LaPresse/Andrea Di Grazia

Le cantonate di Beppe il frugale

Antonio Sileo

Dalla riduzione delle ore lavorative, di cui sbaglia i conti, al consumo di materie prime e di energia. Lo spettacolo di Grillo a Catania che con le elezioni siciliane c'entra ben poco 

Ogni grande artista ha i suoi cavalli di battaglia. I comici, anche quando si danno alla politica, restano artisti con i loro cavalli di battaglia. Così Beppe Grillo, nel breve comizio di sabato scorso a Catania, non si è limitato a offrire un assaggio del suo nuovo spettacolo "Fake", descrivendo in maniera del tutto fantasiosa la città di Lagos"Sembra Las Vegas" –  ma ha anche tirato fuori un suo classico: consumare la metà dei materiali, un terzo dell'energia e lavorare la metà. Tra un "miiiiichiiiia", utilizzato per dimostrare quanto sarebbe stato facile buttarla sul comico e l’evergreen "cosa ridi?", per ricordarci che lui comunque è un comico, Beppe è partito dalle ore lavorative: "Orario breve per tutti, orario breve per tutti: 1.300 ore lavorate e retribuite, 1.300 ore, 20 ore di lavoro alla settimana, si può fare".

  

Prima di andare oltre è d’uopo una premessa: Grillo, pur avendo vantato il suo diploma da ragioniere che gli sarebbe servito per scoprire lo scandalo Parmalat, non è un tecnico, prendere con rigorosa precisione le sue tante e rapide parole sarebbe ingeneroso e forse neanche tanto corretto. Inutile quindi affannarsi a fare calcoli: 1.300 ore divise per le settimane consuete 40 lavorative farebbe 32 ore. In effetti la formulazione precisa sarebbe: settimana di lavoro di 30 ore da subito e di 20 ore tra vent'anni, naturalmente allo stesso stipendio. Così come cercare di soffermarsi sulla riduzione del consumo di materie prime da 40 a 20 tonnellate pro capite l'anno: industrie più efficienti o proprio meno industrie? E, infine, la riduzione del consumo di energia: "Passare da 6 kW – il consumo energetico/elettrico in Europa – a 2 kW pro capite utilizzando tecnologie morbide. Io so di che parlo", che è la chiave interpretativa dell’intero numero, ma anche la parte più oscura, specie per i non addetti ai lavori.

  

  

Beppe, infatti, si riferisce a una proposta non nuova elaborata del Politecnico di Zurigo, anzi decisamente vecchia, visto che risale al 1998, che consiste in "una transizione verso una società che dagli attuali 6.000 watt di flusso medio di potenza pro capite per tutti i fabbisogni energetici, passi a 2.000 watt nel 2050". Il riferimento dunque non è ai soli consumi di energia elettrica, ma al totale dell’energia consumata da ognuno di noi, che deve essere ridotto per un obiettivo, naturalmente, nobile: il minore consumo delle risorse, in particolare quelle non rinnovabili. L’impegno per la salvaguardia del pianeta, però, è una questione che, anche nell’Unione Europea e non solo in Svizzera, è stata affrontata da tempo, pur non essendo mai stato raggiunto il consumo citato da Beppe. Nel 2015, ultimo dato disponibile, il consumo medio pro capite di un abitante dell’Unione Europea è stato 3,2 tep che sta per tonnellate equivalenti petrolio, che corrisponderebbero all’incirca ad “un flusso continuo pro capite” di 4.249 watt potenza. Mentre in Italia, notoriamente uno dei paesi più virtuosi dell’Unione e senza dubbio meno energivoro della Svizzera, per quanto ben più manifatturiero, ci si è attestati a circa 2,48 tep, pari a 3.291 W (dati The World Bank-International Energy Agency).

  

Tralasciando, con tutto il rispetto per il Politecnico di Zurigo, la poca correttezza dell’unità di misura utilizzata – un televisore da 50 W consuma solo se acceso, per capire quanta energia assorbe bisogna tener conto delle ore di funzionamento – resta il fatto che Grillo omette sempre di dire entro quando il traguardo di efficienza e di risparmio, i 2.000 watt, dovrebbe essere raggiunto. E pare non sapere che dagli anni ’90 del secolo scorso molte cose cambiate, sia per le regolamentazioni nazionali e comunitarie in materia di efficienza e risparmio energetico sia a seguito degli alti prezzi dell’energia e, da ultimo, per la crisi economica: difficilmente una fabbrica chiusa riaprirà e, qualora lo facesse, di sicuro sarebbe più efficiente. Tanto che se dovesse per perdurare la tendenza iniziata nel 2004, anno del picco massimo, i consumi energetici arriverebbero a poco più di 2.000 Watt proprio al 2050; nell’Unione Europe si arriverebbe, quindi, all’obiettivo degli svizzeri senza bisogno di particolari ulteriori interventi, che peraltro sono già in via di definizione. Il mondo, e l’Italia con esso, è quindi meno distopico, meno grigio di come, con fervore, lo racconta Beppe che della protesta cavalcata ne ha fatta appunto un’arte.

  

La questione energetico-ambientale, poi, resta ampia e complessa e merita quell’approfondimento che Grillo, preso dall’impegno retorico, comprime sempre un po’ troppo. A Catania il tema è finito tra la Cina che va a produrre l'abbigliamento in Etiopia, e il bitcoin, la criptovaluta che fa sparite banche e privacy (anche se stanno arrivando le banche estere). Cosa c’entri tutto ciò con le elezioni siciliane resta un po’ un mistero, come resta buona norma quando si parla di obiettivi dire anche come fare, quali costi bisogna sostenere per raggiungerli e anche chi dovrebbe pagarli. 

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