Davide Casaleggio (foto LaPresse)

Democrazia in tilt

Luciano Capone

Voler governare senza saper gestire un sito. La storia di Rousseau ci dice molto sull’opacità e l’incompetenza grillina

Roma. Tra i parlamentari del M5s non c’è solo la difficoltà a far vaccinare i propri figli, ma anche quella a votare per le proprie primarie. Dopo la denuncia pubblica via social di Alessandro Di Battista – immediatamente smentita punto per punto dall’Asl Roma 1 – sulla “scena da terzo mondo” per la code che avrebbe impedito la vaccinazione del piccolo Dibba, sempre sui social (ma in forma privata) gira la denuncia di un altro parlamentare sulla “malacumpassa”, la figuraccia del M5s per le primarie su Rousseau. “Sta succedendo un manicomio. Il sistema è andato in tilt, mancano troppi candidati all’appello, addirittura manca anche un candidato senatore uscente. Il sistema non sta funzionando”, dice con l’agitato parlamentare in un audiomessaggio destinato a una chat di attivisti siciliani e diffuso da Marco Canestrari e Nicola Biondo, i due ex stretti collaboratori di Gianroberto Casaleggio, autori di “Supernova”, il libro su “com’è stato ucciso il M5s”. “L’ordine è di non votare per adesso e di aspettare la giornata di domani sperando che il sistema si aggiusti da solo – dice il parlamentare siciliano – E’ una malacumpassa allucinante e io comincio ad essere stanco di tutti questi problemi creati dallo Staff per incompetenze palesi a tutti”.

 

Ovviamente nessuno degli onorevoli ha protestato pubblicamente, anche perché l’esclusione per direttissima stabilita dalla Guida Suprema è sempre dietro l’angolo. Ma nonostante questo obbligo di riservatezza, le elezioni gestite dal “sistema operativo” uscito dai laboratori della Casaleggio Associati sono talmente fallimentari che la “malacumpassa” è inevitabile. Basta scorrere sui social network l’hashtag #annullatetutto per capire quanto sia grande il caos sotto le cinque stelle: persone candidate a loro insaputa, persone non più candidate sempre a loro insaputa, persone che non sanno se sono o non sono candidate, persone che non riescono a votare a causa di un sito che si impalla per il traffico. Alcuni utenti sono stati candidati contro il loro volere, senza aver inviato la documentazione che pure era una condizione indispensabile, e quindi non hanno fatto alcuna campagna elettorale. Altri si sono candidati inviando tutto il dossier necessario, hanno avviato la loro campagna elettorale nei giorni precedenti con tanto di video e catene di sant’Antonio tra parenti e amici, ma all’apertura delle urne virtuali hanno scoperto di non essere in corsa. E senza conoscerne il motivo. Per alcuni è possibile si tratti di un errore del sistema, per altri è stato o “staff” che in maniera insindacabile esclude chi non è in linea con gli indeterminati “valori” del M5s. Ma nessuno di loro sa di preciso se è stato escluso per errore o per volontà dello staff. Nel frattempo il voto per la scelta delle truppe grilline continua ma non si sa fino a quando: in teoria la scadenza era ieri alle 21, ma “nel caso si creasse l’effetto di coda virtuale ai seggi – scrive il Sacro blog – la scadenza sarà prorogata e sarà possibile votare dalle 10 alle 14” di oggi. Ma questo lo si scopre dopo.

 

Ciò che si vede di Rousseau, della “democrazia diretta” di Casaleggio, è che si basa su un sito scadente, che non garantisce neppure gli standard democratici del terzo mondo, per usare un’espressione di Di Battista. Ma ciò che non si vede è ancora più inquietante. In primo luogo perché con il nuovo statuto l’Associazione Rousseau ha il controllo totale della democrazia del M5s e di questa associazione – di cui Davide Casaleggio è il dominus assoluto – non si sa nulla, dallo statuto al bilancio fino ai ruoli associativi. E poi perché il Garante della privacy ha accertato che il sistema Rousseau è incapace di garantire gli standard minimi di protezione dei dati e del voto degli iscritti. Questo mix di potere assoluto e incompetenza fa sì che la democrazia e i dati del M5s siano in mano a uno, Casaleggio, ma realmente controllati da nessuno e quindi potenzialmente in mano a centomila. Lo chiamano Rousseau ma sembra Pirandello.

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali