Ioan Petru Culianu con Mircea Eliade

Decide la Macchina

Edoardo Camurri

Il Calcolatore universale di Culianu, il racconto imprevedibile di Forster. Nel passato il futuro

Ioan Petru Culianu fu ammazzato con un colpo di pistola alla testa nei bagni dell’Università di Chicago. Il killer non fu mai trovato, i mandanti neppure individuati con certezza, ma era il 1991, Culianu aveva quarantuno anni e da tempo – passando prima per l’Italia dove si era laureato alla Cattolica di Milano – era scappato dalla Romania; da molti anni, quando era già un affermato e ammirato storico delle religioni, ancora prima di diventare il braccio destro di Mircea Eliade alla Divinity School, si era più volte esposto contro il regime rumeno; molto probabilmente fu assassinato da ambienti ancora potenti nel periodo post Ceausescu e, dietro la sua fine, per quanto molti non abbiano saputo resistere alla tentazione di pensarlo, sembra non esistere alcun complotto legato ai suoi formidabili studi sulla tradizione magica e esoterica.

 

Culianu, per noi di 2666, è una figura chiave. È difficile infatti capire le logiche della contemporaneità, l’avvento di un’èra del dominio della macchina algoritmica – questo super-computer capace di ridurre l’uomo a un essere prevedibile e replicabile – senza ricorrere ai suoi studi sulla tradizione gnostica e sciamanica. Umberto Eco lo ricorda soprattutto per aver capito “che esiste un universo delle idee che si sviluppano in modo quasi autonomo, attraverso una combinatoria astratta, e queste combinazioni interferiscono con la storia, con gli eventi materiali, in modi spesso imprevedibili, provocando effetti diversi”.

 

Anticipando le innovazioni tecnologiche di cui siamo testimoni, Culianu era infatti giunto alla deduzione dell’esistenza di una sorta di super-computer di cui la storia degli uomini non è che il riflesso che si svolge sulla superficie del tempo. In uno dei saggi che scrisse prima di venire ucciso, “System and History”, Culianu assegna a questa specie di computer universale la proprietà dello spazio di Hilbert, cioè di uno spazio matematico il cui numero di dimensioni è infinito; perché è solo in questo modo, spiega, che il Calcolatore, fatto di sistemi di pensiero non sequenziali, può interagire in maniera sequenziale con la mente umana programmata per rielaborare di volta in volta, nel corso della sua storia, le grandi banche di dati in esso contenuti. Secondo Culianu esiste da sempre un Calcolatore universale che decide la storia dell’uomo.

 

Il concetto ha un tale grado di complessità che Culianu stesso ha pensato di svolgerlo in maniera narrativa in alcuni suoi racconti borgesiani. Ne “La sequenza segreta”, Culianu inventa la figura di un eretico dell’epoca gnostica, Giovanni di Cappadocia, le cui teorie affermano che “le anime nascono solo per pensare e si riproducono unicamente per riprodurre il pensiero, in modo che tutto alla fine sia pensato. Non vi è differenza tra gli esseri umani; essi non sono altro, per breve tempo, che formiche pensanti. (…) Egli affermava di aver costruito una griglia che gli permetteva di predire tutti i possibili pensieri futuri, perché il mondo non è che un pensiero fra gli altri ed è stato creato unicamente per dare agli uomini l’opportunità di pensare. Quando tutti i pensieri saranno pensati, il mondo cesserà di esistere”.

 

La griglia di Giovanni di Cappadocia è spietata e indifferente come le conseguenze algoritmiche del capitalismo della sorveglianza: gli uomini sono formiche pensanti, ciò che pensano è già previsto dalla griglia e, quando tutti i pensieri saranno pensati, il mondo cesserà di esistere per sempre. Ma questo non è ancora tutto.

 

Nel 1908, Edward Morgan Forster pubblica un racconto lungo intitolato “The Machine Stops”. È un racconto imprevedibile per l’autore di “Passaggio in India” e di “Camera con vista”; anche questo testo sembra provenire da un altro mondo, il nostro. Forster descrive un’umanità che vive sottoterra, ogni individuo è rinchiuso in una stanza esagonale, come la cella di un’ape; a governare il Pianeta, quella che lui chiama la Macchina e che noi oggi ritradurremmo in algoritmo, in intelligenza artificiale. Il testo di riferimento di questa nuova umanità è il manuale d’istruzione della macchina stessa, l’etica si fa procedura e manutenzione, e ciascuna persona non ha altro confronto e conforto che la bolla in cui è gettata, una bolla che le assomiglia e la accudisce: la macchina le fornisce musica, immagini, idee e persone simili con cui comunicare. L’universo è chiuso in un immenso social network ed è bloccato in un eterno presente dove non esiste alternativa; non esiste futuro perché ogni cosa è già decisa e prevista: la Macchina, governatrice dello spazio e del tempo, è colei che ha decretato la fine della Storia.

 

Rileggere questi precedenti mette inquietudine; perché non si tratterebbe semplicemente di un’innocua archeologia delle idee. Alle nostre spalle è possibile scorgere infatti un altro movimento, incomprensibile e inafferrabile. E’ un’ipotesi decisamente weird, ma è la weirdness, oggi, la categoria che ci descrive meglio: se Culianu e Forster fossero pensieri della Macchina? E se così fosse, la Macchina non sarebbe già in azione? Il super-computer, insomma, lavorerebbe da tempo e l’esistenza della stessa opera di Forster e Culianu, così vicina a ciò di cui solo oggi cominciamo a accorgerci, potrebbe esserne la dimostrazione.

 

Il tempo e lo spazio sono piegati. Il super-computer algoritmico sta lavorando retroattivamente per riscrivere una storia che lo vedrà trionfante.