Nicola Zingaretti (LaPresse)

Il Pd, più che alla Raggi, pensa a ritagliarsi qualche spazio in Rai

Le direzioni delle reti e dei tg rimangono saldamente nelle mani dei Cinque stelle e della Lega, il Cda non si può toccare, e gli esponenti del centrosinistra di peso nella tv di stato sono renziani

Nicola Zingaretti è rimasto molto amareggiato per la levata di scudi che è seguita alla sua intervista a Lilli Gruber. Il segretario del Partito democratico infatti non pensava che le sue parole su Virginia Raggi venissero lette come un appoggio alla sindaca di Roma. Ai suoi l’ha spiegata così: “Lei mi ha chiesto se Raggi si dovesse dimettere e io certo non avrei potuto risponderle di sì, perciò ho semplicemente detto che no, piuttosto, deve lavorare. Figuriamoci se appoggiamo la Raggi”.

     

    

Peraltro, il Pd romano sta raccogliendo le firme per le dimissioni della sindaca e anche il partito nazionale non ha intenzione alcuna di accettare uno scambio Bonaccini-Raggi. Quindi non darà il suo appoggio alla sindaca per avere quello del Movimento 5 stelle a favore del candidato alla presidenza della regione Emilia-Romagna. “Tra l’altro – spiegano al Nazareno – la sindaca di Roma è calata in modo impressionante nei sondaggi, se si ricandidasse arriverebbe terza dopo il candidato del centrodestra e dopo il nostro. E’ per questa ragione che alla fine nemmeno i grillini la ripresenteranno”.

   

Oggi è prevista la direzione del Partito democratico, ma nella riunione del parlamentino del Pd non si parlerà delle future alleanze e non è detto che si parli di legge elettorale. Ed è stata rinviata a dopo la manovra economica anche la proposta di una segreteria collegiale che comprenda gli ex renziani, come era stato concordato in un incontro nei giorni scorsi tra il ministro della Difesa Lorenzo Guerini e il segretario del Pd Nicola Zingaretti.

   

Se il Pd ha deciso che di legge elettorale è ancora troppo presto per parlare, tra i deputati e i senatori, già colpiti dal taglio dei parlamentari, invece, non si discute d’altro. E ascoltando le chiacchiere, tra un capannello e l’altro, si scopre che la vulgata secondo la quale Pd e Cinque stelle vogliono tenersi il Rosatellum per neutralizzare Matteo Renzi non ha grande fondamento. Alla fine della festa, infatti, gli uomini di Italia Viva preferiscono al proporzionale il Rosatellum, perché il primo prevederebbe una soglia di sbarramento troppo alta mentre con il Rosatellum riuscirebbero a far eleggere i loro parlamentari. E sotto sotto, nonostante chiedano a gran voce il proporzionale, anche i vertici di Leu preferiscono il Rosatellum.

   

Il Pd è al governo ma in Rai continua a non toccare palla. Il Partito democratico, infatti, è riuscito finalmente ad aprire un canale di comunicazione con l’ad Rai Salini, ma non è riuscito a ottenere granché. Le direzioni delle reti e dei tg rimangono saldamente nelle mani dei Cinque stelle e della Lega, il Cda non si può toccare, e gli esponenti del centrosinistra che hanno qualche peso nella tv di stato sono tutti renziani. Ma i vertici del Pd non hanno intenzione di restare con le mani in mano e puntano alla direzione di un telegiornale entro la fine dell’anno.

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