il ritratto

Chi è Roberto Gualtieri, nuovo sindaco di Roma

Redazione

Cinquantacinque anni, docente di Storia contemporanea e tre volte parlamentare europeo. L'ex ministro dell’Economia corona con l’elezione al Campidoglio una lunga militanza nel partito, dalla Fgci al Pd. La sfida vera, però, comincia adesso: risanare Roma

“Si muove poco, ma si muove benissimo: chissà dove arriva”, si diceva nel Pd quando durante il Conte bis era ministro dell'Economia. Si è visto: per adesso Roberto Gualtieri sale al Campidoglio.

 

Cinquantacinque anni, romano di Monteverde, con una passione per la chitarra e la musica brasiliana (testimoniata da esibizioni diventate popolari), Gualtieri è docente di Storia contemporanea all’Università La Sapienza e vicedirettore dell’Istituto Gramsci.

 

 

L’elezione a primo cittadino della Capitale arriva a coronamento di una lunga esperienza interna al partito cominciata da giovane: Fgci-Pci-Pds-Ds-Pd. Storico di formazione economica, nel 2007 viene chiamato a far parte della commissione di dodici saggi incaricata di scrivere il manifesto del Partito democratico: di fatto figura tra i "fondatori".

 

Proprio grazie ai dem può vantare un curriculum di tutto rispetto all’interno delle istituzioni europee: i record di preferenze conquistate nel Lazio e nella circoscrizione Italia centrale lo eleggono per tre legislature consecutive al Parlamento europeo (2009-2014-2019), dove si occupa principalmente di temi economici e di Brexit e ha modo di affinare doti di negoziazione nate in seno al partito. Oltre a guadagnarsi, quasi sul finire della sua permanenza a Bruxelles e Strasburgo, un posto in classifica tra gli otto eurodeputati più influenti secondo Politico.

 

 

Chiamato a sostituire Giovanni Tria, nell’agosto 2019, dietro la scrivania di Quintino Sella dopo la caduta della maggioranza gialloverde, è grande sponsor di un intervento più marcato dello stato nella vita economica del paese. Da titolare del ministero di via XX settembre, gestisce le prime drammatiche fasi della crisi economica seguita all’emergenza sanitaria da Covid-19. Nel luglio 2020 viene eletto alla Camera dei deputati nel collegio Lazio I

 

In seguito alla crisi della maggioranza giallorossa, nel febbraio scorso, malgrado anche Confindustria caldeggiasse la sua riconferma al Mef, Gualtieri non trova posto nella lista dei ministri del governo guidato da Mario Draghi. E’ in questo periodo che, all’interno del Pd, si comincia a ragionare sul suo impegno in vista della corsa al Campidoglio - ripiego sulla carica di sindaco intrapreso, tra l’altro, da molti altri ex ministri del governo Conte.

 

 

Il sì definitivo alla sua candidatura resta in sospeso anche per via dell’avvicendamento al vertice del Nazareno: l’uomo forte del Pd, l’ex segretario e governatore del Lazio Nicola Zingaretti, accarezza a lungo l’idea di presentarsi, a patto di essere il front-runner di un "campo largo" e aperto al M5s. In più, il neo segretario Enrico Letta avanza riserve sulla figura di Gualtieri: uomo d’apparato, autorevole e solido, gli sembra però troppo poco accattivante in una contesa senza sconti e piena di incognite. Alla fine, per via della riluttanza dei 5 stelle di fronte al richiesto ritiro della candidatura della sindaca uscente Virginia Raggi, Zingaretti si sfila e l’ipotesi Gualtieri prende forma e consistenza. 

 

Il resto è storia recente: la vittoria alle primarie del centrosinistra e l’ufficialità della candidatura, la campagna elettorale in vista del primo turno e la conquista del ballottaggio. Oggi, la vittoria, ottenuta con ampio margine, contro lo sfidante di centrodestra Enrico Michetti. La sfida più complicata si apre ora: risanare una città, Roma, in profonda difficoltà dopo cinque anni di disastrosa o mancata amministrazione.