Roma Capoccia

Sul "sì" di Gualtieri pende ancora, nonostante le smentite. L'ipotesi Zingaretti

Alla ricerca di un "tecnicismo"

Marianna Rizzini

Quel “sento una responsabilità morale per la città” pronunciato dal presidente della regione Lazio può sconvolgere ancora le strategie del Pd per Roma?

Le parole sono importanti, diceva Nanni Moretti, e le parole pronunciate ieri ad “Agorà” da Nicola Zingaretti, governatore del Lazio, sono piccole pietre lungo il percorso che deve portare il Pd a presentare il suo candidato di punta a sindaco, considerata la data delle primarie, il 20 giugno (sono già in campo Giovanni Caudo, Monica Cirinnà e Tobia Zevi) e la presenza di un nome, quello di Roberto Gualtieri, dato da tempo sul punto di ufficializzare la corsa. E però ogni giorno non è mai il giorno giusto, tantomeno dopo aver ascoltato Zingaretti rispondere, a una domanda su Gualtieri sindaco: “Me lo auguro”. Ma aggiungendo “sento una responsabilità morale per la città” e dicendo che il candidato del centrosinistra, “chiunque sia”, correrà contro Virginia Raggi. E in quel “chiunque sia” c’è la storia preventiva delle ore destinate forse a sconvolgere (di nuovo) il Pd.

 

Non è infatti un mistero che il segretario Enrico Letta abbia dato mostra di considerare soluzione molto adatta per Roma una candidatura di Zingaretti, nome capace di innalzarsi al di sopra delle soglia di rischio. E dunque, nonostante le smentite ripetute, ieri compreso, in molti sperano che il governatore decida infine di correre. Ma c’è una parte del Pd locale, dal deputato Claudio Mancini alla consigliera regionale Micaela Di Biase, anche moglie del ministro Dario Franceschini, che punta con convinzione su Gualtieri. Che cosa succederebbe nel partito? Ma se l’effetto Mourinho ha dato energia alla capitale, pare aver rinvigorito anche i sogni di coloro che sperano in un “sì” di Zingaretti, nonostante i problemi irrisolti: come fare, infatti, a evitare che le eventuali dimissioni del governatore, in caso di candidatura, non precipitino nel caos il Lazio, dove gli alleati Pd e Cinque stelle si troverebbero di fronte con molta probabilità un Cinque stelle ribelle (alla Di Battista) pronto a sottolineare la stranezza: ma come, governate con colui che si candida contro Raggi? Tantopiù che Raggi resta in campo, anche se c’è chi ha provato a farla desistere (da Giuseppe Conte in giù). E mentre il tavolo sul regolamento delle primarie slitta di un paio di giorni, i fan della candidatura Zingaretti ragionano attorno al “tecnicismo” che permetterebbe allo stesso di non dimettersi subito, ma di annunciare intanto l’intenzione di candidarsi, portando la Regione oltre l’emergenza Covid, e ufficializzando il tutto al momento della presentazione liste e accettazione candidatura, un mese prima del voto. 

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.