(Foto LaPresse)

“Se vince Bonaccini, siamo pronti a dialogare con lui e a sfidarlo”, dice Montevecchi (M5s)

Valerio Valentini

Parla la senatrice bolognese. “Con la Borgonzoni non avremmo nulla in comune. Il governatore del Pd? Sull’ambiente lo metteremo alla prova”

Roma. C’è l’ansia dell’auspicio e la fermezza della sfida, nella voce di Michela Montevecchi. “Se a vincere sarà Stefano Bonaccini, in Emilia-Romagna, ci sarà sicuramente – dice la senatrice del M5s, nata e cresciuta a Bologna – la possibilità di metterlo alla prova, di scoprire il suo bluff. D’instaurare con lui un dialogo e al contempo di verificare se certe sue recenti promesse, certe sue aperture di questi ultimi mesi, sono reali o solo funzionali alla campagna elettorale”. E se a vincere sarà invece Lucia Borgonzoni? “In quel caso – scuote il capo la Montevecchi – da verificare non ci sarebbe nulla, perché già lo sappiamo che in comune, con la candidata della Lega, avremmo ben poco”.

 

E insomma il M5s si accinge alla sfida delle regionali del 26 gennaio con l’animo di chi “è autonomo ma non equidistante”, sintetizza la Montevecchi, in una pausa dei lavori d’Aula a Palazzo Madama. “Autonomo perché un nostro candidato ce l’abbiamo: è Simone Benini, consigliere comunale a Forlì e attivista storico, che saprà tenere alta la bandiera del Movimento. Non equidistante, però, perché il M5s in Emilia-Romagna nasce, diciamo così, da sinistra”, spiega la Montevecchi, accettando di utilizzare un lessico spesso ripudiato, da chi dice di essere “post-ideologico”, “né di destra né di sinistra”. “Ma sia chiaro – prosegue la senatrice bolognese – che noi nella nostra regione siamo sempre stati coerenti: le battaglie che portiamo avanti da dieci, quindici anni, hanno a che fare con l’ecologia, i diritti sociali, la sanità pubblica accessibile a tutti, le politiche abitative”. Il M5s come una costola della sinistra, dunque? E qui la Montevecchi sorride, e anziché rievocare Massimo D’Alema preferisce citare Pierluigi Bersani: “È stato lui ad ammettere che forse il Pd e il centrosinistra in generale dovrebbe chiedere scusa al Movimento su ambiente, infrastrutture e sanità”. Insomma, non siamo noi che ci siamo spostati, ma è Bonaccini che si è improvvisamente riposizionato”.

 

Ed è credibile, a vostro avviso? “È quello che capiremo, se diventerà presidente dell’Emilia-Romagna. Noi saremo pronti a incalzarlo, a ricordargli gli impegni che ha assunto in questa campagna elettorale. Innanzitutto sull’ambiente, che non a caso è una delle nostre stelle ed è un tema su cui ci battiamo sin da quando parlare dei rischi climatici significava passare per stravaganti. E invece l’Emilia-Romagna, la pianura padana nel complesso, sono tra le zone più inquinate d’Europa: su questo noi siamo pronti a sfidare Bonaccini, a metterlo alla prova”.

 

Sempre, ovviamente, che resti lui il governatore. “Certo, lo vedremo il 26 gennaio. Ma se non vincerà lui, ci sarà poco da sperare”, si sfoga la Montevecchi, che del resto il rapporto con la Lega lo sopportava poco anche quando era alleata di governo. E non a caso fu tra coloro che rifiutarono di votare la fiducia al decreto sicurezza bis, a inizio agosto, due giorni prima della crisi del Papeete. Non a caso, due settimane fa, ha voluto organizzare un convegno al Senato sullo “Spaesamento”, per dire che “nasciamo tutti un po’ migranti, e più che dell’immigrazione l’Italia dovrebbe preoccuparsi dell’emigrazione, alla luce dei dati drammatici sulla fuga crescente dei nostri giovani all’estero”. Non la rinnega, dunque, la sua “cultura progressista”, la Montevecchi: “Anche basta, con questo clima d’odio, con questa ricerca costante della tensione sociale che porta spesso, come il passato c’insegna, a esiti imprevedibili e tragici”. È questo, a suo avviso, “il messaggio che arriva anche dalle piazze delle sardine di queste settimane: un movimento che guardo con l’interesse di chi vuole capire come evolveranno, pur rifuggendo l’abitudine tipica dei partiti di mettere il cappello sulle manifestazioni spontanee”.

 

E però se tutto questo è vero, se davvero è questo il sentimento del grillino medio emiliano-romagnolo, allora che senso ha presentarsi da soli, come M5s, rischiando magari di ostacolare la corsa del candidato di un partito con cui si governa insieme anche a livello nazionale? “Questa è stata la decisione che abbiamo preso, e ormai, e poco più di un mese dal voto tornare indietro sarebbe impossibile”, sospira, allargando le braccia. Nessuna ipotesi, però, di voto disgiunto, come pure alcuni esponenti locali del M5s hanno proposto. “No, quell’ipotesi mi pare insostenibile, visto che ora abbiamo un nostro candidato, che dobbiamo sostenere e accompagnare con una campagna elettorale fatta a modo nostro, cioè ascoltando gli attivisti, girando città per città e quartiere per quartiere, con grande umiltà ma con altrettanta determinazione. Dopodiché, il 26 gennaio, faremo i conti”.

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