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La cassa del M5s è nelle mani di Casaleggio

Luciano Capone

Così una sentenza dimostra come le entrate del Movimento siano in mano al capo di una società privata. Gli eletti e gli iscritti del m5s non possono sapere come il capo di una srl gestisce anche i loro soldi  

Roma. Oltre a controllare l’attività politica e la vita democratica del movimento, Davide Casaleggio attraverso l’Associazione Rousseau controlla anche le finanze grilline. Ufficialmente il tesoriere del M5s è Luigi Di Maio. Ma nella sostanza, come dimostrano gli sviluppi giudiziari, quel ruolo è a tutti gli effetti occupato in maniera informale da Casaleggio mediante la sua associazione.

 

Pochi giorni fa il tribunale di Roma ha pronunciato una sentenza contro il Movimento 5 stelle per le espulsioni illegittime di due militanti romani, Roberto Motta e Antonio Caracciolo, durante le Comunarie di Roma del 2016. Si tratta di una delle tante cause in giro per l’Italia condotte (e vinte) dall’avvocato Lorenzo Borrè contro quel guazzabuglio di statuti e non statuti, regolamenti, associazioni con la “v” minuscola e con la “V” maiuscola capeggiate da Beppe Grillo, che tante preoccupazioni di tipo economico hanno suscitato nel capocomico e, come spesso lui ha ammesso con un filo di ironia, probabilmente l’hanno spinto a fare un passo di lato. Ora Grillo è più tranquillo, perché le cause se le becca Di Maio, ma soprattutto perché i risarcimenti li paga Casaleggio. Nella sentenza dello scorso 5 febbraio, il Movimento 5 stelle è stato condannato al pagamento di 21.392 euro di spese di lite più altri 518 euro di altre spese più Iva, per un totale di circa 31.700 euro. La somma è stata liquidata alle parti dopo pochi giorni, ma la sorpresa è, come ha potuto appurare il Foglio per ammissione di uno degli epurati, che il risarcimento non è stato pagato da Beppe Grillo (ex capo politico del M5s) o da Luigi Di Maio, ma da Davide Casaleggio. Gli assegni per oltre 31 mila euro sono stati staccati dall’Associazione Rousseau.

 

Non si comprende per quale motivo una no profit dovrebbe pagare le spese legali di un partito, anche perché questa attività di assistenza legale non pare rientrare nelle finalità dell’Associazione Rousseau, che è quella “di promuovere lo sviluppo della democrazia digitale” del M5s. Semmai in questo caso l’Associazione Rousseau, per attenersi al suo scopo, avrebbe dovuto difendere i militanti ingiustamente epurati, a cui è stato impedito di partecipare alle votazioni online, attraverso una manovra che ha ristretto la “democrazia digitale”.

Il problema delle spese si porrà forse anche per un altro procedimento, quello avviato dal Garante della privacy per il trattamento dei dati dei siti della galassia del M5s. Anche in quel caso Beppe Grillo, che è il titolare dei dati, rischia di dover pagare una sanzione del Garante – o anche danni civili a favore degli iscritti che hanno visto i loro dati illecitamente diffusi per effetto di carenti misure di sicurezza – di qualche decina di migliaia di euro. Anche in quel caso pagherà l’Associazione Rousseau di Davide Casaleggio al posto di Beppe Grillo? C’è un accordo tra i due che prevede, dopo il passo di lato di Grillo, che Casaleggio si faccia carico delle cause del primo e delle relative pendenze economiche?

Che Davide Casaleggio sia diventato il responsabile dei conti e il proprietario della cassa del M5s è evidente non solo dalle uscite, ma anche dalle entrate. Con il nuovo regolamento sottoscritto da tutti i candidati del M5s, si sono impegnati a versare una volta eletti un contributo mensile di 300 euro destinato all’Associazione Rousseau. Questo tributo varrà almeno 3 milioni di euro nell’arco della legislatura, che si andranno ad aggiungere agli oltre 570 mila euro già raccolti da Casaleggio attraverso le donazioni dei simpatizzanti. Non c’è nulla di male in questo tipo di finanziamento alla politica, il contributo degli eletti è una modalità seguita da tutti i partiti. Il problema in questo caso è che gli eletti del M5s finanziano un’altra organizzazione, l’Associazione Rousseau, gestita da una sola persona – Davide Casaleggio è presidente, amministratore unico e tesoriere – e su cui gli eletti e gli iscritti del M5s non hanno alcun potere di indirizzo o di controllo.

Ciò che appare paradossale, soprattutto alla luce dello scandalo Rimborsopoli, è che nel M5s Davide Casaleggio può sapere tutto degli eletti e dei militanti del M5s (anche cosa votano). Mentre gli eletti e gli iscritti, oltre a non potersi iscrivere all’Associazione Rousseau, non possono sapere neppure come Casaleggio gestisce i loro soldi.

Luciano Capone

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali