Gianfranco Librandi (foto Wikipedia)

"Il M5s è un incubo, Gentiloni unico premier possibile”. Il manifesto di Librandi

Alessandro Berrettoni

“Monti era simpatico, i grillini sono ragazzi e la flat tax è una stupidaggine”. Parla l'imprenditore e deputato lombardo, ex Forza Italia, ex Scelta civica, ora candidato a Milano con il Partito democratico

Prima era una Scelta civica, ora una “scelta concreta”, come recita il suo slogan elettorale. E’ la parabola di Gianfranco Librandi, ex consigliere comunale di Forza Italia a Saronno, poi eletto in Parlamento nel 2013 nelle liste di Scelta Civica e infine approdato al Partito democratico dopo una parentesi con Civici e innovatori. Ora è candidato con il Pd al collegio plurinominale di Milano-Sesto San Giovanni. Quella che una volta veniva chiamata “Stalingrado d’Italia” (alle ultime comunali del 2017, dopo 72 anni, è stato eletto un sindaco di centrodestra ndr). “Ma sa, mi sono reso conto di essere sempre stato di sinistra, anzi, ‘moderatamente di sinistra’”, racconta al Foglio. Imprenditore e docente di economia aziendale, Librandi ha iniziato come operaio e poi è diventato manager e ha fondato, nel 1987, Tci srl, che opera nel campo dell’illuminazione a risparmio energetico. Curriculum professionale da “antisfascista”, tanto che annuncia di aderire convintamente al manifesto del Foglio: “Sono d’accordo, ovviamente”.

 

La storia politica di Librandi parte nel 2004, quando viene eletto consigliere comunale a Saronno con Forza Italia. “Poi mi sono accorto che Berlusconi, che pure reputo una persona geniale, era diverso da come sembrava all'inizio. E i fatti lo dimostrano. Ora con la flat tax creerà nuovi danni, è alleato con la Lega che vuole uscire dall’euro, anche se esponenti autorevoli di Forza Italia mi hanno detto che nemmeno loro credono che quest’alleanza durerà dopo il 5 marzo”. E’ anche per questo che Librandi ha deciso di entrare nel Pd. “Noi imprenditori vogliamo stabilità, vogliamo rimanere nell’euro e in Europa, e siamo preoccupatissimi da questo centrodestra che non ha nessuna voglia di stare insieme. E’ un atteggiamento poco responsabile”. E poi c’è la sinistra, moderata, s’intende: “Sto frequentando persone serie, che pensano con preoccupazione al futuro dei figli, ai poveri. Io sono fortunato, anche se ho sudato sette camicie, mi sono fatto da solo, iniziando come portapane fino alle scuole serali. Ci sono tante persone che soffrono, sono loro che che dobbiamo aiutare, anche perché è lì che nasce lo scontento sociale e poi la gente vota 5 stelle”.

 

Il M5s rischia di essere il primo partito alle prossime elezioni, ma non lo sarà quasi certamente in Lombardia e a Milano, dove non è mai riuscito a catalizzare un consenso significativo. La ragione, per Librandi, è semplice: “Basti guardare a Milano, a come è amministrata e a quello che rappresenta. Sempre piena di gente che parla, che discute, i ristoranti sono pieni di ragazzi. E’ una bella Milano, una bella Lombardia, una bella Italia. Sono queste le persone che valgono, speriamo che gli italiani se ne rendano conto. Di Maio, Di Battista sono al guinzaglio di altri interessi e sono impreparati. La situazione di Roma è sconvolgente”.

 

Milano e Roma, due modelli a confronto, anche e soprattutto politici. Del M5s il deputato Pd ha un’idea chiara, simile a quella che aveva esplicitato in una puntata dell’Aria che tira nel 2017, quando se la prese con Diego Fusaro. “I giovani che non vogliono fare niente come lei - disse allora - devono darsi una smossa”. Il M5s è fatto di “ragazzi. Io ci ho lavorato a fianco in questi cinque anni e mi sono reso conto che sono muniti di grande voglia ma sono inesperti. Devono farsi un’esperienza. D’altronde non possiamo far guidare un aereo a chi ha accumulato dieci ore di volo, o farci operare da uno specializzando al secondo giorno di assistenza. La cosa davvero allucinante è il legame che c’è con la Casaleggio, che decide tutto. Le sembra democrazia? Io ho provato a leggermi tutte le loro filosofie, la decrescita felice, Latouche. Lo scopo sembra essere distruggere i cittadini, sia dal punto di vista del benessere che da quello della salute: questa è gente contraria ai vaccini, è un incubo”.

 

Gianfranco Librandi è stato eletto nel 2013 nelle liste di Scelta Civica. Alfiere del montismo, Librandi non rinnega, anzi, crede che quell’esperienza ancora oggi porti linfa alla politica italiana: “Io ero amministratore di Sc, avevo l’onore e la sofferenza (in senso buono) di passare quasi tutte le sere con il gruppo dirigente. Di sicuro Monti ha salvato l’Italia con l’European security mechanism, i Monti bond e la legge Fornero. E’ un grande economista, un titano. Soltanto che non ha saputo trasmettere la sua simpatia”. Peccato, perché, garantisce Librandi, “dopo mezzo bicchiere di vino era davvero simpatico. Quando uscivamo alla sera, stanchi morti, e ci rilassavamo, sapeva essere ironico. Poi è andata così. E’ più bravo a fare economia e il partito si è atomizzato”. Di quell’esperienza restano quindi le persone e una certa idea di fare. “Calenda ad esempio. E’ una persona schietta, molto capace e preparato. Interviene con forza nelle problematiche aziendali. E’ una persona di altissimo livello, come tante altre che stavano dentro Scelta civica, al di là di alcuni personaggi, come Zanetti, che Sc l’ha distrutta. Ecco, di quell’esperienza rimane l’energia, che in un certo momento ha risolto tanti problemi d’Italia e che poi non ha saputo navigare nell’onda della politica”. 

 

Il programma di Librandi per il 4 marzo si fonda su 3 pilastri: Europa, lavoro, economia. “Noi imprenditori dobbiamo condividere gli utili con i nostri dipendenti, e renderci conto che i cittadini e le situazioni fra le classi sociali sono cambiate. Va evitata assolutamente, per questo, la flat tax, che creerebbe più differenze. E arriviamo all’Europa, che deve essere l’ultima nostra protezione contro le politiche di Cina e Stati Uniti. Quelli che vogliono chiudersi in Padania, con il marengo o la lira, non si rendono conto che la svalutazione competitiva si può fare solo una volta, la prima, poi paghi di più. Poi dovremo fare un’operazione forte per avere lo stesso costo dell’energia, unire le forze militari”. Proseguire con il lavoro fatto. Tanto che, in caso di stallo e assenza di maggioranza, per lui non ci sono dubbi. “Ci saranno sicuramente le larghe intese. Dobbiamo riflettere sulla legge elettorale e stabilizzare il paese. E c’è solo un nome, anche a vedere i sondaggi sul gradimento: Gentiloni. Non ne vedo un altro, è il migliore”.