Massimiliano Smeriglio (foto LaPresse)

Smeriglio e Lombardi (alla Link) uniti nella lotta contro Virginia Raggi

David Allegranti

Sulla scia dell'alleanza rossogialla alle elezioni regionali, ecco che l'europarlamentare del Pd interloquisce con la più acerrima nemica della sindaca di Roma

Roma. La “dottrina Franceschini” prosegue speditamente, come dimostra l’alleanza elettorale nata in Umbria, dove si vota a fine mese, e in replica anche in Calabria (poi si vedrà con Emilia Romagna e Toscana). 

 

C’è quindi la variante Goffredo Bettini, quella sui presunti popoli già uniti nella società prima che la politica se ne accorga. E poi ci sono le sfumature romano-laziali, testimoniate dall’incontro di oggi alle ore 18 alla Link Campus University: “Le possibilità di potere. Sinistra e M5s a confronto”. Introduce Vincenzo Scotti, dice la locandina che annuncia il dibattito fra Massimiliano Smeriglio, già numero due della Regione Lazio, oggi europarlamentare eletto con il Pd, e Roberta Lombardi.

 

“Un confronto a tutto campo sulla politica. Sul governo nazionale, sulla Regione, sulla nostra città”, dice Smeriglio presentando l’appuntamento. Roma, ovviamente. L’accenno alla Capitale va letto con molta attenzione, visto che non è casuale. Mentre c’è chi sembra essere pronto nel Pd a non disturbare troppo Virginia Raggi, magari invitandola a restare al suo posto anziché dimettersi per lo stato depressivo in cui versa la città, Smeriglio interloquisce con la più acerrima nemica della sindaca fin dalla sua candidatura, Roberta Lombardi appunto – l’antagonista, come in una vicenda classica –, e dice che Pd e Cinque stelle possono fare insieme molta strada ma non a Roma. Smeriglio lo aveva spiegato bene al Foglio qualche giorno fa: “In Regione Lazio con una parte importante del M5s è da un po’ di tempo che va avanti un dialogo più civile e costruttivo. Roberta Lombardi ha interpretato quel dialogo apportando anche un contributo di merito sulle leggi prodotte dalla Regione Lazio”.

 

A Roma, invece, “la situazione è un po’ diversa. Penso che dobbiamo essere seri, continuando l’opera di opposizione frontale e radicale alla giunta Raggi, che è un delirio: è una delle esperienze peggiori mai realizzate in Campidoglio. A Virginia Raggi auguro di fare una grande carriera politica ma penso che la sua esperienza romana sia stata fallimentare, ed è un sentimento diffuso in città. A Roma alle Europee anche grazie alla presenza di una lista aperta il Pd ha preso il 31 per cento, un risultato importante che ci rende competitivi. Per questo deve partire subito un comitato promotore del campo democratico, raccogliere idee, competenze, mettere in campo un percorso pubblico trasparente che porti dritto alle primarie per scegliere il nostro candidato sindaco, o sindaca”. Insomma, il dialogo va bene al governo e anche nelle regioni, ma a Roma “non si può collaborare con un’esperienza di governo come quella della giunta Raggi: è un disastro. Il mio, per quel che vale, è un giudizio politico che non ammette appelli”.

 

Nei giorni scorsi, invece, Nicola Zingaretti si è messo nei guai da solo spiegando che “Virginia Raggi non dovrebbe dimettersi come chiede Salvini ma dovrebbe affrontare con più decisione i temi irrisolti”. Una mezza investitura che ha creato non pochi problemi nel centrosinistra, visto il caos che regna sovrano in città, tant’è che il lunedì il segretario ha dovuto fare una mezza marcia indietro: “A Roma stiamo all’opposizione” e “no a un altro sindaco come Raggi”. Persino nel M5s c’è chi lo pensa. Da sempre Roberta Lombardi è una delle più feroci contestatrici della sindaca Raggi. Per esempio sull’inchiesta sul nuovo stadio della Roma che ha portato agli arresti di Marcello De Vito: “Raggi non faccia finta di nulla. Non credo De Vito agisse da solo”, ha detto Lombardi. E, all’epoca degli audio su Ama tra la sindaca e l’ex numero uno della società di raccolta rifiuti Lorenzo Bagnacani, l’ex parlamentare del M5s paventò la possibilità di dimissioni anticipate della sindaca: “Io non credo che la Raggi debba dimettersi in questo momento. Inciampi ed errori ne sono stati fatti, penso anche a questi audio, ma solo la rilevanza penale cambierebbe tutto. Ci sono reati su cui anche solo l'indagine è particolarmente odiosa. Io non ho chiesto le dimissioni della Raggi per falso ideologico, se fosse però coinvolta da indagini di altro tipo allora cambierebbe lo scenario. Ma spero che questo non avvenga”. Le “possibilità di potere”, intanto, sembrano aperte: Pd e una parte del M5s possono pensare alle prossime elezioni senza Virginia Raggi.

  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.