Gualtieri: “Così renderò l'Italia attraente. Lo stato azionista? No, non è uno scandalo”
“Potenziare gli investimenti, cambiare la giustizia, riformare il fisco, semplificare la burocrazia. Il nazionalismo? Ha perso la scommessa”. Il ministro dell’Economia, anticipa al Foglio il “piano di riforme” che l’Italia presenterà in Europa. Intervista
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I soldi ci sono, l’Europa aiuta, le opposizioni non mordono, la maggioranza è stabile, il debito non è più un tabù, gli aiuti di stato non sono più un vizio, i bond sono diventati una possibilità, il Mes è diventato accessibile, i Btp vanno a ruba, la Bce non smette di sostenerci e le condizioni per immaginare un rimbalzo economico del nostro paese esistono ma sono appese a un problema non del tutto secondario: oltre ad avere un piano per provare a gestire il presente, il governo italiano ha o non ha un piano per tentare di gestire il futuro? Abbiamo passato un pomeriggio intero a discutere di questo tema con il ministro che gestisce il portafoglio più pesante all’interno del governo Conte e con lui, con Roberto Gualtieri, abbiamo provato a parlare di tutto e abbiamo provato a far fare al ministro dell’Economia e delle Finanze un passo in avanti per non parlare solo di ciò che è stato fatto ma per parlare di ciò che il governo farà per tentare di trasformare l’Italia in un posto più sicuro, più attraente, più protetto, più competitivo. Ministro, i soldi ci sono, ma ciò che manca è la visione. Da dove si può partire? “Credo che con il decreto ‘Rilancio’ si sia aperta una nuova fase. Il governo e la maggioranza hanno rafforzato la propria coesione e la capacità di costruire una sintesi politica, e al tempo stesso c’è stato ascolto e dialogo con la società e con le sue diverse articolazioni, dalle forze produttive al terzo settore, di cui vi è ampia traccia nel decreto. Naturalmente tutto è perfettibile, ma abbiamo cercato di essere inclusivi e al tempo stesso coerenti con la chiara impostazione che abbiamo seguito fin dall’inizio della pandemia: questa crisi avrebbe richiesto un forte stimolo fiscale (quello varato dall’Italia è tra i più consistenti a livello internazionale) e l’esigenza di mettere in campo politiche inedite di sostegno al reddito, alla liquidità, alle imprese, per preservare il tessuto produttivo del paese e salvaguardare la coesione sociale a partire dalla difesa dei più deboli. Non è solo tutela dei redditi e contrasto alla povertà, ma anche difesa della capacità produttiva di medio-lungo termine, che è condizione per assicurare una ripresa veloce e robusta, evitando che uno choc di breve periodo inneschi un prolungato periodo di bassa crescita come è avvenuto in occasione della precedente crisi. Al tempo stesso, queste misure devono essere accompagnate da interventi per favorire la ripresa, sulla base di una chiara visione dei problemi e delle opportunità del paese e di un ambizioso disegno riformatore. Già nel decreto ‘Rilancio’ – continua Gualtieri – vi sono interventi significativi che vanno in questa direzione, da quelli sulla capitalizzazione delle Pmi agli incentivi sull’efficienza energetica, fino all’investimento senza precedenti sull’Università e la ricerca. Ora occorre un grande patto per lo sviluppo sostenibile e inclusivo con le forze sociali e produttive che dovrà sfociare nel Recovery plan dell’Italia, cioè in un grande piano di investimenti e riforme al cui finanziamento contribuiranno i nuovi strumenti europei a partire dal Recovery fund. I pilastri di questa strategia di sviluppo saranno il potenziamento degli investimenti pubblici e privati, la conoscenza e il capitale umano, la semplificazione delle procedure e della macchina amministrativa, e sui driver l’innovazione e la digitalizzazione, la sostenibilità ambientale, le infrastrutture materiali e immateriali, la coesione sociale e territoriale con un’attenzione particolare al Mezzogiorno”. Il Recovery fund, di cui oggi discuterà la Commissione europea, è una straordinaria opportunità non solo per avere nuove risorse da immettere nella nostra economia ma anche per provare a fare quello di cui l’Italia ha urgente bisogno: dimostrare di avere una strategia non solo per galleggiare ma anche per provare a navigare. Qual è il piano dell’Italia? “Il Recovery fund costituisce una grande opportunità per rilanciare il Green and Innovation Deal e realizzare un grande piano di investimenti e riforme che avrà una cornice coerente e si articolerà in una serie di missioni molto concrete come dotare l’intero paese di una infrastruttura digitale avanzata, sviluppare competenze e capacità produttiva nel settore delle energie pulite e dell’economia circolare, rinnovare nel segno dell’efficienza energetica l’intero patrimonio edilizio pubblico e privato. Quanto al resto, siamo riusciti a gestire il rapporto con un paese in lockdown, mantenendo una sostanziale coesione tra cittadini e istituzioni, ora dobbiamo riuscire a fare lo stesso in questa lunga fase 2 costruendo un paese più competitivo, unito e resiliente. Questo evento eccezionale ci ha fatto capire come sia urgente rimettere al centro una moderna visione di politica industriale”.
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- Claudio Cerasa Direttore
Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.