Mettere in quarantena l'èra dell'irresponsabilità
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La decisione del governo di chiudere le scuole anche nelle zone del paese che si trovano distanti dalle cosiddette aree particolarmente a rischio è il primo provvedimento in qualche modo coatto, che crea cioè una costrizione formale, adottato da parte dell’esecutivo italiano. Nella serata di ieri, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha poi ultimato il dpcm contenente alcune misure urgenti per provare a far fronte all’epidemia virale che sta infettando parte dell’Italia – secondo i dati ufficiali della Protezione civile, i contagiati sono arrivati a quota 2.706, di questi 1.605 sono in isolamento domiciliare, 1.346 sono ricoverati con sintomi, 295 sono in terapia intensiva, i decessi rispetto a ieri sono saliti di 28 unità arrivando a quota 107, mentre i guariti sono aumentati in una misura maggiore rispetto ai nuovi malati, più 72,5 per cento contro il 19,4 per cento – ma la caratteristica cruciale della fase storica che sta vivendo il nostro paese ha a che fare con un’espressione utilizzata ieri da alcuni esponenti del governo che merita di essere inquadrata per quello che è: siate tutti responsabili.
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- Claudio Cerasa Direttore
Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.