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Conte e l'AbiDiccì della politica

Marianna Rizzini

Mastella, Rotondi e Gargani ci spiegano con molti sorrisi perché il premier può ambire alla patente Dc

Roma. Che cosa succede quando un premier espresso dai Cinque stelle arriva in un ex feudo democristiano? Il premier Giuseppe Conte, effettivamente, nel feudo democristiano c’è andato, due giorni fa, quando, in quel di Avellino, ha partecipato alle celebrazioni per la nascita di Fiorentino Sullo, esponente storico dc, ed è stato salutato come possibile “federatore” o come colui che può lanciare una nuova “chiamata” per i cattolici in politica. Basta torpore, ha detto agli astanti, si torni “ad animare la società”. Ma che cosa del premier, in particolare, ha colpito i cattolici presenti all’incontro avellinese, tra cui l’ex presidente del Consiglio e più volte ministro Ciriaco De Mita, che, intervistato dal Corriere della Sera, ha detto che Conte “è avvantaggiato perché il resto che lo circonda è miseria?”.

 

A sentire Clemente Mastella, l’appeal di Conte presso le platee ex democristiane ha molto a che fare con “il passo felpato sul piano politico, il tratto caratteriale che ne evidenza la capacità di mediazione, tratto questo tipicamente democristiano, e con l’atteggiamento sereno, mai sopra le righe”. Sono queste caratteristiche, dice Mastella, a fare sì che Conte assomigli a un democristiano – ma “che lo sia davvero è tutto da dimostrare. Certo è che Conte per alcuni aspetti risulta attrattivo a prescindere, anche perché molti esponenti politici di oggi non hanno respirato un certo esprit democristiano: mancano i punti di riferimento, e Conte mostra di averli e di poterli fornire”. Anche in prospettiva: se in una prima fase Conte doveva barcamenarsi tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini, nella seconda fase, dice Mastella, “si è conquistato da solo una centralità”.

 

Per Gianfranco Rotondi bisogna prima passare per la definizione di democristiano: “Un democristiano è un cattolico che si richiama alla tradizione del popolarismo e si riconosce nella dottrina sociale della chiesa e milita in una formazione di ispirazione cristiana”. E’ rimasto colpito, Rotondi, dalla citazione fatta da Conte del Codice di Camaldoli, documento programmatico elaborato nel 1943 da intellettuali di fede cattolica, e dall’“evidente conoscenza” delle basi del cattolicesimo democratico e della dottrina sociale della Chiesa. E questo rende Conte interessante per una parte dell’universo ex Dc, oltre al fatto che Conte ha dimostrato di volersi contrapporre a Salvini (“qui nessuno vuole morire sovranista”, dice Rotondi).

 

“Conte fa riferimento a un sistema di valori in cui il democristiano si riconosce, anche se poi non è in senso tecnico un democristiano. Mi pare quindi che possa ambire a trasformare i Cinque stelle e indirizzarli. E lo dico non avendo preclusioni verso il M5s. Anche perché l’antipolitica, se si osserva attentamente il quadro, è finita. Non è una cosa che viene formalizzata, ma è così. Dopodiché i Cinque stelle hanno portato forze e prospettive nuove, motivo per cui non li demonizzerei. Per loro ormai è finita l’adolescenza, Salvini è stata la loro prima notte d’amore. Solo che poi sono stati più bravi di lui: lui pensava di abbandonarli piangenti, invece si sono subito rifidanzati”.

 

Se Conte possa o meno traghettare il M5s verso altri lidi dipenderà, dice Rotondi, anche dalle scelte fatte dal M5s in Europa: “Se scelgono il Pse allora si chiude un cerchio, si finirà per vedere Beppe Grillo che si iscrive al Pd e i Cinque stelle appariranno come lo strumento di un’operazione remake del passato dei dem. Se si iscrivono al Ppe allora Conte apparirà come colui che ha mostrato la strada e sdoganato la Dc. La Seconda Repubblica è nata e cresciuta su un pregiudizio democristiano. E non si dimentichi che Grillo era il comico che chiudeva le feste dell’Amicizia, era il nostro comico di riferimento prima della cacciata dalla Rai”.

 

A Giuseppe Gargani invece è piaciuto il riferimento “all’importanza dei cattolici nell’Assemblea Costituente” fatto da Conte ad Avellino: “Nella cultura dominante, fino a poco tempo fa, c’era l’idea che la Costituzione fosse ‘cosa di sinistra’. Conte ha parlato di apporto cattolico in fase costituente con passione e competenza”. Conte insomma ha sposato la causa, ma poi? “Poi c’è bisogno che i cattolici democratici tornino ad animare la politica , cosa che appunto Conte ha auspicato. E ha dimostrato di avere un pensiero politico, cosa non da poco in un quadro in cui c’è chi, come Di Maio, si definisce post-ideologico. Qui non si tratta di avere un’ideologia, ma intanto di avere un pensiero, avendo letto magari anche qualche libro”.

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.