Matteo Renzi (foto LaPresse)

La mossa di Renzi per puntare l'arma del Copasir contro Salvini e Conte

Valerio Valentini

Il 23 ottobre il premier e i vertici dei servizi convocati per chiarire i colloqui con il procuratore generale Barr. Italia viva e Pd chiedono di convocare anche il leader della Lega sulla vicenda Metropol 

Roma. Che la scelta risponda alla logica della deterrenza, o a una effettiva voglia di indagare, è arduo da dire. “Entrambe le cose”, spiegano infatti dalle parti del Nazareno. Sta di fatto che ieri pomeriggio, quando l’ ufficio di presidenza del Copasir s’è riunito per stabilire il calendario di lavori delle prossime settimane, le ombre moscovite del Metropol si sono allungate fin dentro Palazzo San Macuto. Dove il neo presidente del Comitato per la sicurezza della Repubblica, Raffaele Volpi, s’è sentito chiedere dagli esponenti di Pd e Italia viva di valutare l’opportunità di audire Matteo Salvini in merito al Russiagate.

 

Istanza legittima, certo. E al tempo stesso un messaggio alla Lega: un invito alla non belligeranza. Perché in effetti ieri il Copasir era chiamato a stabilire la data della convocazione di Giuseppe Conte, fissata per il 23 ottobre prossimo, insieme a quelle del capo del Dis Gennaro Vecchione, e dei vertici di Aise e Ais, Luciano Carta e Mario Parente, che verranno ascoltati subito dopo il premier e che, proprio insieme all’“avvocato del popolo”, dovranno spiegare le stranezze del garbuglio che s’è avviluppato intorno agli irrituali colloqui di William Barr coi massimi responsabili dei nostri servizi segreti tra agosto e settembre. In particolare, quello su cui bisognerà fare chiarezza, è il motivo per cui Conte abbia concesso che un ministro della giustizia di uno stato straniero venisse a contatto diretto, senza alcuna mediazione politica, con la nostra intelligence. E insomma ce n’è abbastanza per fare deflagrare la questione sul piano politico, mettendo il tanto elogiato senso delle istituzioni del presidente del Consiglio su un crinale assai scivoloso. Tanto più che Salvini, proprio lunedì, ha volutamente alzato la tensione intorno sulla faccenda, additando a proposito “la coscienza sporca” del premier. Ed è per questo che nella maggioranza si sono allertati, e hanno preparato la contromossa che si è concretizzata ieri. Quando il dem Enrico Borghi e il renziano Ernesto Magorno hanno chiesto a Volpi di inserire, tra le possibili audizioni da svolgere, proprio quella del segretario della Lega.

 

Una trappola che, a Via Bellerio, avevano messo in preventivo, e anche per questo Volpi stesso s’era incaricato di aggirarla, facendo sapere, già alla vigilia, il suo “parere personale” in un’intervista a Libero: “Non ritengo che il tema del Metropol sia di competenza del Copasir”, aveva detto. Che è poi la stessa osservazione che, col garbo che contraddistingue la sua figura di leghista dal passato democristiano, ha accennato anche ieri, trovandosi però di fronte alla risolutezza dei suoi interlocutori di Pd e Iv. I quali, a dire il vero, avevano tentato di coinvolgere, nei conciliaboli preparatori, anche il M5s in questa operazione, senza tuttavia riuscire a convincere del tutto il capogruppo Antonio Zennaro: “Evitiamo di politicizzare il Copasir”, s’è limitato a rispondere il deputato grillino. Che tuttavia non s’è neppure opposto, insieme alla sua collega Federica Dieni, alla richiesta di acquisire gli atti fin qui redatti dalla procura di Milano, che sta indagando, con l’ipotesi di corruzione internazionale, il leghista Gianluca Savoini, fidato consigliere diplomatico di Salvini e grande esperto del Carroccio di affari russi insieme all’altro filoputiniano lumbàrd, Claudio D’Amico.

 

Il Copasir aveva già sollecitato un chiarimento sull’affaire Metropol a metà luglio, quando il governo in carica era ancora quello gialloverde e però già Conte, che di lì a una settimana avrebbe poi riferito in Senato sulla faccenda, si mostrava infastidito per le reticenze del suo vice di allora. E forse ancora non immaginava che, nel pantano un po’ putrido e un po’ impalpabile di questa strana parola – Russiagate – il destino suo, e quello di Salvini, si sarebbero ben presto incrociati. Facendo, peraltro, la gioia di Matteo Renzi: che nel vedere lì, insieme sulla graticola del Copasir, sia il premier sia il leader della Lega, deve già fregarsi le mani. E così l’ex premier, che ha dapprima agevolato l’elezione di Volpi alla presidenza del Copasir e poi suggerito l’offensiva sul Metropol che ha preso corpo ieri, ora spera di vederli indeboliti entrambi in un colpo solo, i suoi diretti avversari di questa stagione.