Nel M5s c'è chi vuole limitare il potere di Casaleggio. Impossibile

Luciano Capone

Il posto di comando dell’erede di Gianroberto è blindato da due statuti. E per cambiarli bisogna passare per Rousseau

Roma. Nel M5s è partita la rivolta per spodestare Davide Casaleggio. Nel partito della democrazia diretta dell’“unovaleuno”, nato per superare la democrazia rappresentativa, qualcuno deve essersi accorto che la struttura di comando è invece piuttosto antica e si basa sul modello monarchico-ereditario in cui uno, per diritto successorio, vale più di tutti. Non sono stati molto reattivi. L’ex ministro Lorenzo Fioramonti, ad esempio, che lì dentro era considerato uno dei più svegli, dopo essere uscito dal partito ha dichiarato in un’intervista che “dopo due anni di militanza e di attività non so ancora chi comanda nel M5s”. Qualcun altro più perspicace si è reso conto che è Davide Casaleggio con la sua Associazione Rousseau. Ma è possibile fare a meno di lui? Non senza la sua volontà.

   

La rivolta degli spartachisti è alimentata da questioni materiali, come il versamento dell’obolo da 300 euro per il sostentamento della “piattaforma informatica”, ma riguarda anche il ruolo e le funzioni dell’Associazione Rousseau, l’entità privata di Davide Casaleggio, che formalmente si occupa del supporto tecnico al partito ma che in sostanza lo governa. Ebbene, in un partito normale per rimuovere un’azienda che fornisce di servizi informatici – questo fa l’Associazione Rousseau – basta rescindere il contratto o aspettare la scadenza e cambiare fornitore. Ma non nel M5s. Perché è l’unico partito in cui, a causa della sua peculiare struttura statutaria e organizzativa, a comandare è proprio il tecnico informatico: Davide Casaleggio.

 

Il ruolo di dominus inamovibile di Davide Casaleggio è determinato da due documenti, o meglio, dall’incrocio di due statuti: quello dell’Associazione Rousseau e quello del M5s rifondato. Dell’Associazione Rousseau Davide Casaleggio, anche grazie a una segreta (poi rivelata dal Foglio) modifica dello statuto effettuata insieme ai suoi avvocati, è il capo assoluto: presidente, tesoriere e amministratore. Lo statuto originario, scritto pochi giorni prima della morte di Gianroberto, prevede in due articoli (il 6 e il 13) che il presidente dell’Associazione Rousseau possa essere solo uno dei “Fondatori”. Siccome i fondatori con due quote da 150 euro erano due, Casaleggio padre e figlio, e lo statuto è stato scritto in ospedale dove Gianroberto era ricoverato quattro giorni prima della sua morte, ora ne resta solo uno: il figlio. In questo modo, Davide Casaleggio si è assicurato il controllo eterno dell’Associazione Rousseau.

  

Ma c’è un altro passaggio che definisce il ruolo nel partito. Nello statuto del 30 dicembre 2017, il documento con cui Casaleggio e Di Maio hanno rifondato il M5s, all’articolo 1 c’è scritto che: “Gli strumenti informatici attraverso i quali il M5s si propone di organizzare le modalità telematiche di consultazione dei propri iscritti… saranno quelli di cui alla cd. ‘Piattaforma Rousseau’, mediante appositi accordi da stipularsi con l’Associazione Rousseau”. E’ dall’integrazione di questi due documenti, lo statuto di Rousseau con cui assume la presidenza perpetua dell’Associazione e lo statuto del M5s che lega indissolubilmente il partito all’Associazione Rousseau, che Casaleggio ha la supremazia giuridica, economica e tecnologica del M5s, attraverso un’associazione privata su cui il M5s non ha nessun potere di indirizzo o di controllo. Anche perché lo statuto del M5s prevede una procedura per sfiduciare il capo politico (Di Maio) e per rimuovere il Garante (Grillo), ma non prevede alcun meccanismo per recidere i legami con Casaleggio e l’Associazione Rousseau. L’unica soluzione sarebbe una modifica dello statuto, ma per farlo servono una procedura complicatissima e una maggioranza irraggiungibile, che in ogni caso – come per ogni deliberazione del M5s – può passare solo “dal sistema informatico della Piattaforma Rousseau”. Ovvero da Casaleggio.

   

Forse qualcuno nel M5s pensa di poter arrivare alla resa dei conti con Casaleggio al congresso del partito, magari cercando di limitarne i poteri, ma a organizzare gli “Stati generali” del M5s sarà Enrica Sabatini, socia dell’Associazione Rousseau e imposta a Di Maio come coordinatrice nel “Team del futuro” del M5s proprio da Casaleggio. Probabilmente Fioramonti non è il solo a non aver capito chi comanda nel M5s.

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali