche in questo caso, simile a quella di Marco Pannella: uno sregolamento di tutti i sensi, ma attraverso l’Lsd, attraverso la riconquista dell’Immaginazione per un’emancipazione libertaria delle tecnologie digitali: da Macchina algoritmica a estensione illimitata della coscienza.

 

In altri articoli di 2666 abbiamo discusso come certi momenti del passato richiedano una riattivazione di potenze non ancora attualizzate. Seguendo il discorso di Mark Fisher, si era individuato nella controcultura psichedelica degli anni Sessanta uno di questi snodi storici. E proprio dalla prigione di San Louis Obispo, nella primavera del 1973, un anno prima dell’intervista di Pasolini a Marco Pannella, Leary, uno dei leader di quella controcultura, scrive alcuni punti programmatici per determinare e riconoscere le caratteristiche di quella che dovrà essere una politica capace di sconfiggere e esorcizzare la chiusura della Macchina algoritmica; questa politica dovrà avere natura scientifica e stile da fantascienza; dovrà basarsi sull’espansione della coscienza; sarà liberale, antiautoritaria e sessualmente aperta; il tono emotivo che la determinerà sarà edonista, estetico, impavido, ottimista, allegro, pratico, scettico e fico. Fico. “Fico” è esattamente il termine usato da Leary. Fichi erano anche Pannella e Artaud. Ribaltando il sortilegio nero che afferma: attenzione ai vostri nemici, diventerete come loro; è dunque arrivato il momento di scegliere il contro-incantesimo: se scegliamo bene i nostri amici e compagni, possiamo sperare di diventare come loro.

 

Contro l’affatturamento, prima regola, stare dritti e sorridenti.