Virginia Raggi (foto LaPresse)

Una tranquilla giornata da Raggi: “Er casino in Campidoglio”

David Allegranti

Lemmetti contro Calabrese. I 3 miliardi della linea C e la liquidazione di Roma Metropolitane fanno saltare in aria i 5 stelle

Roma. “Er casino se fa’!”, annuncia sottovoce la consigliera del Pd Giulia Tempesta, mentre sottobraccio porta persone su per le scale, in attesa che il consiglio comunale capitolino “straordinario” sulla liquidazione di Roma Metropolitane prenda il via, tra il tramonto romano che brucia sul Campidoglio, i lavoratori infuriati e preoccupati per il proprio futuro (in totale sono 150, molti sono nell’aula Giulio Cesare, quasi cinquanta rischiano il posto) e le notizie che dal mattino si rincorrono in una città pericolosa e ostile, scale mobili fuori uso (Furio Camillo) e autobus che vanno a schiantarsi contro gli alberi.

 

“Er casino” per la verità è già in corso, organizzato e no. Il 25 ottobre ci sarà uno sciopero generale dei settori pubblici e privati, trasporti compresi, e tanti saluti alla mobilità in una città disfunzionale che già in condizioni normali è tendenzialmente anormale. “Er casino” è Roma, dove vivono agenti del caos permanenti in stile Joker. La sindaca Virginia Raggi ha annunciato l’irrevocabile scioglimento della società cento per cento partecipata dal Comune di Roma che realizza, amplia, prolunga e ammoderna le linee della metropolitana, compresa la linea C (che una volta terminata sarà costata oltre tre miliardi). Uno s’aspetterebbe una maggioranza grillina compatta nel procedere allo scioglimento di una società di tale importanza, visto il preavviso di appena 24 ore con il quale è stata convocata l’assemblea (talmente urgente che il Pd ha dovuto rimandare la sua fondamentale direzione romana prevista per ieri). Così come ci si aspetterebbe una strategia precisa da perseguire dopo la liquidazione. In realtà i primi a essere spaccati sono i Cinque stelle. La delibera molto scarna che liquida la società è stata portata nelle commissioni al mattino e al pomeriggio, che avrebbero dovuto fornire un parere – seppur non vincolante – e per due volte è slittata. Questo perché nel M5s è in corso un dibattito sull’opportunità o meno di chiudere la partecipata. Da una parte il fronte del sì, composto da Gianni Lemmetti, assessore al bilancio, e dal Direttore generale del Campidoglio Franco Giampaoletti, dall’altra il fronte del no, composto dal presidente della commissione mobilità Enrico Stefano e dall’assessore ai trasporti Pietro Calabrese.

 

Le perplessità insomma sono molte anche dentro la maggioranza. Sopratutto sulla visione d’insieme. Nella scarna delibera c’è scritto che si procederà alla “prosecuzione dell’esercizio provvisorio dell’impresa, per il completamento delle importanti opere e attività già affidate” (come il completamento della linea C) e che saranno compiute tutte le azioni “necessarie a garantire i livelli occupazionali anche attraverso il ricollocamento del personale presso le Partecipate di Roma Capitale”. Eppure, come spiegano i lavoratori, qui manca proprio la strategia. Alessandro, dipendente di Roma Metropolitane, dice che l’attacco sistematico alle partecipate della Capitale a opera dei Cinque stelle non è casuale. “Le partecipate vengono descritte come carrozzoni, la loro eventuale chiusura è un tributo di sangue offerto dall’amministrazione all’elettorato dei Cinque stelle. Mettere in crisi le partecipate della Capitale è una strategia”, dice Alessandro. “Eppure mi dovrebbero spiegare: ok, chiudiamo le partecipate, ma poi quel lavoro chi lo fa? Il prossimo sindaco, se vuole costruire nuove linee della metropolitana come farà? Chi le realizzerà?”. Raggi ha detto che la società costa troppo, che “brucia 6 milioni di euro all’anno”, i lavoratori – numeri alla mano – spiegano che non è vero. “La perdita media annua consuntiva 2016-2017-2018 è di 2,5 milioni di euro l’anno”, scrivono in un documento che fanno girare, mentre il consiglio comunale tarda a prendere forma. La prima chiama va a vuoto perché manca il numero legale, la seconda chiama è buona dopo 45 minuti di riunione dei capigruppo e di maggioranza, ma i lavori vengono di nuovo sospesi. Tutto è affidato al caos e al caso. La sindaca non si vede, è uscita verso le tre dal Campidoglio e non s’è più riaffacciata (quantomeno in consiglio). “Al 31 dicembre 2012 il patrimonio netto di Roma Metropolitane era di circa 10 milioni”, si legge nei volantini dei lavoratori. Nel 2014 invece la perdita era di due milioni. E perché? “Il bilancio 2014 mostra un risultato negativo a causa della riduzione del corrispettivo annuo di convenzione nella misura del 30 percento decisa da Roma Capitale, oltre che degli oneri sostenuti per la richiesta dell’amministrazione di effettuare la cantierizzazione dei Fori Imperiali (epoca Marino, ndr) pur in assenza di copertura del Quadro Economico della Linea C”. Insomma le cose sono più complesse di come le spiega la sindaca Raggi. Oltretutto, dicono i sindacati, chi l’ha detto che non seguiranno altre liquidazioni? “Se oggi liquidano così una società, chi ci dice che non faranno lo stesso anche con altre aziende come Ama?”, chiedono in coro Natale Di Cola e Alberto Civica, segretari regionali di Cgil e Uil presenti in aula. “Sindaca. Sono tre anni che sei Sindaca”, dice Paola Propana, sindacalista della Uil, mentre si fa selfie insieme ai lavoratori. “La città sta andando in malora. I servizi sono in caduta libera. I lavoratori sono stremati, senza stipendio e senza futuro, le aziende sono in liquidazione o prossime al fallimento. Sindaca, non sei in campagna elettorale, che puoi permetterti di fare promesse. Governi da tre anni. Con i risultati che vediamo tutte e tutti”. Un macello primordiale.

Di più su questi argomenti:
  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.